Niente calcio fino a giugno. Sempre che non venga congelata l’intera stagione 2019/2020. E perdite stimate tra i 20 e gli 84 milioni di euro. Questo il quadro (ufficioso) relativo al danno economico che la Lega Pro prevede di dover affrontare a seguito dell’emergenza Covid-19. Numeri sottoposti ieri al vertice federale Gravina in uno scenario che (di fatto), vedrebbe azzerato il fatturato della categoria. Con ricadute allarmanti sulla possibile tenuta della terza serie nazionale. Come paventato (sul fronte Pro Patria), dalla presidente Patrizia Testa. Tanto più che l’eventuale ripresa del campionato non potrebbe che comportare le porte chiuse. Sommando quindi un ulteriore mancato introito a quelli già ora capitalizzati.

Dal punto di vista del format, la Serie A ha allo studio un’ipotesi che contemplerebbe 2 promozioni dalla B e nessuna retrocessione. Con una griglia di partenza a 22 per la sola stagione 2020/2021. Salomonico punto di incontro per le istanze delle attuali ultime 3 in classifica. Cosa farà la Serie C? Impossibile dirlo. Certamente sarà costretta ad agire di riflesso rispetto alle categorie superiori. Tenuto conto che (secondo quanto fatto filtrare dalla Lega Dilettanti), il 30% delle società di Serie D potrebbe non reggere l’urto dell’incombente recessione. Icona da tenere debitamente aperta quando si dovrà fare di conto con il saldo promozioni/retrocessioni.

Mala tempora currunt sed peiora parantur. Cioè, il peggio deve ancora venire. Così da non escludere l’ipotesi di varare un nuovo Totocalcio e consentire le sponsorizzazioni di società di scommesse. Possibilità resa illecita dal Decreto Dignità dell’anno passato. Tutto alle spalle, pare. Insomma, come diceva Confucio? Non importa di che colore sia il gatto, l’importante è che prenda i topi.

Giovanni Castiglioni