Dopo i tanti mesi lontano dal campo a causa dell’emergenza sanitaria, finalmente, Francesco Gazo è tornato ad allenarsi e scalpita in vista della prossima stagione. “Questa sosta forzata è stata davvero complicata – spiega il centrocampista classe ’92 – perché se nei primi giorni poteva sembrare un momento per staccare, è ben presto diventata un periodo che non sembrava finire mai. Stare lontano dal campo mi ha fatto capire ancora di più l’importanza del lavoro che faccio e quanto tengo a questo sport. Non vedevo l’ora di ricominciare ad allenarmi e aspetto con impazienza l’inizio del ritiro il 17 agosto”. 

Come valuti la tua esperienza al Seregno?
“Non è stata positiva dal punto di vista calcistico perché eravamo partiti con l’obiettivo di vincere il campionato e purtroppo non ci siamo riusciti. Va detto che eravamo una squadra praticamente costruita da zero, con tanti elementi nuovi, per cui fare bene subito non era né semplice né scontato. Quest’anno ci sono state tante riconferme e sicuramente partiremo più avvantaggiati”.

Il tuo futuro sarà ancor azzurro dunque?
“A prescindere da tutto avevo già un altro anno di contratto, in più ho parlato con la dirigenza ed è chiaro che andiamo tutti nella stessa direzione. Seregno, con la guida di Davide Erba, è diventata una piazza molto ambiziosa: il presidente è il primo a credere nel progetto e investe davvero tanto a livello sia di tempo che di soldi. Non è facile trovare ambienti di questo tipo, in cui ci sono solo persone serie, per cui non ho avuto alcun dubbio nel rimanere qui”.

Visto il tuo passato, però, non si può non farti questa domanda: cosa risponderesti se arrivasse una chiamata dal Città di Varese?
“Conosco bene Andrea Scandola e non nego che ci siamo sentiti: ovviamente non per un mio trasferimento, anche perché lui sa benissimo qual è la mia situazione, ma per questioni private. Varese resta comunque la mia città e quindi seguirò la squadra con grande interesse, anche perché conosco i giocatori che sono stati presi fin qui; Disabato, ad esempio, è un mio grande amico e spesso andiamo in vacanza insieme. Vedremo come saranno i gironi, può darsi che ci affronteremo sul campo e, in tal caso, sarà indubbiamente una bella emozione”.

Quali sono i tuoi ricordi legati al Varese?
“Ho bellissimi ricordi della stagione 2015/2016 quando abbiamo dominato il campionato di Eccellenza senza mai perdere una partita. Si era creato tanto entusiasmo intorno alla squadra e alla società, dopo i tanti fallimenti, e noi a livello di gruppo eravamo davvero affiatati. L’anno seguente in Serie D siamo arrivati secondi, poi purtroppo sono iniziati altri problemi societari…”.

Come compagno di squadra al Varese, tra gli altri, c’era Luoni. Visto il vostro passato comune, insieme anche al Seregno la scorsa stagione, e un certo focoso Lecco-Pro Patria che vi ha visto protagonisti da avversari, qual è il tuo rapporto con lui?
“Abbiamo appena finito di allenarci insieme; per me è come un fratello e di fatto siamo molto uniti anche al di fuori del campo. È un caro amico ed oltre ad essere un bravo calciatore è un grande uomo a livello personale. Ricordo bene quel Lecco-Pro Patria: per loro era una partita importantissima perché vincendo sarebbero andati a -4 da noi, perdendo a -10. Alla fine noi siamo riusciti ad espugnare il loro campo per 3-1, ma è stato un match a dir poco acceso, con parecchie espulsioni; sia io che lui siamo persone tranquille e abbiamo cercato in ogni modo di placare gli animi”.

A proposito della tua esperienza con la Pro Patria, che ricordi hai dei tigrotti?
“Sono stati forse i due anni più belli: alla mia prima stagione abbiamo vinto il campionato, ho trovato una società e un ambiente perfetto, e tutto ciò ci ha aiutato a vincere. L’anno dopo, tra i professionisti, avevamo come obiettivo la salvezza, ma grazie a un grande gruppo e a un ottimo allenatore siamo arrivati a giocarci i playoff. Per cui a livello calcistico sono stati i miei due anni migliori”.

Parlando invece di te, quali sono le tue doti? Sei più un leader tecnico o un leader carismatico?
“Direi leader carismatico, perché cerco sempre di dare l’esempio ai miei compagni dal punto di vista dell’impegno, dell’aiutarsi e del non mollare. Ritengo che l’aspetto mentale sia fondamentale, ho sempre visto il calcio in questo modo, e cerco di far capire agli altri che dando il massimo è più probabile ottenere i risultati. Quando giocavo all’Albinoleffe Pierre Giorgio Regonesi era un mio punto di riferimento: a 34 anni era il primo ad arrivare al campo e ad allenamento finito, quando noi andavamo in doccia, restava lì un’altra ora ad allenarsi per conto suo. Sono comportamenti che ti fanno capire molto e, se sei disposto a seguirli, ti aiutano a crescere tanto”.

Qual è stato fin qui il momento più bello della tua carriera?
“Direi il campionato vinto con la Pro Patria, ma non voglio scatenare l’odio dei tifosi del Varese (ride, ndr) perché anche in biancorosso mi sono tolto le mie soddisfazioni. In ogni caso quel campionato è stato davvero fantastico perché tante squadre avevano speso molto e ambivano alla vittoria finale. Ad un certo punto eravamo a -8 dal Rezzato, che sembrava aver in tasca il primo posto, ma siamo riusciti a recuperare e a superarli alla penultima giornata, per poi conquistare matematicamente la Serie D nell’ultimo turno. È stata davvero un’emozione incredibile”.

Alla luce di quanto detto finora, qual è il tuo obiettivo per la prossima stagione?
“Esattamente quello del Seregno: vincere il campionato. Non ho obiettivi personali; o meglio, è ovvio che cercherò di giocare ogni partita e di segnare quanti più gol possibili, ma è tutto legato al bene della squadra. Se il Seregno vince, io vinco; se la mia squadra sta bene, io sto bene. E non vedo l’ora di cominciare”.

Matteo Carraro

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