Federica Bonato è una ragazza ventiquattrenne di Gallarate che studia Fisioterapia in Spagna da ben quattro anni, esattamente a Murcia, capitale dell’omonima regione, ed era in procinto di laurearsi prima che l’emergenza Coronavirus interrompesse la sua corsa verso un traguardo tanto agognato quanto sudato e meritato. Federica racconta la sua vita in quarantena, in uno stato, quello spagnolo, che per numero di contagi ha superato l’Italia, ma dove l’emergenza da Covid-19 è stata sottovalutata fino all’ultimo.

Come stai Federica e come procede la quarantena?
“Io sto bene. Fortunatamente, avendo contatti con i parenti in Italia mi sono resa conto subito, insieme agli altri miei 4 coinquilini italiani, della gravità della situazione e ci siamo messi in quarantena preventiva rispetto alle ordinanze spagnole arrivate dopo. La quarantena la passo cercando di tornare in Italia e aspettando notizie su quando potrò portare a termine i tirocini che mi mancano per laurearmi. L’Università cattolica di Murcia, che frequento ci ha appena fatto sapere che non riaprirà per quest’anno. Quindi presumibilmente riuscirò a terminare i tirocini solo alla fine di questa epidemia, sperando di riuscire a laurearmi nella sessione di settembre. Per il resto della giornata non possiamo uscire se non per fare la spesa o andare in farmacia, con la mascherina e distanziati, anche se vedo che comunque c’è gente che non rispetta le regole purtroppo”.

Quando sono iniziate le restrizioni in Spagna?
“Qui siamo in quarantena dal 10 marzo. Le restrizioni sono arrivate un paio di settimane dopo rispetto all’Italia e fino all’ultimo ho notato un enorme leggerezza degli spagnoli nei confronti del virus, come se ci fosse la convinzione che non potessero essere toccati da questo dramma che purtroppo, invece, è arrivato anche qui ed in maniera devastante”.

Hai detto che stai cercando di tornare in Italia, come si sta sviluppando la situazione in merito?
“Io con i miei coinquilini siamo in contatto con la Farnesina tramite una ragazza dell’università che frequento che gestisce le relazioni internazionali, la quale ha stilato una lista lunghissima di ragazzi italiani che sono in questa zona che vorrebbero tornare a casa e ci tiene aggiornati sulle disposizioni che arrivano dall’Italia. La situazione è critica perché fin ora gli unici voli disponibili per il rimpatrio partono da Madrid, epicentro del contagio qui in Spagna e arrivano a Roma. L’idea di andare nella capitale ed aumentare il rischio di contagio e portarlo alle nostre famiglie in Italia non è proprio da considerare, per questo abbiamo richiesto e siamo in attesa di vedere se la Farnesina metterà a disposizione dei voli da Alicante, l’aeroporto più vicino rispetto a Murcia, invece di dover partire da Madrid”.

Nel caso non ci fosse questa possibilità, che altro modo avreste per tornare in Italia?
“L’unico altro modo sarebbe tornare in macchina, ma parliamo di un viaggio di quindici ore. Tra l’altro non potremmo neanche viaggiare in cinque in quanto le disposizioni sono di viaggiare in due per macchina, quindi il problema resta. Attendiamo e speriamo”.

Quanti casi ci sono stati a Murcia città?
“Ti dico un numero approssimativo, siamo intorno ai mille casi di contagio, anche se aumentano di giorno in giorno. Devo dire però che come regione siamo una delle meno colpite fin ora, sicuramente fa impressione se confrontiamo il dato con i contagi della zona di Madrid, dove la situazione è veramente tragica.”

Avete saputo se poteste essere venuti a contatto con persone poi contagiate?
“No per fortuna perché siamo stati previdenti e vista la situazione in Italia, come ti dicevo, ci siamo messi in quarantena preventiva prima, anche se questo ha scatenato l’ilarità di chi ci conosceva. Ad esempio un mio coinquilino, che aveva un esame quando ancora qui non c’era la quarantena obbligatoria, è andato in Università con mascherina e guanti, l’unico in tutta la classe e gli altri lo guardavano come se fosse matto, quando invece per fortuna è stata una mossa quanto mai previdente”.

Alessandro Burin