“Buongiorno sono Gianni Pasquali, dell’Union Calcio Cairate, volevo chiedere la sua disponibilità ad allenare la nostra prima squadra, possiamo parlarne?”. Gianni Pasquali… avevo visto la sua fotografia sui giornali, era un collaboratore dell’allora presidente del Varese, il Varese dei professionisti.
Era il 1987 ed ero stato esonerato dalla Ternatese, dove ero arrivato due anni prima come allenatore della Juniores Regionale, chiamato da quella fantastica persona che era Carlino Tresoldi, ancora oggi rimpianto da tutti quelli che lo hanno conosciuto. Dopo un anno alla Juniores e con Carlino passato al Tradate, mi avevano affidato la prima squadra, in promozione (allora l’eccellenza non era stata ancora inventata ndr). Ero il più giovane allenatore del comitato lombardo in quella categoria: un sogno! Ma come tutti i sogni è durato poco, il tempo di un girone di andata, esonerato poco dopo la cena di Natale, alla fine della quale mi avevano pure offerto il panettone con i canditi e con qualche battutina allusiva (ogni allenatore sa che quello è il gesto simbolico che ne sancisce la conferma). Delusione alle stelle e l’amara constatazione che evidentemente non ero all’altezza di poter allenare categorie che non fossero la Seconda dalla quale ero partito: la “mia” ATLAS San Fermo (quello di Varese… non di Como…).

Union Calcio. Ne avevo sentito parlare ma oltre a quel nome così curioso non ne sapevo nulla, era in Seconda Categoria e gravitava nei gironi del bustocco e dell’alto milanese, non sapevo altro. Anche di Cairate sapevo poco, se non del suo famoso e magnifico Monastero che compete in bellezza con quello della vicinissima Torba. Considerando però la chiamata e la considerazione di un personaggio così importante nell’ambito del calcio varesino, ho risposto immediatamente: “Certo, ne parliamo quando vuole”, “Bene, allora la presento alla Società, ci vediamo in sede, è all’interno del Monastero di Cairate”… proprio quello.

Gente pratica, poche parole ma dirette alla sostanza delle cose, ci siamo intesi subito. Hanno colto immediatamente la mia voglia di rivalsa, la “garra” che avevo in corpo per dimostrare che il mio esonero era stata una ingiustizia, che meritavo quella categoria dalla quale ero stato cacciato. Gente concreta da quelle parti, ci abbiamo messo un amen per capire che loro volevano me e io loro e tutti volevamo una cosa sola: vincere. Ognuno con il suo compito, preciso e delineato, senza invasioni di campo o dubbi sulle responsabilità proprie e altrui.
Al timone tre personaggi tanto diversi tra loro quanto complementari ed uniti da una profonda amicizia: Ettore Ermoli ed Enrico Macchi, un imprenditore e un commercialista, nati e vissuti con il calcio nel sangue, con loro il triumvirato era completato proprio da quel Gianni Pasquali che ancora oggi è uno dei più esperti “Direttori” in circolazione. Tante rose e qualche spina nel nostro rapporto, tipico di due persone di carattere ma sempre con l’unico obiettivo, quello di portare in alto i colori grigiorossi. E poi Gianmario Della Valle (maledetto lo Tsunami del 2004 che ci ha portato via il suo eterno sorriso) e poi il taciturno Maestroni (l’efficienza fatta persona), il mio irripetibile collaboratore (oggi si chiama team manager) Gianluigi Ceriani, tanto paziente da assecondare tutte le mie richieste, anche le più bizzarre, e poi Tiziano Caccaro, il mio secondo… la bontà fatta persona, un uomo che con la sua umiltà mi ha insegnato molto, moltissimo.
E poi tanti altri il cui nome mi è stato sottratto dal tempo ma che il mio cuore ricorda con tanto affetto. Union Calcio, ma perché questo nome? Semplice… era l’UNION(E) delle due società presenti sul territorio: la Cairatese e il Bolladello (il territorio comunale è composto da Cairate, Bolladello e Peveranza).

Ho subito pensato… spero che l’Unione faccia la forza… ed è stato proprio così. La squadra era retrocessa dalla prima categoria e l’obiettivo era un pronto ritorno, così come imponeva una struttura societaria così solida e pronta a sostenere ben altri livelli. Il primo anno è stato di “rodaggio”, arrivammo primi a pari merito ma con una differenza reti che ci penalizzava e lasciava però sperare in un ripescaggio che tutti davano quasi per certo. Quel “quasi” però si trasformò nella delusione più amara, per me prima di tutto, con qualche strascico polemico che mi ha spinto verso la mia prima esperienza in Svizzera, a Mendrisio, in prima divisione (la nostra serie C) con l’amico di una vita: Fiorenzo Roncari.
Un anno ricco di grandi soddisfazioni, su e giù per i campi dell’intera Confederazione che però non riuscì a mitigare quell’amarezza per un lavoro lasciato a metà l’anno prima. Così alla fine della stagione, non appena ricevetti quella telefonata da Cairate, corsi subito a riabbracciare tutti, pronto a rimettermi in gioco, carico come non mai. Nel frattempo erano finiti i lavori del nuovo centro sportivo di Peveranza, rimasto per anni una perla tra tutti gli impianti della zona. Mancava davvero solo il riconoscimento sul campo… e allora via… seconda categoria, prima categoria, promozione! In tre anni una cavalcata entusiasmante. Ero ed eravamo dove volevamo essere, avevamo dimostrato di poter stare nell’elite del calcio dilettantistico. Stagioni entusiasmanti ed esaltanti, alle quali hanno fatto seguito ulteriori importanti soddisfazioni per la Società che per anni ha frequentato con continuità i campionati di eccellenza e di promozione.

Ora l’Union non c’è più, tutto cancellato. Le ragioni che ne hanno sancito la fine sono state ampiamente spiegate, ognuno si dia le spiegazioni e le interpretazioni che crede. Io posso solo esprimere una profonda amarezza per un pezzo fondamentale della mia vita sportiva che se ne è andato. Nascerà una nuova Union? Non lo so…  se così sarà spero che possa essere all’altezza di quella che ho avuto l’onore di guidare.

Ambrogio Baj

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