Quando un addio costa davvero tanto in termini tecnici, ma soprattutto affettivi e umani. La notizia che Roberto Spertini, suo malgrado, lascia la Pallacanestro Verbano Luino è di quelle che non possono passare sottotraccia sia per il valore del giocatore sia per lo splendido rapporto che Roberto e Luino avevano costruito in questi anni.
“Nelle prossime settimane – spiega Spertini -, impegni lavorativi inderogabili mi obbligheranno a trasferirmi a Busto Arsizio quindi, praticamente, all’altro capo della provincia di Varese, quindi a circa 80 chilometri dal PalaBetulle e, minuto più minuto meno, a circa un’ora e mezza di strada dalla sede degli allenamenti. Di fatto, al netto di orari d’ufficio non esattamente gestibili, un “viaggio” non più sostenibile al ritmo di tre-quattro volte la settimana. Così, col cuore gonfio di dispiacere e rammarico, sono stato costretto a chiudere il rapporto con Luino, il club in cui, invece, avrei tanto voluto chiudere la mia carriera”.

Cosa racconti, o meglio, come riassumi i quattro anni trascorsi in biancoblù?
“Non vorrei passare per melenso ma, credimi, sotto il profilo dei rapporti umani sono stati i quattro anni più belli della mia vicenda cestistica. A Luino ho trovato una situazione perfetta sotto tutti i punti di vista. L’ambiente luinese per entusiasmo, livello di partecipazione, coinvolgimento generale rappresenta qualcosa di unico che molti altri giocatori dovrebbero poter vivere e, giocare in casa col PalaBetulle sempre “tutto esaurito”, è un’esperienza che poche società di serie CSilver sono in grado di garantire. Però, fortunatamente, negli ultimi anni anche altri miei “colleghi” si sono accorti e resi conto che Luino è una bella piazza, in cui si lavora bene e si vive la pallacanestro in una buonissima atmosfera. Non a caso Luino è stata scelta anche giocatori “fuori categoria” come Terzaghi, Pehar, Vescovi, Sabbadini e sono sicuro che nel prossimo futuro il “circolo virtuoso” che la PVL ha saputo creare intorno al suo nome renderà Luino ancora più appetibile e ricercata, anche a dispetto del fatto che, geograficamente, apparire un po’ decentrata”.

Per te che sei di Laveno scegliere Luino è stato “un burro”.
“E’ vero, in questo senso mi reputo più che fortunato, ma al di là della logistica favorevole, ringrazio comunque Matteo Minetti, general manager di Luino, per l’opportunità che mi ha offerto quattro anni fa. Nel 2016 Luino era appena retrocessa in serie D, ma io più che la categoria ho valutato con interesse i programmi, l’organizzazione del club, il livello di ambizione, la struttura societaria e anche la preparazione tecnica. Ebbene, in tutte queste voci la PVL ha, per così dire, raccolto votazioni elevatissime, mentre sotto il profilo personale sarò sempre grato a Minetti e a coach Andrea Manetta per avermi messo al centro del loro progetto di crescita. Mi sono sentito considerato e davvero gratificato e in questi anni ho cercato di restituire quello che ho ricevuto. Ma, sia detto in tutta umiltà, anche se i risultati raccolti sono stati tutto sommato accettabili, non credo di esserci riuscito”.   

A proposito di risultati: i tuoi, i vostri due viaggi ai playoff si sono conclusi presto con un’eliminazione al primo turno che ha lasciato molta amarezza in Minetti e nello staff tecnico. In tutta sincerità: cosa vi è mancato?
“Prima di tutto vorrei dire che l’amarezza provata da dirigenti e staff tecnico è stata anche mia e dei ragazzi della squadra. Avremmo voluto, tutti quanti, portare a casa qualcosa di più e di meglio, ma alla resa dei conti abbiamo sbattuto contro un livello fisico-atletico oggettivamente superiore al nostro e, devo essere sincero, anche contro un livello di cattiveria e durezza di gioco decisamente diversa rispetto a quello affrontato di solito nel girone varesino della CSilver. L’impatto fisico in uso nel girone milanese e bergamasco-bresciano è difficile da pareggiare. Così com’è difficile arginare il basket spigoloso a cui, è di tutta evidenza, le altre squadre sono più abituate di noi. Non è solo un modo di dire, ma spostandosi verso Est si gioca una pallacanestro sicuramente differente, con meno fronzoli tecnico-tattici, ma molto più pratica e, quando la temperatura si alza per davvero, senza esclusione di colpi”.

Al termine della tua esperienza in riva al lago, chi sono stati i compagni indimenticabili?
“Ho avuto buonissimi rapporti con tutti perchè, come dicevo, Luino è una società che punta moltissimo sul “fattore umano”. Però, con Andrea Gardini, Mattia Gubitta e Nicolò Palazzi, citati in ordine alfabetico, c’è stato qualcosa di speciale che ha varcato i rigidi confini dello spogliatoio. Loro tre sono stati i compagni di viaggio con cui ho diviso tutto e un po’ di più: gioia, emozioni, fatica, sudore, incazzature e tutto il piacere di vivere il bello di essere squadra e fare gruppo. Anche per questa ragione Luino sarà sempre nel mio cuore e nel momento dei saluti augurare il meglio possibile a questo terzetto e agli amici Minetti&Manetta è davvero il minimo che posso fare”.

La parola, adesso, passa ovviamente a Matteo Minetti, dirigente PVL più e più volte tirato in ballo:
“Sperto” – dice Minetti -, è arrivato a Luino nell’estate del 2016, quando eravamo sospesi fra serie CSilver e serie D, in attesa di un ripescaggio che fortunatamente arrivò in extremis ai primi di agosto. Ma lui aveva già accettato a fine giugno di venire da noi, indipendentemente dalla categoria, e questo ci aveva già detto tanto a proposito della “persona-Roberto”. In questi 4 anni abbiamo avuto il piacere e l’onore di vedere con la nostra divisa un bomber che ha calcato palcoscenici ben più blasonati durante la sua carriera, ma al di là delle sue classiche bombe che hanno infiammato il PalaBetulle, Roby è stato fondamentale per la crescita di tutto il nostro progetto: è stato l’esempio e lo stimolo per i ragazzi che si sono allenati giornalmente con lui, versando sul parquet impegno e dedizione per la causa, nonostante il suo curriculum non lo configurasse come un “made in PVL”. Eppure in breve tempo è diventato una bandiera di Luino, come fosse nato e cresciuto qui.

In questi anni è stato rallentato da alcuni acciacchi, che però ha imparato a gestire ed a prevenire e siamo felici di consegnare alla squadra che avrà la fortuna di tesserarlo, un giocatore integro, ancora in grado di poter dare il suo contributo ad alto livello per molti anni. Avremmo voluto che chiudesse con noi, ed il desiderio era condiviso, ma purtroppo la vita a volte prende delle pieghe inaspettate.
Venendo a Luino ha dato un messaggio implicito a tutta la provincia di Varese: la Pallacanestro Verbano Luino, che per la prima volta e a fatica si era affacciata sul palcoscenico della serie CSilver, era un progetto serio e duraturo, da prendere in considerazione. Così per giocare con lui sono arrivati tanti altri ragazzi di valore, preferendoci ad altre squadre. Quindi se adesso, come si usa dire, Luino “è sulla mappa”, molto del merito va attribuito a Spertini al quale vanni i ringraziamenti miei e di tutta la “famiglia PVL””.

Massimo Turconi

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui