Serie D in stand-by, non vale lo stesso per i calciatori. Tra mille ipotesi, più o meno realistica, di una repentina ripresa e conclusione della stagione 2019-20, gli addetti ai lavori conservano la speranza che sia il campo a dare il verdetto finale. E se c’è da fare uno sforzo in più, nessun problema. Ve li immaginate voi altri quattro mesi senza pallone? Lo snodo cruciale per poter discutere finalmente in termini di certezze sembra sempre più prossimo. Avviciniamolo un altro po’ con le parole del tecnico della Castellanzese, Achille Mazzoleni.

Mister, tra le ipotesi che degli ultimi giorni, smentita dal numero uno della LND Sibilia, c’è anche quella di congelare le retrocessioni e attivare solamente le promozioni. La trova una soluzione plausibile?
“Sinceramente non mi sembra una cosa corretta. Io direi di fermare tutto com’era. Credo che debba essere il campo a dare i verdetti. Sono questioni che sono già emerse, e infatti dalla Lega si era espressa la volontà di terminare il campionato per non avere ricorsi. Penso che qualunque sarà la decisione, il prossimo campionato sarà molto livellato per diversi motivi. Figurarsi con una densità di squadre del genere”.

Se la decisione fosse quella di portare a termine la stagione in estate, sarebbe favorevole a giocare anche con il caldo torrido? Quanto tempo vi servirebbe per rientrare in forma?
“Perché no? Perché non fare uno sforzo? Se è da fare lo si fa. Si potrebbe giocare tra giugno e luglio e poi dare uno stacco di due settimane, prima di ricominciare. Prolungherei piuttosto a sosta natalizia, sappiamo che in quel periodo le condizioni dei terreni di gioco sono veramente precarie, ma finché il tempo è buono e i campi in ottime condizioni, perché non giocare se si può? Il dispendio fisico potrebbe essere un rischio per gli infortuni ma è un rischio che possiamo correre. Io ho voglia di tornare sul campo e i giocatori con me. Li ho sentiti telefonicamente tutti un paio di volte. Mi ha sorpreso che tanti non mi abbiano risposto perché si stavano allenando. Non si sono mai fermati e se si dovesse riprendere penso ci basterebbe poco per tornare regime, direi una paio di settimane”.

Altro plausibile risvolto della situazione attuale potrebbe essere quello di sospendere definitivamente questo campionato di Serie D. Quali sarebbero le conseguenze?
“Non giocare sarebbe una cosa peggiore psicologicamente. È un problema che va valutato molto attentamente, perché cinque/sei mesi senza calcio sono tanti. Io credo che però ora anche noi da addetti ai lavori dobbiamo attenerci un po’ a quello che dicono gli altri e prenderla con serenità, senza polemiche. Altrimenti non ne usciamo”.

Se la LND desse il via libera per ritornare sui campi sarebbe tutto così automatico oppure, al netto degli entusiasmi, ci sarebbe qualche possibile timore per un nuovo contagio?
“Credo che la scelta sia basata anche e soprattutto su questo, sulla paura di riprendere ed essere comunque a rischio di nuovi contagi. E nel caso accadesse sarebbe veramente un grande problema. Sarebbe bello portare a termine il campionato, ma ci vogliono tutte le condizioni per farlo”.

Come uomo di calcio, ma anche come persona, cosa ha scoperto o riscoperto di sé e della propria vita in questo periodo di quarantena?
“Sono trent’anni che giro per i ritiri delle varie squadre di calcio che ho allenato e non avevo mai avuto così tanto tempo per godermela. Il pensiero fisso è fare l’allenatore. Il calcio è diventata la mia vita e ora ho riscoperto la famiglia: momenti di condivisione con i miei figli, soprattutto la più piccola. Erano cose che non mi godevo così tanto da tempo”.

Un pensiero anche per la sua Castellanzese. Sono stati sette mesi decisamente ricchi e particolari per la situazione che si è verificata. Cosa l’ha sorpresa della società neroverde?
“Quello che mi ha colpito di più è che quando sono arrivato, pur nel momento difficile in cui eravamo, è stata la serenità che ti trasmette l’ambiente. E la solidità di questa società. Il cuore e l’umanità di questa dirigenza, penso siano qualcosa di veramente raro nel panorama calcistico attuale”.

Alessio Colombo