Sembra di essere tornati indietro nel tempo, a marzo, quando quello strano virus proveniente dalla Cina ha fermato il mondo intero. Ora il Covid non è più uno sconosciuto, è realtà, eppure siamo ancora nella stessa situazione: bloccati. La Solbiatese è stata una delle prime società ad alzare la voce dinnanzi alla decisione di fermare il dilettantismo da parte di Attilio Fontana, a provare a far valere i diritti dello sport a tutti i livelli; è stato un segnale importante lanciato alle istituzioni, anche se questo secondo lockdown, alla fine, è arrivato comunque.
A raccontare l’attuale situazione della Solbiatese è il responsabile del settore giovanile Alberto Sottocasa: “L’umore è pessimo perché nelle scorse settimane abbiamo subìto il balletto del ‘ci si allena, non ci si allena’, perdendo credibilità dinnanzi alle famiglie dei ragazzi che si aspettavano da noi delle risposte certe. Bloccare il dilettantismo fin da subito è stata una mossa avventata, sbagliata e controproducente: se i bambini e i ragazzi non andavano agli allenamenti non è che stavano chiusi in casa, ma si incontravano tutti insieme da altre parti senza il controllo e le precauzioni che avrebbero invece trovato sul campo. E noi stessi abbiamo verificato in prima persona l’efficacia di queste misure”.

Vuoi parlarcene?
“Noi abbiamo avuto un paio di casi in Prima Squadra. Un ragazzo si è presentato ad un allenamento e non stava molto bene: i sintomi non erano evidenti, sia chiaro, ma l’abbiamo mandato ugualmente a fare il tampone ed è risultato positivo. Da lì abbiamo fatto altri 48 tamponi, spendendo tanto, trovando una seconda positività in un ragazzo che non si allenava da parecchio con noi perché era infortunato. Se non fosse stato per quell’allenamento magari entrambi non avrebbero mai saputo di essere positivi, o l’avrebbero scoperto in ritardo. Anche per questo motivo abbiamo sempre ribadito l’inutilità di fermare il dilettantismo”.

A proposito del ‘ci si allena, non ci si allena’, come vi siete comportati?
“Nei limiti concessi abbiamo sempre dato ai ragazzi la possibilità di allenarsi. La Solbiatese ha investito tanto per adeguarsi ai protocolli e rispettare tutte le restrizioni: la scelta di continuare è stata presa per il bene fisico e socio-psicologico dei nostri giocatori. Fino a quando ci è stato concesso abbiamo offerto il miglior servizio possibile, mercoledì 4 novembre è stata l’ultima giornata di allenamenti, e sicuramente saremo i primi a ripartire non appena questo periodaccio finirà”.

Dal punto di vista degli allenamenti come vi eravate organizzati? Rispetto alle misure attuate in precedenza era cambiato qualcosa nelle ultime settimane?
“Le misure erano bene o male rimaste invariate, a parte per il fatto di allenarsi a porte chiuse, cosa che comunque avevamo già preventivato. Per il resto eravamo già organizzati, dal distanziamento negli spogliatoi alla sanificazione tra un allenamento e l’altro. Come ho già detto, abbiamo investito tanto a livello di impegno e denaro, e ciò smentisce quelle malelingue secondo cui certe società proseguono solo per riscuotere le rette. In primis specifico che le rette sono già congelate e, soprattutto, la nostra volontà di continuare era legata al discorso sociale spiegato in precedenza, non al discorso economico. Il pagamento della retta era previsto per fare calcio cinque giorni alla settimana; in questo periodo ci trovavamo solo due giorni per allenamenti che con il calcio non hanno nulla a che spartire. Ci siamo mossi con criterio, come abbiamo sempre fatto e come sempre faremo”.

La Solbiatese, nella figura del dg Carmine Corrasi, è stata la più decisa nel far valere le proprie posizioni, scrivendo una lettera per Fontana, poi sottoscritta da altre società. Qual è la tua opinione in merito alla gestione generale da parte delle istituzioni?
“Condivido al 100% quanto riportato nella lettera e, molto semplicemente, penso che la situazione sia stata gestita da persone che non sanno nulla sull’argomento specifico. Le istituzioni hanno agito senza consultare chi è competente in materia, non hanno contattato né il Comitato Regionale né la Federazione né le società, e hanno preso decisioni solo per far vedere che in qualche modo agivano. La lettera che abbiamo inviato è riuscita comunque a muovere qualcosa: al di là delle rivalità sportive le società della provincia di Varese si sono dimostrate unite e questo avrà un peso politico, anche perché a gennaio ci sono delle elezioni…”.

Restando in tema istituzioni, per quanto riguarda il discorso economico come reputi il comportamento del Crl?
“Pessimo, sono scivolati e si sono fatti anche male. Tutti i club sono giustamente infuriati perché la Federazione ha dimostrato tutta la sua lontananza: quando deve fare i suoi interessi si finge vicina, ma in realtà è chiaro come non abbia a cuore il destino delle società”.

Si parla di possibile ripartenza a febbraio; se così sarà, come si potrebbe ripartire?
“Dando per scontato che la situazione migliori ed effettivamente si riparta a febbraio, credo che si possa tranquillamente finire la stagione giocando fino a fine luglio. In Svizzera, ad esempio, giocano d’estate facendo la pausa invernale e potremmo prendere spunto per questa stagione; è chiaro che questo discorso era stato intavolato anche in passato perché noi siamo vicini al confine, e infatti altre realtà avevano bocciato la proposta, ma reputo sia fondamentale proseguire ed ultimare la stagione. In questo modo si darebbe senso e continuità al percorso di crescita dei ragazzi: già nella scorsa stagione sono stati persi dei mesi, se avvenisse anche questa volta si creerebbero dei buchi generazionali con annate monche. Dai 14 ai 16 anni, infatti, i ragazzi crescono tanto, assorbendo e creando un bagaglio importante per il loro futuro; per questo sarà determinante riprendere al più presto”.

Come eravate partiti questa stagione, e come ripartirete?
“Purtroppo non abbiamo fatto tante gare di campionato, come le altre società del resto, perché lo stop è arrivato subito. In più abbiamo anche avuto qualche rinvio, ma in generale siamo partiti bene, sul pezzo, con obiettivi chiari e perfettamente raggiungibili sia dalla Prima Squadra sia dal settore giovanile. Sulla ripartenza è ovvio che il quando si ripartirà influenzerà il come, ma noi ci faremo trovare pronti”.

In conclusione, quindi, quale sarà il futuro della Solbiatese?
“Dobbiamo essere ottimisti e, appena sarà possibile, ripartiremo con entusiasmo e un pizzico di rabbia. Abbiamo degli obiettivi chiari che dobbiamo perseguire, consolidando il già ottimo trait d’union fra Prima Squadra e settore giovanile. Vogliamo portare la Prima Squadra il più in alto possibile perché chiaramente questo offre un ottimo trampolino di lancio al settore giovanile: avere un buon serbatoio, creare una nostra Cantera, è fondamentale e più si sale più diventa difficile e stimolante raggiungere l’obiettivo. La Solbiatese ha le risorse e le energie per farlo”.

Matteo Carraro

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