La “normalità” nel mondo del calcio è durata poco più di un mese, per un totale di due partite di Coppa Italia e quattro giornate di campionato. L’incubo Covid torna a farsi pressante e almeno fino al 6 novembre lo sport subirà una drastica battuta d’arresto. Il direttore sportivo del Gavirate Fabio Fumagalli esprime il suo commento sulla nuova ordinanza che, oltre a causare tanta amarezza, rischia di avere ripercussioni pesanti sulle società dilettantistiche. 

Sei d’accordo con lo stop? Secondo te si potrà riprendere?
“Onestamente sono rimasto sorpreso per i modi e i tempi. Capiamo benissimo la situazione che stiamo vivendo e sappiamo che la salute va messa in primo piano, ma pensare che il calcio dilettantistico sia una delle cause principali di contagi e che quindi vada fermato non è vero, e i numeri lo confermano. Il nostro mondo ha protocolli da rispettare e tutte le società si sono attivate per sanificare gli ambienti e accogliere le prime squadre e i settori giovanili. Francamente mi dispiace perché c’è stato un grande sforzo da parte di tutti, dirigenti, giocatori, addetti ai lavori, e questa sospensione fa male. Oggi è una giornata di grande tristezza e posso dire per certo che questa mia sensazione è la stessa di tutte le persone che girano intorno al calcio dilettantistico. Senza il campionato, gli allenamenti, senza poter stare insieme nel nostro ambiente, ci sentiamo privi di qualcosa. Ora mi auguro che le società ricevano risposte chiare e una data di ripartenza certa, in cui tutti dovranno farsi trovare pronti, perché la cosa peggiore sarebbe andare avanti di settimana in settimana o di decreto in decreto. Mi sembra utopistico che in inverno si possa giocare, visto che sarà il periodo delle influenze, però se si riprendesse in primavera devono dircelo subito, perché non possiamo andare avanti senza avere chiarezza per il futuro”.

In tal caso, se fosse una misura temporanea, che cosa potremmo aspettarci alla ripresa?
“Ci vorrà una riforma del calendario e credo che per una volta bisognerà giocare d’estate. Il campionato potrebbe essere diverso, ma comunque vada ci piacerebbe poterlo vivere. Quando ad agosto ci hanno fatto ripartire, abbiamo agito con responsabilità e rispettato tante normative che in altri ambiti non esistono, quindi ora ci vuole tutela da parte della Federazione, altrimenti le società rischiano veramente di trovarsi in difficoltà enormi, ancora più grandi di quelle che abbiamo adesso”.

Pensando in particolare al settore giovanile, quali le ripercussioni per i ragazzi?
“Già il primo stop era stato un grosso problema, perché quando non si poteva andare a scuola e fare attività sportiva i ragazzi ne avevano risentito molto, tant’è che qualcuno in estate aveva smesso di giocare. Per gli altri che erano tornati, compresi i più piccoli, era stata una cosa importante, perché alla fine una società dilettantistica non è solo la prima squadra, ma svolge anche una funzione sociale per i bambini e questi aspetti sono da tenere in considerazione, sempre nel rispetto di quello che stiamo vivendo. Ora questa sospensione non è grave come il lockdown, ma porta comunque con sé ripercussioni che vanno oltre il calcio giocato”.

Silvia Alabardi

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