Da oltre un mese e mezzo ci è richiesto di stare in casa e di uscire solo per le necessità più stringenti. Alcuni sono riusciti e riescono tuttora ad adattarsi al cambiamento senza grossi problemi, mentre per altri questa situazione è causa di maggiore disagio. Per gestirlo è utile rivolgersi ad un professionista che può aiutare a far fronte alle emozioni e ai pensieri a volte difficili da controllare. A parlarne è Michela Lentini, psicologa che riceve a Cassano Magnago (via Mazzel, 39 – psicologamichelalentini – michelalentini.altervista.org).

Com’è cambiato il suo lavoro?
“I pazienti non vengono più fisicamente nel mio studio, ma continuiamo le sedute in Skype, uno strumento utile per mantenerci in contatto anche in questi momenti. In generale, ho sempre utilizzato Skype con persone che abitano distanti e, dunque, per me non è cambiato molto”.

In base alla sua esperienza, quali sono i sentimenti più diffusi in queste settimane?
“Bisogna tenere presente che, a seconda delle diverse fasce d’età, il discorso cambia. Per quello che mi riguarda, occupandomi principalmente di adulti, noto che per chi è costretto ad uscire per lavoro o per altre motivazioni l’emozione prevalente è la paura. Coloro che stanno in casa, invece, provano soprattutto noia e impazienza. Per tutti, poi, è forte la preoccupazione per il futuro sia dal punto di vista economico, sia da quello sociale”.

Quali consigli si sente di dare per vivere al meglio questo periodo particolare?
“Consiglio innanzitutto di non concentrarsi su ciò che si è perso e su quello che momentaneamente non si può più fare, ma su ciò che questa condizione ci sta dando la possibilità di scoprire o riscoprire. In queste settimane, ad esempio, abbiamo più tempo per noi, per la famiglia, per le nostre passioni e possiamo fare tutto con più calma e con meno frenesia. Non dimentichiamoci, inoltre, che siamo in un tempo in cui fortunatamente il progresso tecnologico ci consente di mantenere i contatti nonostante la distanza fisica. Ritengo, infatti, che sia fondamentale conservare la nostra rete sociale, seppure in un modo diverso”.

Secondo lei tutti possono riuscire a seguire questi consigli?
“Personalmente penso di sì. Credo che tutti abbiano dentro di sé le capacità necessarie per adattarsi ad una situazione nuova, anche se non mancano condizioni personali e familiari più delicate. In questo caso è fondamentale chiedere l’aiuto di un professionista che possa far vedere e insegnare ad usare le proprie risorse interne”.

Come possiamo prepararci per la cosiddetta Fase-2 e al progressivo ritorno alla normalità?
“Le persone che finora hanno avuto paura ad andare fuori possono aver sviluppato un’abitudine a stare in casa e per loro sarà più difficile riprendere la quotidianità come prima del Coronavirus. Dall’altra parte, chi si è dimostrato insofferente nel rimanere tra le mura domestiche adesso è altrettanto impaziente di uscire e può correre però il rischio di essere imprudente. Rispettivamente, dunque, solo la fiducia nelle istituzioni e il rispetto rigoroso delle regole faranno tornare passo dopo passo alla normalità”.

Che cosa ci lascerà quest’emergenza? Ansia, angoscia, paura del presente e del futuro sembrano al momento i sentimenti più diffusi.
“Abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo un trauma ed è normale provare preoccupazione e sentirsi vulnerabili. Il mio consiglio, però, è di riflettere su che cosa questa esperienza ci ha dato di positivo e non pensare solo alle cose negative. L’importante è trasformare la paura in collaborazione, ritornare nel contesto lavorativo e sociale con uno spirito di condivisione e fiducia. Se rispetteremo le regole, si potrà creare una nuova modalità di stare assieme”.

Laura Paganini