C’è tanto di città quanto di provincia nell’essere campione per Federico Morlacchi, 26 anni primatista azzurro di nuoto paralimpico. Un animo profondamente umano al di là dell’atleta pressoché infallibile in vasca lunga. C’è tutto questo e molto altro forse anche nella sua scelta, circostanziale più che psicologica, di cambiare allenatore ad un anno dai Giochi di Tokyo 2021. In Giappone sarà la terza volta per lui all’ombra dei cinque cerchi.

Ti intercettiamo all’uscita dal tuo primo allenamento in vasca lunga post-pandemia. Che sensazioni hai provato?
“Abbiamo nuotato per la prima volta in lunga, ma qualcuno mi ha detto una bugia: la vasca sembrava quattro cinque volte quella corta! Considerando che per il momento non c’è un obiettivo molto definito va bene. Ci sarà un Sette Colli FIN dall’11 al 13 agosto che ci ospiterà. Per la ripartenza questa manifestazione è una cosa bella”. 

Cosa ti aspetti da questa gara?
“Mi aspetto di finirle, ma ho cambiato tutto dall’allenatore alla scheda di palestra e sono in un momento sballottamento. Sono solo curioso di vedere come mi comporterò, si spera di far bene ma senza troppe pretese”. 

Ecco il tema del momento, il cambio di allenatore…
“Va precisato: avevo visto una casa a Cuveglio ad un’asta giudiziaria quindici giorni prima del lockdown. Vincendo l’asta ho dovuto cominciare le pratiche per il mutuo. Se ci fosse stato Tokyo 2020 a metà settembre ce l’avrei fatta, una volta che è stata spostata l’Olimpiade non potevo pensare di fare quindici mesi gestendo tutto insieme. Il mio allenatore a Massimiliano Tosin, con cui rimango in contatto, lo sapeva e ha accettato la mia decisione di passare ad allenarmi con Marco Pedoja a Brebbia in vista delle Olimpiadi. Oggi ho la possibilità di allenarmi sia lì che con la Polha Varese”. 

Scelta coraggiosa ad un anno dai Giochi. Come ti trovi con il tuo nuovo coach?
“Il cambiamento è stato un po’ traumatico, ma Marco è molto bravo e ci conosciamo da anni. Per ora mi sta martellando e fa il suo. Spero di andare sempre più forte, ma voglio anche divertirmi tanto insieme a Niccolò Martinenghi e compagni”.

La tua ironia ci fa pensare che forse è proprio il divertimento quello che ti è mancato di più durante la pandemia…
“Gareggerò finché riuscirò a divertirmi, non mi piace annullare me stesso in funzione del mio sport. Il lockdown è stato davvero lungo, l’equivalente della somma delle pause che mi sarei concesso in un triennio. D’altro canto è stato “utile” per chi ha avuto la fortuna di non essere toccato dal Covid per staccare la spina e riposare la mente. Avevo bisogno di tornare qui e dimenticare il traffico della città”.

La città che ti rincorre anche in provincia. Giovani che bruciano le tappe come il tuo amico Simone Barlaam. Sentenza o stimolo per te?
“Sono un testone e rimango dell’idea che si parte tutti alla stessa lunghezza. La gara poi decreta chi è il più forte in quel momento e tante sono le variabili. La mia mentalità è sempre quella di essere al top. Puntare verso Simo (Simone Barlaam, ndr) è davvero tanto stimolante, oltre al fatto che siamo molto amici e se mi batte gli tiro uno scappellotto, ma sono veramente felice”. 

I giochi posticipati di un anno: sei del partito “che peccato” o “che opportunità”?
“È un anno in più per tutti. Dispiace ma di fronte ad una cosa del genere i Giochi rimangono appunto Giochi, prima vengono le persone. Un anno alla fine cambia poco. Sarei stato pronto adesso e sarò pronto sicuramente l’anno prossimo”.

Claudio Arrigoni, giornalista guru del mondo paralimpico, ha definito Tokyo una grande occasione per il vostro movimento. Senti che qualcosa è davvero cambiato in questi anni?
“Sportivamente è innegabile che la nostra nazionale stia crescendo. E il modo di comunicare le cose è quello giusto. Siamo sugli schermi da Londra 2012 e ci vuole del tempo prima di avere una conoscenza approfondita del movimento. Luca Pancalli lo sta guidando magistralmente e la crescita si nota anche in altre cose: per esempio prima si partiva per una paralimpiade in sordina, ora invece ci sono dei ricevimenti più solenni dal Papa e dal Capo di Stato”.

Intanto è cresciuto anche il Federico nuotatore…
“Di sicuro avevo più capelli otto anni fa ed ero molto meno uomo. Ora ho una casa e una fidanzata e comincio a pensare al futuro. Vivo molto di meno alla giornata, sono molto meno bambino e più pronto mentalmente. Ora forse farò il vecchietto allo sbaraglio”.

Ultimo baluardo di umanità nello sport, c’è il rischio che anche il mondo paralimpico venga inghiottito dal business?
“In un certo senso lo spero… Mi spiego: il mio auspicio è che con la riforma dello sport gli atleti paralimpici potranno finalmente essere arruolati con le forze dell’ordine. Essere assunti da un corpo militare e ricevere uno stipendio come i normo. Vorrei più equiparazione”. 

A Tokyo 2021 chiedi…
“Dal punto di vista sportivo di risentire l’inno sul podio olimpico. Ci sto lavorando per arrivarci e di tempo ce n’è mentre dal punto di vista personale voglio essere felice e sereno con questa casa e una famiglia”. 

Alessio Colombo

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui