Il calcio, e non solo il calcio, è in stato confusionale”. Con queste parole Nicodemo Filippelli presidente dell’Accademia Bmv descrive l’attuale momento di uno sport che piange e che da solo deve asciugarsi le lacrime.
“La ricaduta era più che preventivabile ma mi auguravo almeno che a questa situazione così difficile si potesse arrivare un po’ più preparati e venisse gestita in modo diverso”.

Di cosa parli nello specifico?
Faccio un esempio che è eloquente: il giovedì prima dell’ordinanza ci hanno consegnato i calendari dei settori giovanili, avremmo dovuto giocare il sabato, abbiamo trascorso 48 ore a correre come i pazzi per far sì che alla prima di campionato dei provinciali fosse tutto perfetto, tutto secondo le regole, salvo poi vedere il nostro lavoro andare in fumo. Dov’è il rispetto? Il rispetto in chi lavora, pagato o volontario non fa differenza, la mia società come tante altre costruisce qualcosa che possa essere soprattutto un supporto per i giovani, poi arrivano dai “piani alti” e con un colpo di spugna cancellano tutto”.

È questa la cosa che ti infastidisce di più?
Assolutamente sì perché i risultati ed il campo diventano piccoli di fronte a queste cose, se è normale che la salute abbia la priorità è normale anche che non si possa non avere rispetto di tutto il lavoro che c’è dietro, della programmazione, dell’impegno della gente, non ho paura nel dire che agire in questo modo sia da incompetenti, ci sono persone sedute al posto sbagliato; c’è un detto che dice “A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”, credo che non abbia bisogno di ulteriori specifiche”.

Cosa ti aspetti che succederà dal 13 novembre in poi?
Tutto il senso di irresponsabilità che è mancato fino ad oggi forse, per una volta, è il caso che non venga ulteriormente meno, perché la situazione non si risolverà il 13 novembre, ed io penso che la cosa migliore sia chiudere tutto e ripartire a gennaio. Sono una persona ottimista ma ragionando a mente lucida, a patto che la situazione migliori, immagino uno scenario in cui il 13 novembre si possa tornare ad allenarsi, ci vorranno un paio di settimane per rimettersi in moto, a quel punto puoi far ripartire tutto nel mezzo di un mese che a livello influenzale non offre garanzie? Ecco perché dico gennaio, non vedo altre soluzioni”. 

Quando dici “A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca” ti riferisci alle iscrizioni e a tutti i costi affrontati?
Sì, è evidente, ci sono genitori che non hanno ancora pagato la prima retta e che non la pagheranno, ci sono telefonate che parlano già di rimborsi, tutto legittimo, ma noi società come facciamo? Non abbiamo avuto agevolazioni in nulla, stiamo pagando tutti i costi, almeno avrebbero potuto stilarci una convenzione per fare i tamponi, sarebbe stato più semplice e meno dispendioso anche per noi oltre che ci avrebbe permesso di tenere sotto controllo la situazione, io sono 20 anni che porto avanti il calcio dilettantistico ma devo ringraziare chi sostiene anche economicamente l’Accademia Bmv, altrimenti non potremmo farcela”.

Parlando della situazione in generale tu lavori proprio nel settore ospedaliero, cosa è cambiato rispetto a marzo?
I numeri purtroppo non sono incoraggianti perché il via vai di ambulanze è quasi lo stesso, la forza con cui il virus colpisce però è diversa ed anche le tempistiche: nella maggior parte dei casi i contagiati arrivavano in ospedale già intubati, oggi camminano sulle loro gambe e vengono posizionati in un pronto soccorso covid che li tiene a distanza dagli altri pazienti, so bene che il discorso distanza e mascherina ci ha stancati, ma è assolutamente necessario”.

In chiusura, cosa ti auguri per il calcio dilettantistico?
Mi auguro norme chiare e rispetto, oltre che un po’ di buon senso, noi ci mettiamo un impegno sotto tutti i punti di vista non quantificabile e lo facciamo per il bene comune, per una generazione di giovani che puntiamo a far crescere con determinati valori, se fossimo “furbi” ci metteremmo poco ad affittare un campo “poco più in là”, andare in Piemonte dalla nostra zona è un attimo, ma rispettiamo le regole perché è giusto che sia così, però pretendiamo altrettanto rispetto, non ci si può voltare dall’altra parte di fronte al sacrificio umano”.

Mariella Lamonica

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