Nella situazione di blocco delle attività sportive, Giovanni Cortazzi, presidente dell’Associazione Italiana Allenatori Calcio di Varese, ci racconta il punto di vista della sezione varesina di fronte al delicato momento e rispetto ad alcune dinamiche interne al movimento calcistico.

Quali iniziative ha messo in atto l’Aiac per stare vicina agli allenatori in questo periodo?
“Da oltre 2 mesi è attiva la piattaforma MyAiac, nella quale vengono proposte attività formative alle quali gli allenatori possono partecipare interagendo con gli stessi relatori. È un avvio che penso potrà avere sviluppi positivi anche in futuro perché oltre a offrire spunti di interesse dal punto di vista tecnica avvicina la dirigenza ai tesserati”.

Il blocco cosa comporta per la vostra vita associativa?
“Innazitutto è stato sospeso il corso UEFA C, che si stava svolgendo a Faloppio, corso rivolto agli allenatori delle provincie di Varese e Como. Si sono fermate tutte le nostre attività formative, incontri serali e visite alle società professionistiche, e si è bloccato il tesseramento per la nuova stagione; attualmente sono 150 gli allenatori iscritti e contiamo di confermarci sui 220-230 tesserati come negli ultimi anni”.

BERETTA_400Seguirete gli allenatori a livello informativo e di processamento delle eventuali procedure nella richiesta dell’indennità per i collabiratori sportivi prevista nel decreto “Cura Italia”?
“Mi rendo conto che, in particolare per gli allenatori più giovani, molti in uscita dai corsi universitari in Scienze motorie, che non hanno un lavoro stabile e hanno trovato nello sport, nello specifico nel calcio, una forma di sostentamento economico, vedersi privati del compenso previsto possa essere un problema. Detto questo dobbiamo ricordarci che a livello dilettantistico, l’allenatore si presume che abbia un lavoro e non si mantenga facendo calcio. Come associazione da tempo invitiamo gli allenatori a formalizzare per iscritto il loro accordo con le società, aspetto per ora obbligatorio solo per gli allenatori della prima squadra”.

Come la Federazione potrà accompagnare il movimento calcistico, in particolare quello dilettante, alla ripresa delle attività?
“Bisogna sostenere e innalzare il livello dei nostri settori giovanili. Basterebbero alcuni interventi regolamentari e relativi seri controlli. Mi piacerebbe che si obbligasse le società a rinvestire nell’attività giovanile, in strutture e allenatori, almeno la metà dell’incasso che introitano dalle quote di iscrizioni dei tesserati del settore giovanile e che almeno la metà dei fuoriquota previsti nella prima squadra provenissero dal proprio settore giovanile”.

È ottimista per la ripresa dei campionati ed eventualmente quale formula la convince maggiormente?
“Stando alla situazione attuale non vedo la possibilità di riprendere la stagione e completare i campionati. Personalmente, anche per tutelare la salute dei giocatori, sarei per assegnare i titoli, stabilire promozioni e retrocessioni in base alle classifiche al momento dello stop. Saranno altre le persone preposte a prendere questa non facile decisione, questa è la mia opinione”.

In questo momento di isolamento, come può un allenatore può stare vicino ai propri giocatori?
“Mandare dei messaggi nel gruppo whatsapp della squadra può essere sicuramente una modo per far sentire una vicinanza affettiva e allo stesso tempo dare degli stimoli allenanti per migliorare la tecnica individuale e mantenere viva la voglia di migliorarsi”.

Marco Gasparotto