Senza ombra di dubbio è un periodo di emergenza senza precedenti, tutti ne subiamo le conseguenze, chi più, chi meno. Ma se ci soffermiamo nell’ambito calcistico e più specificatamente nel calcio dilettanti, una delle realtà che ne sta soffrendo maggiormente è quella del settore giovanile. Tralasciando i problemi economici, proviamo a pensare a quello che questo significa per i ragazzini: dal non poter riunirsi in gruppo per giocare al non poter socializzare come prima. Sono problemi che, se messi sulla bilancia con le difficoltà finanziarie, hanno sì un peso minore, ma non più di quanto si immagini. Di tutto ciò ce ne ha parlato Achille Maresca, direttore sportivo delle giovanili della Malnatese.

Che cosa ne pensa dei voucher come metodo di rimborso per i genitori che hanno pagato la retta senza usufruirne?
“Il fatto che rimborsino le rette è anche giusto, perché pagare per un servizio che il figlio non ne beneficia non è giusto. Ci mettiamo d’accordo con i genitori e se l’anno prossimo il ragazzo continua con noi glielo teniamo come buono ma dipende dalle esigenze della famiglia e se chiedono la restituzione glieli ridiamo senza problemi”.

Questi mesi di stop non vi aiutano economicamente. In termini di aiuti cosa vi aspettate dalla Federazione?
“I danni sono tanti per tutti. Per una società con un settore giovanile, che investe risorse per svilupparlo al meglio con adeguate strutture e tecnici per la crescita dei ragazzi, le perdite non si possono calcolare. Dalla Federazione magari può arrivare una riduzione, un buono alle prossime iscrizioni dei campionati o una sovvenzione perché una società con un vivaio giovanile basa le sue entrate anche grazie alle rette dei genitori e qualche sponsor. Le utenze iniziate e gli impegni di lavoro vanno pagati e cosi le società ne escono indebolite. Personalmente oltre a questo le prime persone danneggiate sono gli atleti, di qualsiasi fascia di età, già prima la vita era sedentaria e adesso i ragazzi non possono svolgere attività sportiva e sono in balia di internet, dei giochi. La scuola si stava adeguando con le ore di educazione fisica ma erano le società sportive che davano quel qualcosa in più ai ragazzi. Oggi la percentuale di bambini in sovrappeso è aumentata”.

Si può pensare a programmare la prossima successiva in queste condizioni?
“Ad oggi non si sa a quale pericolo siamo realmente sottoposti, il calcio è un’attività sportiva che vede un coinvolgimento e un assembramento di molte persone. Già con i professionisti, che sono un altro mondo rispetto a noi, vediamo che ci vogliono strutture e risorse per riprendere in sicurezza. Fino a quando mancano questi accorgimenti difficilmente la stagione potrà riprendere. Mi metto anche nei panni dei genitori che magari hanno il timore di mandare ad allenarsi i propri figli. Avevo sentito di un possibile ripresa ma senza le gare ma la partita è lo stimolo e riprendere in maniera deficitaria penso non sia giusto. Riprenderei per evitare i problemi detti prima”.

C’erano in programma tornei o camp estivi?
“Altre grosse entrate sono i tornei post campionato. Ne avevamo organizzato uno per tutte le fasce di età ed essendo Accademia Parma avevamo pianificato con loro anche i camp estivi. Oltre un danno economico è un danno di una mancanza di servizio ludico per gli atleti, prime vittime di questa situazione”.

La stagione generale delle giovanili com’era andata?
“E’ andata molto bene, abbiamo raggiunto degli ottimi risultati. Ci sono stati molti iscritti quest’anno e per alcune categorie abbiamo fatto due squadre. Più al risultato sportivo ho mirato molto al risultato etico perché lo sport è una scuola di vita, un’attività come valvola di sfogo e se è coadiuvato da delle regole può solo dare benefici. Impostata cosi i genitori sono stati contenti e hanno dato pure loro una mano, si era creato un bell’ambiente”.

Roberta Sgarriglia

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui