L’Ispra Calcio ha voglia di ripartire e di farsi trovare più che pronta per quel fischio d’inizio che dopo una sosta così lunga e complessa sarà vera e propria musica per le orecchie di tutti gli amanti del calcio. A confermare l’impegno e la programmazione in vista della prossima stagione è la recente introduzione nell’organico di una nuova figura professionale, il direttore tecnico Amedeo Perna. Dopo il suo primo anno con la società, in cui ha ricoperto il ruolo di allenatore per gli Allievi regionali 2004 e per i 2008, squadra che guiderà anche nel prossimo campionato, inizia per lui questa nuova avventura, frutto della passione per questo sport e della stretta collaborazione tra le parti.

Quando è stato nominato direttore tecnico e quali sono le responsabilità del suo nuovo ruolo?
“Abbiamo cominciato a lavorare a questo progetto circa un paio di mesi fa e da allora ci vediamo in videoconferenza per prepararci in vista della ripresa, mantenendo i contatti con allenatori e ragazzi. La società sta cercando di formare un organigramma della massima professionalità con ruoli ben precisi, proprio perché, volendo crescere, si sta ampliando, dando diverse responsabilità a varie figure. L’incarico che ho ricevuto mi piace molto e per la mia esperienza e idea di calcio è stato sempre il mio sogno. Sarà un ruolo a 360 gradi con il quale spero di mettere la mia esperienza e le mie idee al servizio della società. Praticamente mi occuperò di tutto il settore giovanile a livello tecnico, ad esempio per quanto riguarda la scelta degli allenatori, e sarò sui campi 7 giorni su 7 per collaborare con i mister e far sentire la mia presenza ai ragazzi. Sicuramente prenderò appunti su come lavorano, in modo da creare una banca dati personale. L’idea è di intraprendere un unico percorso condiviso, dai più piccoli ai più grandi, con determinate regole in vista della crescita dei nostri atleti”.

Un aspetto importantissimo quando si ha a che fare con bambini e ragazzi.
“Assolutamente sì. Penso che se i ragazzi sono abbandonati a se stessi danno di meno, quindi è importante che ricevano input e linee guida. Vogliamo insegnare loro che il vero obiettivo non è solo vincere la partita, ma impararel’educazione, avere rispetto dei compagni, meritarsi i risultati senza pretendere nulla, fare gruppo. Non è facile trovare una società disposta a fissare questo tipo di regole, perché richiedono più fatica. Invece secondo me, soprattutto nelsettore giovanile, abbiamo delle responsabilità che vanno al di là del calcio, ovvero indirizzare i più piccoli, trasmettere il concetto di sport come punto di aggregazione, insegnare a socializzare quando si arriva al campo, a mantenere in ordine strutture, a seguire certi comportamenti. Tengo molto a questo progetto perché mi piacerebbe che i nostri ragazzini di dieci anni, una volta arrivati a venti, siano cresciuti non solo calcisticamente ma anche umanamente, con l’amore per lo sport e il rispetto per le persone con cui hanno giocato e lavorato. È chiaro che l’obiettivo di vincere sia intrinseco, perché non si va mai in campo per perdere, ma la vera vittoria riguarda soprattutto la crescita personale perché è attraverso questa crescita che si può cercare di fare meglio, applicando i principi su cui si ha lavorato. Se poi si vince la partita ovviamente si è contenti, ma se non è così resta comunque l’orgoglio di essersi impegnati e di aver fatto tutto quello che era stato programmato”. 

Dopo i suoi trascorsi con altre società, cosa l’ha più colpita dell’Ispra Calcio?
“Ho girato tante squadre e qui a Ispra ho trovato una società importante che vuole crescere e che investe quello che guadagna nelle strutture. Con quattro campi in erba e due sintetici e la presenza nei campionati regionali, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il mio motto è che una società diventa credibile lavorando, e infatti l’Ispra Calcio è moltotrasparente per quanto riguarda i suoi obiettivi e si muove nella direzione giusta per realizzarli, con la volontà di fare bene e con tanta umiltà, che alla lunga paga sempre. Se ho accettato l’incarico è perché ho avuto la chiara percezione di trovarmi in un ambiente serio che si fida delle competenze del proprio staff. Difatti avevo già provato altrove, ma non c’erano le condizioni adatte. Dopotutto, trattandosi di un ruolo dispendioso, deve anche dare la soddisfazione di poterci mettere qualcosa di proprio, quindi oltre alla passione è importante avere alle spalle una società che permetta di muoversi in libertà, proprio come l’Ispra, che mi ha dato carta bianca”.

Quali sono le sue previsioni per la ripresa dell’attività vista la situazione attuale?
“Nessuno poteva aspettarsi un’emergenza del genere e anche adesso sembra quasi irreale. La mia speranza è chequesta situazione passi presto, soprattutto per i ragazzi. Noi adulti forse riusciamo a metabolizzare meglio quanto accaduto, ma loro sono passati dalla spensieratezza e libertà delle loro giornate al trovarsi rinchiusi tra le quattro mura di casa, isolati anche mentalmente, senza gli stimoli del mondo esterno come correre, andare in bici, giocare con gli amici. È un aspetto che mi preoccupa molto e spero che questi due/tre mesi non abbiano effetti troppo pesanti sui ragazzini, che sono i più vulnerabili. Mi auguro che seguendo precise norme di comportamento si possano trovaresoluzioni per riprendere l’attività. Se non dovessero esserci le condizioni per iniziare regolarmente il campionato,sarebbe comunque importante tornare in campo a correre, con i dovuti protocolli, altrimenti se passa troppo tempo lasituazione diventerebbe negativa per i bambini. Per la ripresa ho in mente degli allenamenti con il giusto distanziamento, basati su esercizi individuali e tecnici. Anche se la partitella al momento è impensabile, si potrebbe comunque fare un tipo di lavoro motorio con piccoli gruppi. Sarebbe un principio di ripartenza, per poi sperare di tornare alla normalità a piccoli passi, ma il più presto possibile”.

Silvia Alabardi

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