Potevamo noi di VareseSport non portarvi al… Bar Sport? Certamente no! Ecco fatto, tra i nostri “eroi silenziosi” anche loro: Maddalena con le figlie Paola e Silvia, ovvero il Bar Sport di Induno Olona. In Valceresio è una vera istituzione, ci si passa proprio davanti, quando uscendo dal Paese si prende la strada verso Arcisate: la via Porro.

Chiediamo a Maddalena di raccontarci un po’ di storia…
“E’ una storia lunga che inizia nel 1963, quando il Parroco decise di portare il bar delle ACLI all’interno dell’oratorio, affidandolo a mia mamma Rosanna e ad un mio zio paterno. Allora ero una bambina e con me ho visto crescere generazioni di ragazzi, prima nelle sale dell’Oratorio, poi dal 1968 in via Jamoretti, di fianco alla pasticceria Maculan (altra “istituzione in Paese ndr). Lì siamo rimasti fino al 1972, anno in cui ci siamo trasferiti in via Porro. Successivamente, nel 1995, abbiamo fatto ulteriori interventi che lo hanno portato ad essere come le vedete oggi… anzi come lo vedevate fino agli inizi del marzo scorso, quando abbiamo dovuto limitare la nostra attività alla tabaccheria e alla riscossione delle bollette, bolli, ecc., chiudendo la parte destinata appunto al bar ed ai giochi elettronici”.

Sono evidentemente cambiati anche gli orari?
“Certo, in condizione “normale” il nostro orario prevede l’apertura alle 5,30 e la chiusura alle 20. Nelle prime ore della mattina passavano molti frontalieri diretti in Svizzera per iniziare normalmente il lavoro tra le 6 e le 8. In questi momenti di “covid” chi deve iniziare alle 6 parte alle 4, con la prospettiva di restare due ore in coda per attraversare il confine! Abbiamo così deciso in un primo tempo di aprire dalle 8 alle 17 ma abbiamo quasi subito variato la chiusura alle 13. La scelta è lasciata alla discrezione dell’esercente e noi abbiamo creduto meglio ridurre l’orario anche per limitare la nostra esposizione, pur avendo da subito applicato delle “barriere” divisorie in plexiglass”.

Come e se è cambiata la clientela?
“Il bar rappresenta, anzi rappresentava, per noi la quota percentualmente più importante del lavoro, i clienti della tabaccheria ne erano ovviamente una parte. Ora sono rimasti solo questi ultimi e per la verità neanche tutti… proprio ieri una signora che vedevamo abitualmente ma che da qualche tempo non passava più, ci ha detto che stava bene, aggiungendo, con una certa soddisfazione, di aver smesso di fumare… in fondo di questi tempi è una bella notizia”.

Avete anche dei dipendenti, com’è la situazione, come vi preparate alla riapertura?
“Purtroppo è la situazione comune a tutte le attività, commerciali o produttive che siano. Per parte nostra abbiamo già perso gli introiti legati al periodo Pasquale e il calo generalizzato delle vendite ci ha costretti a mettere in cassa integrazione i dipendenti. Il futuro sarà evidentemente legato a quanto sarà deciso dalle autorità in merito ai tempi e soprattutto alle modalità con cui potremo lavorare. Ci teniamo giornalmente aggiornate attraverso le comunicazioni che ci inviano sia l’Associazione Commercianti che la Federazione dei Tabaccai. Il distanziamento creerà fatalmente una diminuzione di posti a disposizione, anche se noi abbiamo già studiato il modo che ci permetta di sfruttare al meglio gli spazi a nostra disposizione per il servizio ai tavoli. Avvicinandosi la stagione calda, abbiamo già coinvolto una impresa specializzata nella sanificazione dei condotti dell’aria condizionata, mentre due volte al giorno provvediamo alla disinfezione di tutte le superfici”.

Il bar da sempre fa parte delle abitudini nazional-popolari del nostro Paese, sarà ancora così?
“Vorrei tanto che continuasse ad esserlo anche dopo questo disastro, ci dice Maddalena con un velo di tristezza. ll bar è da sempre il luogo di aggregazione per eccellenza! Come ho detto prima, ho visto generazioni di indunesi crescere al bar, e li vedo ancora oggi, molti con i capelli bianchi. Il bar per molti è come una seconda casa, dove si incontrano gli amici con i quali parlare di ogni cosa, oppure dove le amicizie si costruiscono, perché chi frequenta il bar è come se entrasse a far parte di un gruppo, non virtuale ma reale. Ora confesso che tutto questo mi manca e spero che la ripresa, anche se lenta, me lo restituisca”.

Ambrogio Baj