La novità del giorno (di ieri per la verità), è il campionato sotto il Rubicone. Ennesimo sasso lanciato da Gravina nello stagno della ripartenza post Covid-19. In sintesi, niente calcio (almeno in una prima fase), nelle regioni del nord (quelle più colpite dalla pandemia) e sedi di gioco concentrate in alcuni impianti del centro-sud. Tutto questo corredato da rigidissimi protocolli sanitari e ad uso esclusivo della Serie A. Misure volte a riaprire i battenti agonistici entro la fine di maggio.
Per Serie B e C il restart è invece rinviato a non meglio precisati tempi successivi. Quando la curva di decrescita del contagio potrà garantire adempimenti igienico-sanitari meno vincolanti.

Due le esigenze da far convivere. Quella (stringente) economica e quella sportiva. Difficili da coniugare soprattutto nell’ottica di categorie (A, B e C) lontane anni luce per potenzialità e appeal mediatico. Tanto da far dichiarare oggi sulle colonne de Il Corriere dello Sport al numero uno del CONI Giovanni Malagò: “Quello che manca è un piano preciso, chiaro, praticabile e convincente”. Ecco, appunto.                                      

Giovanni Castiglioni