Puntata ricca di ospiti di “Aspettando con…” A tenerci compagnia con Michele e Mavillo ci sono Mauro Milanese, che ha collezionato 475 presenze tra i professionisti e direttore sportivo del Varese da giugno 2011 al marzo 2014, Giuseppe D’Aniello, direttore generale del Varese per 5 stagioni, e Fabrizio Grillo, 195 presenze tra i professionisti. Ha vestito la maglia del Varese giocando 75 gare in due periodi: 2011-13 e 2014-15.

Mauro ripercorriamo i tuoi anni a Varese dove da giocatore hai conquistato la Promozione e poi sei ritornato come direttore. “E’ stata la mia prima esperienza come direttore. Ho avuto la fortuna di farlo in una grande piazza dove conoscevo già l’ambiente. Da una parte è stato anche difficile perché ricevevo un’eredità pesante. Sono stati anni importanti per me. Mi spiace per la storia del Varese, come è finito”.

Giuseppe, raccontaci dei tuoi 5 anni a Varese. “Anni importanti, di gioia e dolore. L’ultimo anno c’è stata la tragedia della retrocessione e poi del fallimento ma anche la negatività mi ha fatto capire tante cose. Ho dei ricordi al di là della parte lavorativa, a Varese sono nate due delle mie tre bambine e quindi sarà sempre importante questa città”.

Per quanto riguarda te, Fabrizio? “Eravamo ragazzi che venivamo da stagioni un po’ negative e il presidente è riuscito a fare un gruppo di giocatori fantastico. All’inizio abbiamo faticato poi Maran è riuscito a trovare un collante”. Ora cosa fai? “Studio, ho preso il patentino e ho acquistato un centro sportivo vicino a dove vivo a Roma”.

Giuseppe, cosa non si è riuscito a fare per salvare il Varese? “L’errore che è stato fatto è stato fidarsi troppo del fallimento, si pensava che una volta fallito sarebbe arrivata subito un’altra persona a risollevare la situazione. Secondo me si poteva tenere stretta la Serie C e da quel punto costruire con altri imprenditori. Si pensava che facendola fallire nel giro di pochi anni sarebbero riusciti ad arrivare in Serie B. Purtroppo non è andata così”.
Come la vedi la questione sospensione campionato“Purtroppo ci si deve rendere conto che la situazione è difficile. In Serie A hanno esigenze, interessi economici e sportivi diversi. In Serie C queste esigenze non ci sono e pensare di finire il campionato sembra un’idea azzardata, per mancanza di strutture e sostenibilità economica. Dovremmo concentrarci più che sul finire il campionato nel pensare già al prossimo e come ripartire. Il problema, di cui in pochi ne parlano, potrebbe anche essere l’approccio psicologico, come motivare il gruppo”.
“Secondo il mio pensiero – continua Milanese – si deve annullare il campionato, per forza maggiore, dispiace per chi è primo ma ci sono troppe problematiche dietro. Diventa bello sulla carta finirlo ma a livello sanitario no. La lega deve prendersi la responsabilità delle decisioni. Se non guariamo tutti, qua non riparte nulla. Meglio fermarsi altrimenti sono problemi che ci porteremo avanti. Bisogna riformare il calcio e renderlo più appetibile”
Giuseppe: “Fare una riforma adesso sarebbe il male minore perché se cristallizzi il campionato con promozioni e retrocessioni ci saranno ricorsi a non finire ma se si fanno salire le prime 3 di ogni girone e la migliore seconda dopodiché le squadre dalla seconda alla decima vengono promosse nella b2, la Serie C d’élite, accontenteresti un po’ tutti. Sfruttiamo questa sciagura per accelerare questa riforma”.

 Michele Marocco e Mavillo Gheller
testo a cura di Roberta Sgarriglia