Due scudetti e due Coppe Italia con l’Inter, una Coppa Italia con la Sampdoria e il coronamento di una carriera con la storica vittoria del mondo del 1982. Questo il palmares di Ivano Bordon, una vita in mezzo ai pali e nel mondo del calcio. La situazione storica attuale gli fa rivivere alcuni momenti da casa e riflettere sulle decisioni prese dalle istituzioni per quanto riguarda il calcio oltre, naturalmente, a godersi il suo nuovo libro “In presa alta”.
Come sta vivendo questo periodo di isolamento e cosa pensa della gestione della federazione sul calcio?
“Questo è sicuramente un periodo abbastanza difficile per tutti, la gente comune come me, può vivere ora con un po’ di libertà seguendo diverse direttive. Per quanto riguarda il calcio, si parla di riprendere per metà giugno, ci sono troppi paletti che vengono date alle squadre che, ad alcune, sembra non vadano molto bene. La situazione può sembrare abbastanza difficile, spero però che riprenda il campionato e si trovi un punto di incontro sia per il bene dei tifosi che dei calciatori.”
Che ripercussioni ci saranno sui contratti dei professionisti e come verranno gestiti?
“I giocatori che hanno il contratto in scadenza al 30 giugno devono pensare, oltre al momento difficile, anche a questo scoglio. Penso che siano già state chiarite con le società queste scadenze, si sapeva che, ad un certo punto, si sarebbe dovuto discutere di queste cose, inutile nasconderlo. Tutte queste vicende legate ai rinnovi e alle scadenze rischiano di distogliere l’attenzione e abbassare l’impegno in campo in caso di malumori.”
Uno stadio senza tifosi quanto può influire sulla prestazione?
“Influisce sicuramente in percentuale abbastanza alta. Bisogna ricordare che un professionista deve, oltre a concentrarsi sulla condizione fisica, avere una stabilità psicologica elevata. Psicologicamente il calciatore bisognerà capire come reagirà dopo questo periodo di stop. Poi, lo stadio senza pubblico potrebbe peggiorare le condizioni, visto che sicuramente qualcuno non ha mai giocato ad alto livello senza pubblico”.
Due Mondiali, 1982 vinto da giocatore, 2006 vinto a fianco di Marcello Lippi. Quali emozioni ricorda di entrambi?
“Sono emozioni e momenti che non dimenticherò mai. In questo periodo di quarantena ho rivisto entrambi i Mondiali. Rivedermi mi fa ritornare a quel periodo, quello spirito, quella panchina, anche dopo diversi anni li rivivo in modo molto emotivo.”
Parliamo del nuovo libro “In presa alta” a cura di Jacopo Della Palma.
“L’ho scritto insieme a Jacopo Della Palma con cui condivido il tifo per l’Inter. E’ stato redatto dalla casa editrice Caosfera che ha reso semplice e fluida la lettura. Era già da qualche anno che volevo fare un libro per i giovani portieri, non solo parlando di tecnica ma soffermarmi sulla moralità e l’emozione che suscita giocare a calcio. Il libro comprende quello che ho vissuto io da bambino, da casa mia in provincia fino ad arrivare all’inter. Ho voluto dividerlo in: riscaldamento, cioè da quando ero bambino fino ai 14 anni, primo tempo in cui parlo dell’arrivo a Milano nell’Inter e secondo tempo quando sono andato in prima squadra da calciatore e poi da allenatore. In questo percorso mi ha aiutato anche una squadra di Varese, la Solbiatese di Solbiate Arno in cui ho lavorato per 4 anni fantastici come preparatore dei portieri. Sono presenti molte foto della mia carriera. Prima della foto ho messo sia dei nomi che sono stati importanti per me, sia delle didascalie divertenti. Per esempio vicino alla foto di Maradona ho voluto scrivere: “Ma proprio io dovevo essere il primo portiere a cui hai segnato su rigore in Italia?”. La linea guida che attraversa tutto il libro, quindi, è come lavorando con fortuna, costanza e umiltà si possa raggiungere l’obiettivo.
Infine, il portiere due volte campione del mondo, vuole ricordare una persona importante per lui.
“Morire è sempre brutto, ma questo virus ha portato via una persona a me molto cara, Maurizio Galli, allenatore della rappresentativa del comitato dilettante di Monza e Brianza con cui collaboravo. E’ stato un duro colpo per me lo consideravo un fratello, vorrei che tutti lo ricordino insieme a me.”
Ilario Maiolo