Quando domenica il premier Giuseppe Conte ha illustrato in diretta tv il nuovo DCPM entrato in vigore ieri, ha citato anche le palestre. “Sulle palestre c’è stato un intenso dialogo – ha detto -. Molto spesso i protocolli di sicurezza vengono rispettati, altre volte non sono adeguatamente rispettati. Daremo una settimana per adeguare i protocolli e se questo avverrà non ci sarà ragione di chiudere le palestre, altrimenti la prossima settimana saremo costretti a sospendere le attività“. Sui centri, dunque, incombe lo spettro di una nuova chiusura come quella avvenuta nei mesi più cupi e duri del lockdown.

A commentare le parole del premier è Gabriele Ciavarella, proprietario del centro Life Wellness di via Sanvito a Varese e rappresentante di AIME Life Wellness. “Il suo è stato un decidere non decidere. A giugno ci sono state date delle regole precise che abbiamo rispettato e fatto rispettare ai nostri fruitori per poter riaprire in sicurezza. Non trovo corretto colpevolizzare l’intera categoria, ma dovrebbero essere sanzionati solo coloro che non seguono alla lettera il protocollo. E’ giusto che chi è in regola possa continuare a lavorare e a rimanere operativo come lo sono le altre realtà. A tal proposito, mi piacerebbe che ci fossero più controlli: come hanno trovato e multato e magari fatto chiudere i bar e le attività fuori legge, è giusto che lo facciano anche con le palestre. Ma chi è ligio deve poter proseguire il suo lavoro“.

Conte ha parlato di regole da rispettare. Quali sono nel dettaglio? “E’ bene ricordarle: le sale e gli attrezzi usati sono sanificati frequentemente e tutte le palestre hanno investito soldi per acquistare macchinari in grado di farlo, si deve mantenere la distanza interpersonale, igienizzare le mani all’ingresso, indossare la mascherina e conservare gli indumenti personali all’interno di una sacca monouso offerta dalla palestra stessa e riporla negli armadietti appositi. E’ possibile farsi la doccia ma sempre nel rispetto del distanziamento e delle regole. Seguendo queste norme la palestra è un luogo sicuro, forse ancor più di quanto lo fosse prima dell’introduzione di questi protocolli. Inoltre, chi va in palestra ha generalmente una spiccata cultura del prendersi cura di sé e degli altri e difficilmente fa qualcosa che possa mettere in pericolo sé e chi gli sta vicino”.

Nonostante ciò, Ciavarella riscontra un calo delle frequenze. “Purtroppo in palestra viene meno gente rispetto, ad esempio, ad un anno fa; siamo nell’ordine del 40% in meno. Con la fine dell’estate e la ripresa dei corsi, a settembre c’era stato un incremento che lasciava ben sperare, ma negli ultimi giorni i giornali spesso e volentieri ci hanno messo nel mirino e, con titoli ad effetto, hanno indotto paura e hanno fatto sì che chi era un assiduo frequentatore del mondo del fitness si sia allontanato di nuovo. C’è stata una campagna mediatica contro le palestre che ritengo ingiustificata anche perchè, dati alla mano, non sono stati riscontrati focolai nel nostro ambiente. Non metto in dubbio facilità di diffusione virus, ma in strutture molto grandi e che rispettano alla lettera i protocolli è veramente difficile che possa succedere qualcosa”.

C’è quindi timore che questa settimana, in cui le palestre sono sotto la lente di ingrandimento, possa essere decisiva per una nuova chiusura? “Personalmente non ho paura e vorrei che venissero, ad esempio, nella mia struttura a controllare come lavoriamo e come rispettiamo ogni regola. L’asticella si è alzata di molto già a giugno quando ci hanno imposto dei protocolli rigidi che abbiamo messo in pratica in toto. Ora, però, devono dare la possibilità di continuare a lavorare a quei centri completamente a norma e devono punire solo chi non è conforme alle leggi. Non si può sparare nel mucchio mettendo, per altro, in ginocchio milioni di lavoratori del settore, oltre che milioni di persone che usufruiscono delle palestre ogni giorno. Ora tantissimi ragazzi, senza più la possibilità di fare sport dilettantistici né di allenarsi in palestra, che cosa faranno?”.

Una riflessione va anche al mondo dello sport dilettantistico che Ciavarella conosce bene, essendo stato per altro presidente del Varese Calcio. “Posso in parte condividere l’idea di fermare le partite che forse potevano sfuggire ad un controllo più serrato e che implicavano spostamenti, ma dovevano lasciare la possibilità di proseguire con gli allenamenti che sono organizzati in sicurezza. Prendendo provvedimenti di questo tipo nello sport e nella vita quotidiana, stiamo isolando i giovani e li stiamo portando a fare solo attività casalinghe come giocare alla Playstation. I ragazzi, invece, hanno bisogno di stare assieme, di socializzare e di divertirsi, cose che al momento non possono più fare né in palestra né su campi da calcio, pallavolo e pallacanestro e di qualunque altra disciplina di contatto”.

Laura Paganini

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