Tempo di bilanci in casa Openjobmetis al termine della Supercoppa LBA ed a pochi giorni dall’inizio del campionato 2020-2021. Un torneo che è stato molto più importante e decisivo sulla stagione di Varese di quanto si potesse mai prospettare all’inizio.
Il punto focale di tutta la Supercoppa per i biancorossi è sicuramente stato il post vittoria contro Cantù che ha portato all’inaspettato esonero di coach Attilio Caja ed all’avvento di Massimo Bulleri sulla panchina varesina. La Supercoppa ha visto delle ovvie défaillance dovute alle prime partite di precampionato in piena preparazione atletica e Varese l’ha vissuta con alti e bassi.

Alti soprattutto per quanto riguarda la fase offensiva. La squadra allenata prima da Caja, e poi nella parentesi di ieri sera contro Brescia da Bulleri, ha dimostrato una grande verve offensiva, con giocate e alchimia di squadra inusuali per essere solo all’inizio di una stagione che vede il gruppo profondamente rinnovato. 
L’attacco è guidato da uno Scola già in forma smagliante e che, nonostante i suoi 40 anni, regge benissimo una gara ogni tre giorni, trascinandosi la squadra sulle spalle e risultando sempre il leader tecnico indiscusso di questo roster, che chiude con 21,3 pt di media a partita questa Supercoppa. Toney Douglas è l’altro leader ed è in netta crescita fisica.

I bassi invece sono da registrare in una fase difensiva ancora tutta da costruire, normale fase di lavoro per una squadra completamente nuova e che dovrà ora assimilare anche i nuovi concetti difensivi ed offensivi del Bullo. Una peculiarità, quella capacità di difendere e di vendere cara la pelle ad ogni squadra, che è stata indispensabile e lo sarà anche quest’anno per Varese, che non si può permettere di giocare puntando a segnare un punto in più degli avversari, ma che deve fare della sua difesa il primo e più potente attacco.

Ovviamente i miglioramenti difensivi si avranno non appena la condizione fisica sarà più brillante rispetto alle prime uscite stagionali. Varese, comunque, nonostante tutte le difficoltà, ha condotto una più che dignitosa Supercoppa giocandosela alla pari con Brescia e Cantù, dirette concorrenti nel campionato per la corsa ai playoff e dimostrandosi inferiore solo all’Olimpia Milano, una corazzata quasi ingiocabile per chiunque in Italia quest’anno.

Le note più liete sono state sicuramente De Vico, leader nello spogliatoio e leader difensivo di questa squadra, capace di dare ritmo ed intensità a tutto il gruppo, Andersson, bloccato da un piccolo infortunio prima della gara contro Brescia, ma che si era dimostrato fino a quel momento di poter essere benissimo un titolare di questa squadra alla sua prima esperienza fuori dalla sua terra natia e Morse, che ha dato sfoggio delle sue qualità tecniche e fisiche straripanti, ma che deve trovare un equilibrio difensivo indispensabile.
La coppia di play Ruzzier – De Nicolao ha mostrato sprazzi del potenziale nelle mani, ma sono stati frenati da una condizione atletica ancora approssimativa, ma che sotto i consigli e le indicazioni di un grandissimo ex nel ruolo come Bulleri potranno crescere ancora di più e portare quei frutti sperati a tutta la squadra.
Strautins viene da annoverarlo nel nucleo di giocatori già inquadrati come Ferrero e Jakovics, un usato sicuro capace anche nelle giornate più buie di entrare nella partita in qualsiasi momento. Ha sicuramente un carattere ed un peso specifico nella squadra davvero importanti per i suoi soli 22 anni e lo sa reggere alla perfezione.

Nel complesso Varese esce da questo torneo con la certezza di poter vivere una stagione da protagonista, con entusiasmo e motivazioni che paiono essersi riaccese ancora di più nel gruppo con l’arrivo del nuovo coach e che saranno carburante indispensabile per dar vita ad un progetto tanto nuovo quanto intrigante che la società ha deciso di intraprendere, coraggiosamente, nell’era post Covid-19.

Alessandro Burin

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