Dopo due anni è terminata l’avventura di Luciano Cucco al Magenta. Ed è proprio l’ormai ex allenatore della Juniores a spiegare i motivi che lo hanno portato a chiudere il rapporto con la società del presidente Cerri: “Ho praticamente fatto un anno di pentimento dato che ero nell’occhio del ciclone per qualcuno: non mi riferisco al presidente ma al ds Gianni Villa, con il quale non ho mai avuto un gran rapporto e il diretto interessato lo sa. Inoltre, non lo nascondo, ambivo ad allenare la Prima Squadra e l’ho esplicitamente chiesto a Cerri, ma a quanto pare lui non era dello stesso avviso. Ovviamente c’erano anche altre questioni su cui la pensavamo in maniera differente e quindi non vedevo più i presupposti per continuare il nostro rapporto; in ogni caso con il presidente ho un bel rapporto di amicizia che dura da parecchio, quindi amici come prima. Ovvio che a sessant’anni ero convinto di stabilirmi definitivamente nella squadra della mia città, ma le cose cambiano…

Si aspettava una gestione diversa?
“Nel momento in cui è stato esonerato Gandini, qualche dirigente e molti genitori mi spingevano per la Prima Squadra e francamente sono rimasto spiazzato dal non essere stato preso in considerazione per sostituirlo. Ma questo di per sé non rappresenta un problema; il problema vero è che mancava la collaborazione a livello gestionale, e la colpa si sa di chi è. Io provavo a fare qualcosa nel mio piccolo: tra le altre cose ero il trait d’union con il Comune, e anche loro sono dispiaciuti per come è andata”.

Cosa intende per mancanza di collaborazione?
“Parecchie volte è capitato di scoprire solo al sabato che alcuni giocatori non sarebbero stati disponibili per la partita. Per carità, qualche volta può succedere, ma nel momento in cui questo diventa la normalità allora c’è qualcosa che non va. In più penso che l’allenatore debba essere lasciato tranquillo per svolgere al meglio il suo lavoro; Gandini questa tranquillità non ce l’aveva. Io avrei dovuto essere il primo a metterlo in difficoltà per eventualmente prendere il suo posto, e invece ho sempre cercato di dargli una mano. Purtroppo, però, non tutti remavamo nella stessa direzione, e ciò si vede anche nella gestione del settore giovanile”.

Qual era il problema inerente al settore giovanile?
“Il Ponte Vecchio sta mettendo in piedi una giovanile di livello ma, con tutto il rispetto possibile, se lo fanno loro allora anche il Magenta può farlo. E invece i ragazzini preferiscono andare a giocare da altre parti: ciò significa che qualcosa non funziona. Da questo punto di vista avevo parecchie idee, oltre ad avere anche i contatti giusti, ma non ero ascoltato. Organizzando il Memorial Cucchi, la cerchia di conoscenze inevitabilmente si consolida: quest’anno ad esempio volevo invitare il Torino. Per quanto poi tutta questa situazione abbia stravolto ogni cosa, ritenevo che sarebbe stata senz’altro una bella opportunità per la squadra. In tutto questo comunque il presidente mi aveva confermato come allenatore per la Juniores e aveva dato per scontata la mia permanenza; io sarei rimasto anche volentieri, ma solo se mi avessero dato l’opportunità di gestire direttamente il settore giovanile”.

A proposito di situazione attuale, come reputa la gestione dell’emergenza sanitaria?
“Non vorrei trovarmi nei panni di chi deve prendere una decisione in merito, perché stiamo parlando di una situazione straordinaria che ha colto tutti di sorpresa. Dall’altra parte, va però detto che in Germania, ad esempio, hanno già stabilito anche per i dilettanti un calendario completo con date ufficiali. Noi, invece, non sappiamo neppure quando si ricomincerà”.

Tornando a lei, cosa si aspetta dal futuro?
“Mi auguro di trovare presto una sistemazione. Nella serata di martedì c’è stato un incontro con una società di Prima Categoria, ma ovviamente io e il mio staff dobbiamo prendere le nostre decisioni valutando ogni aspetto. In particolar modo cerco di stare attento anche al futuro di mio figlio che sta studiando scienze motorie e vorrei un domani garantirgli la possibilità di frequentare il corso di preparatore atletico a Coverciano perché si merita di finire tra i professionisti; parallelamente, se alla fine accettassimo l’offerta della Prima Categoria mi piacerebbe farlo tornare a giocare. In ogni caso io e i miei collaboratori garantiamo un determinato livello di qualità, quasi di stampo professionistico, nella gestione degli spogliatoi e dell’immagine della squadra”.

Qual è la sua filosofia calcistica?
“Un allenatore può avere tutti i numeri e le idee che vuole, ma deve capire in primis chi sono i giocatori che ha a disposizione e, fatto da non sottovalutare, chi affronta. Infatti la cosa più importante è distruggere il gioco degli avversari: il pallone è uno, per cui occorre togliere il possesso all’altra squadra che in questo modo non risulterà mai pericolosa. Personalmente mi piace attaccare e tutti, compreso il portiere, devono partecipare attivamente alla manovra offensiva facendo girare palla in velocità. Preferisco giocare con tre riferimenti davanti, ma ovviamente se dovessi affrontare una squadra più forte giocherei in maniera più difensiva, senza comunque snaturare la mia idea di gioco. Alla fine ogni partita è fatta di attimi ed episodi; bisogna essere bravi a sfruttarli nel migliore dei modi”.

Il Magenta in Promozione è stato abbastanza incostante; da allenatore come avrebbe gestito la squadra?
“Secondo me Gandini ha impostato una squadra troppo bella, io l’avrei messa più sulla velocità e sulla cattiveria agonistica. Avendo a disposizione gente del calibro di Ferrario e Italia, avrei giocato per loro: non a caso contro il Sedriano abbiamo dilagato utilizzando una difesa a tre e un folto centrocampo a supporto dei due davanti che erano liberi di ‘sfogarsi’. Poi i ragazzi dovevano essere motivati in un certo modo, cosa in cui ha peccato anche la società. Specialmente dopo la batosta subìta dal Gavirate per 6-0, nonostante la momentanea conferma del mister, è venuto a mancare sia il feeling sia l’ambiente per poter continuare a lavorare in serenità. Al di là di come si è evoluta la situazione, la squadra poteva e doveva fare decisamente meglio”.

In questo senso si rifà alla mancanza di collaborazione di cui parlavamo prima?
“Sì, perché anche in questo mancava proprio la comunicazione tra le parti e l’abilità di tenere in pugno tutta la società. Secondo me il ds è una figura estremamente importante e deve avere il carisma per controllare ogni cosa ed eliminare tutti quei problemi o malcontenti che a lungo andare logorano una società”.

Emerge tanto rammarico dalle sue parole; cosa prova nei confronti del Magenta?
“Voglio precisare che quanto ho appena detto non era riferito esclusivamente al Magenta, ma riguarda tutte le società, in particolar modo quelle dilettantistiche: penso infatti che un adeguato controllo sia fondamentale per l’alchimia di tutti quanti. In ogni caso mi dispiace per come sia finita la mia avventura, ma auguro al Magenta tutti i successi possibili e immaginabili, anche se, detto sinceramente, non mi reputo meno bravo di chi guiderà la squadra la prossima stagione…”.

Matteo Carraro

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