Ad “Aspettando con…” insieme a Michele e Mavillo ci sono Davide Giubilini, preparatore atletico della Solbiatese e Giulio Clerici, ex medico del Varese Calcio. Giulio racconta, da punto di vista medico, proprio questo periodo legato al Coronavirus: “La situazione è impegnativa, purtroppo le notizie che abbiamo sono contrastanti. Personalmente sono ottimista perché gli scienziati hanno individuato parecchi protocolli terapeutici che funzionano. Si sta imparando a conoscere l’evoluzione di questa malattia che è molto grave e per il vaccino passerà molto tempo, temo. La soluzione è una valida terapia. Bisogna vedere come sarà la ripresa”.

Davide come si sta vivendo tutto questo alla Solbiatese? “In un primo momento, quando la situazione non era così grave, abbiamo seguito i ragazzi dando dei programmi e lavori di forza. È chiaro che nell’arco di 45-60 giorni sarebbe superfluo cercare di dire cosa fare perché ormai la condizione si è persa. Ho consigliato di fare i lavori di forza perché ritengo sia l’aspetto da mantenere maggiormente. Speriamo che prima o poi si riprenda tutto lo sport in generale”.

Giulio in questi anni al Varese Calcio sei rimasto legato a qualche allenatore in particolare? “Gli allenatori me li ricordo tutti con grande affetto. A partire da Sannino che lo sento quotidianamente ma anche Maran che ha fatto una grandissima carriera. Castori è troppo simpatico e Bettinelli, anche lui presenza quotidiana. Ognuno aveva la sua caratteristica, i suoi pregi e difetti”.
Quanto incide il medico anche a livello psicologico nei giocatori? “Vi racconto un aneddoto. Prima della finale dei playoff con la Cremonese Neto si era fatto male e abbiamo deciso di taroccare il risultato della risonanza al ginocchio dando il via libera per giocare e Neto ha fatto una partita stupenda. Se avessimo detto che c’era qualcosa di sospetto lui sarebbe entrato in campo con un altro atteggiamento, quindi la psiche può fare dei miracoli”.

Davide in un futuro ti vedi più come preparatore atletico o allenatore? Raccontaci poi la tua esperienza al Milan. “Ho fatto scienze motorie con la specialistica e quindi sono preparato sotto l’aspetto della preparazione atletica ma la mia più grande passione e ambizione riguarda l’allenamento e sto “rubando” da mister Gennari che ritengo sia il migliore della zona. Quindi mi vedo come allenatore perché ho provato entrambe le strade. Ho iniziato ad allenare a 18 anni, crescendo ho studiato e mi sono buttato di più sulla conoscenza delle cose ma non nego che seguire Gennari e l’esperienza al Milan mi hanno fatto capire cosa voglio fare. Anche se la strada è dura penso che, alla lunga, il percorso e i valori premiano.
Alla fine è un processo e il riconoscere una o più persone che ti possano far crescere ti permettono di arrivare al posto giusto nel momento migliore.
Al Milan è stata una grossa esperienza che ho fatto con gli allievi nazionali U16. Ho iniziato come tirocinio e due anni fa sono entrato nello staff tecnico”. 

Giulio qual è lo sport che ti affascina di più o dove secondo te un medico può essere più determinante? “Gli sport mi piacciono tutti, non ce n’è uno che preferisco. Dietro ogni sport c’è un lavoro e una passione che anima tutte le persone che stanno dietro. Me la cavo nel giocare a tennis e attualmente sono n.98 di doppio nella classifica mondiale ITF”. Che impressioni hai su questo Varese? “Una città come la nostra che ci ha fatto vivere momenti bellissimi deve assolutamente risorgere, non possiamo permetterci di non avere una squadra nel calcio professionistico”.

Michele Marocco e Mavillo Gheller
testo a cura di Roberta Sgarriglia

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui