Il giudizio c’è. Certificato dalla freschissima estrazione di due denti (appunto) del giudizio a rappresentare idealmente il passaggio alla piena maturità. Un rito che per Manuel Lombardoni va ben oltre la stretta odontoiatria: “Fa davvero male. Comunque tutto secondo programma. Solo per oggi (venerdì 24, ndr), devo evitare sforzi fisici”. Lockdown trascorso nella casa natale di Villa di Serio, uno dei comuni martiri dell’emergenza Corona Virus. Lì viveva Tino Ravelli, prima vittima bergamasca dell’epidemia. Esattamente all’imbocco della Val Seriana tra Alzano e Nembro, centri entrati tragicamente nella quotidiana geografia del dolore. “In quei giorni, verso la metà di marzo, qui era il finimondo. Si sentivano spesso le campane, ci sono stati tantissimi morti. Ora la fase critica è alle spalle”.

Domanda banale ma inevitabile. La giornata tipo di un atleta confinato ai domiciliari?
“Personalmente, mi sono dato una scansione precisa. Sono piuttosto ordinato. La mattina studio. Così, per stare in tema, mi levo il dente e mi tolgo un peso. Sono al primo anno di Scienze Motorie all’Università Telematica San Raffaele di Roma. Mi sto preparando per un esame previsto per maggio. Poi, nel pomeriggio, qualche serie tv, un po’ di playstation (niente calcio ma basket NBA), e infine verso le 15/15.30 l’allenamento giornaliero secondo le indicazioni che ci detta il prof”.

Pare non sussistano alternative alla chiusura anticipata della stagione. Possiamo considerarla un’ulteriore ferita aperta?
“Tutti vorremmo poter ripartire. E tutti daremmo qualsiasi cosa per farlo. Ma le priorità ora sono altre. Credo che siamo ancora molto distanti da un possibile ritorno alla normalità. Certo, sarebbe un peccato chiuderla così. Dover rinunciare alla quotidianità dello stare insieme, allo spirito di squadra. Queste sono le cose che mi mancano di più”.

22 anni da compiere a dicembre, 3 anni di contratto (2 residui), un ruolo centrale nel progetto tecnico del club. Una significativa ipoteca sul futuro della Pro Patria?
“Sono molto contento della scelta fatta l’estate scorsa dopo un anno di prestito. Intendo, scelta mia e della società. Credo di averla ripagata con l’impegno costante. Mi rendo conto che su di me è stato fatto un investimento importante”.

23 presenze (20 da titolare) l’anno passato, 25 (di cui una sola a gara in corso) in questo campionato. Quanto e dove ritieni di essere migliorato?
“Credo di essere cresciuto su tutti i piani: tecnico, tattico e nella gestione della partita. Nella stagione scorsa l’infortunio mi aveva condizionato in tutta la seconda parte. Mentre il passaggio da terzo di sinistra a centrale credo mi abbia giovato”.

In tema di upgrade, vanno messi in conto anche i 2 gol realizzati. Consideriamo quelli i due climax stagionali?
“Con il Monza è stata una cosa inaspettata. Decisamente una gioia improvvisa. Con la Giana invece una rete importante in un momento molto delicato della stagione. Poi su punizione, davvero una rarità per un difensore centrale. Il suggerimento di Tornaghi? Tutto vero, ma quella punizione l’avrei tirata comunque io…”.

Ivan Javorcic uomo simbolo di questa Pro Patria. Prova ad aggiungere una didascalia alla frase…
“Pur essendo ancora molto giovane, è già un allenatore formato. Tiene molto all’identità della squadra, ha una spiccata cultura del lavoro e cura tutti i dettagli. Insomma, sa quello che vuole”.

Giovanni Castiglioni