A difendere i pali dell’ambiziosa Vergiatese in questa nuova stagione c’è Francesco Russo, portiere classe ’81 cresciuto nelle giovanili del Varese, che ha alle spalle una lunga carriera nel calcio italiano e svizzero a livello professionistico. Il suo arrivo è stato uno dei primi colpi di mercato messi a segno dalla società granata, che ha conquistato il suo nuovo numero 1 per la serietà dell’ambiente e del progetto.

Cosa ti porta a Vergiate?
“C’erano già stati dei contatti nella stagione precedente, ma alla fine non ci eravamo accordati ed ero andato alla Casatese. Quest’anno, dopo il covid, avendo famiglia, avevo bisogno di certezze. A Vergiate giocavano già alcuni amici e sapevo che è una realtà sana. I direttori Tosca e Cuscunà mi hanno voluto fortemente, proponendomi un progetto molto serio e così ho accettato”.

Come ti trovi con il gruppo e che significato ha per te il tuo ruolo di veterano?
“È un gruppo serio di ragazzi che si impegnano molto in quello che fanno. Abbiamo iniziato quasi prima di tutti e abbiamo lavorato molto bene. Da veterano ho certamente un ruolo di responsabilità. Quando una società acquista uncerto tipo di giocatore, si aspetta che dia molto dentro e fuori dal campo, e per me non è un problema visto che in questo calcio che ormai punta tanto sui giovani ero ‘vecchio’ già a 29 anni; ora ne ho dieci in più e un vissuto professionistico importante, quindi se posso aiutare i miei compagni lo faccio volentieri, in primis con l’esempio sul campo, poi anche con consigli per il bene loro e della squadra, perché più crescono più aumenta la competitività di tutto il gruppo. È fondamentale creare un certo tipo di mentalità nei giovani e infatti la società, per portare questo tipo di equilibrio e supporto, ha preso giocatori esperti come Rovrena, Franzese, Lorusso e Hazah che hanno già vissuto queste categorie con risultati importanti”.

Quest’ano sei anche il preparatore dei portieri dell’attività di base. Eri già stato nello staff di altre società? Ti piace questo incarico?
“Non mi era mai capitato prima e avevo solo fatto degli allenamenti a livello individuale con qualcuno che me lo aveva chiesto. Qui darò una mano alla società in un ruolo in cui era scoperta, preparando i ragazzi dal 2012 al 2008. Per me, però, il calcio finirà sul campo nel momento in cui deciderò di smettere. Poi farò sicuramente qualcos’altro legato a questo sport, ma non l’allenatore. Per come mi sento adesso, passeranno tanti anni ancora”.

La tua carriera parla da sé. Qual è il tuo ricordo più bello? C’è una (o più di una) parata che ti è rimasta nel cuore? 
“Ho dei ricordi molto belli degli anni vissuti a Lugano. Uno sicuramente nel 2015 quando ho ricevuto un premio svizzero, equivalente al nostro oscar del calcio, in cui votano allenatori e giocatori delle serie A e B. Avevo 33 anni e la vittoria di quel titolo è stata uno dei momenti più importanti della mia carriera. In quella stagione abbiamo vinto il campionato che ci ha portati dalla serie B alla serie A e poi nel 2017 abbiamo centrato la qualificazione al girone di Europa League. Riguardo alle parate, ce ne sono state tante di significative, ma una per così dire simpatica è stata quella del rigore a Fava della Salernitana quando giocavo a Pergocrema. L’anno prima ero alla Cavese e quella parata mi ha portato ancora più prestigio a Cava de’ Terreni e ha significato molto per i loro tifosi”.

Com’è stato l’impatto con il calcio svizzero? Hai notato qualche differenza rispetto al calcio italiano?
“Prima sono stato tre anni a Chiasso, che era una squadra di B che voleva vincere il campionato, e dopo quando sono tornato a Lugano ho notato una grande evoluzione da parte del calcio svizzero. Spesso viene un po’ snobbato ma in realtà negli ultimi anni è cresciuto molto, sia a livello della nazionale, sia per la presenza in Europa di squadre come gli Young Boys e il Basilea. Il gioco è meno tattico di quello italiano e molto fisico, soprattutto in serie B, mentre in serie A troviamo i campioni che giocano in nazionale e che spesso finiscono nella Bundesliga e nella Ligue 1 francese. Il calcio è vissuto con meno esasperazione e comunque in modo diverso rispetto all’Italia perché il primo sport lì è l’hockey e infatti anche a Lugano ci sono molti più tifosi della squadra di hockey che di quella di calcio. Comunque il livello si sta alzando notevolmente perché hanno mezzi e strutture, a differenza nostra, visto che talvolta in Italia alcune squadre professionistiche fanno fatica ad avere campi in cui allenarsi. Poi basta pensare a giocatori come Freuler, Widmer e Ionita, che hanno calcato la serie A svizzera facendo molto bene, e anche al fatto che la nazionale va sempre avanti nei gironi di europei e mondiali, a dimostrazione del fatto che il calcio svizzero sta crescendo”.

Tornando a parlare della Vergiatese, come valuti il debutto stagionale in coppa contro la Castanese?
“Nel primo tempo abbiamo fatto benissimo, anche se abbiamo capitalizzato poco per le occasioni avute e a volte non siamo riusciti a concretizzare. Poi nel secondo tempo abbiamo gestito male la partita. Va anche detto che è stata la prima vera uscita e che sono stati fatti tanti cambiamenti rispetto alle ultime amichevoli. Comunque abbiamo visto giovani come Crispo e Lanzo fare un’ottima partita e confermato ciò che già sapevamo su giocatori come Becerri, Franzese e Pedergnana, che hanno ottime qualità. Dopo questo primo test, la squadra non può che migliorare partendo dalle cose che abbiamo fatto bene e analizzando quelle che sono venute meno. Abbiamo sicuramente deglispunti su cui lavorare per prepararci al meglio per l’esordio in campionato su un altro campo difficile”.

Ovvero quello della Rhodense. Come arrivate al match?
“Arriviamo carichi perché ci alleniamo dal 3 di agosto e dopo tanto lavoro si ha voglia di giocare partite vere. Sarà un avversario difficile, visto che già l’anno scorso hanno sorpreso in modo positivo e sicuramente vorranno riconfermare, se non migliorare, quanto fatto in precedenza. Le sconfitte che hanno riportato in coppa non devono ingannare perché cercheranno la rivalsa e vorranno partire subito bene. Noi vogliamo andare a prenderci i 3 punti e gettare le basi per costruire un buon campionato. Abbiamo giocatori che seppur giovani hanno già vissuto l’Eccellenza nella passata stagione, mettendoli alla prova con un inizio faticoso e alcune sconfitte consecutive, e ciò è sicuramente un qualcosa in più anche per loro, perché non vorranno commettere gli stessi errori. Cercheremo di fare una partenza migliore dell’anno scorso, che è anche quello che la società ci ha chiesto apertamente”.

E infatti, anche grazie al mercato, siete una delle squadre più temute del girone. Che Vergiatese dobbiamo aspettarci?
“Se andiamo a vedere il calciomercato in generale, ci sono state altre squadre, ad esempio la Castanese, che hanno fatto bei colpi e tutte si sono attrezzate per una stagione di livello. La nostra società è stata chiara e lo ha dimostrato concretamente con gli acquisti fatti. Tutti si aspettano che lotteremo per i playoff e noi non ci tireremo indietro. Sono arrivati qui tanti giocatori di qualità che di certo non vorranno fare un campionato di sofferenza. Alla fine sarà il campo a parlare, perché tutte le squadre si sono rafforzate, ma noi dovremo essere bravi a mantenere le aspettative e a impegnarci per fare bene”.

Silvia Alabardi

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui