928 chilometri separano Osnabrück da Cittiglio. È una distanza che non basta per sfuggire al Covid, questo è impossibile, ma che è sufficiente per entrare in un mondo diverso, vivere nuove esperienze e crescere con le proprie forze. È la distanza percorsa da Federica Schipani, studentessa al terzo anno di Scienze politiche alla Statale di Milano, che ha scelto la Germania come meta per il suo Erasmus.
“Sono qui da due mesi – spiega Federica – e mi sono subito innamorata di Osnabrück: è una città giovane, viva, molto più grande di Cittiglio, ed è davvero bellissima. Il cambio culturale è stato notevole, ma ci ho messo poco ad abituarmi anche perché, prima di venire qui, avevo già vissuto in Germania come ragazza alla pari in un paesino vicino a Colonia”.

Come mai hai scelto di partire per l’Erasmus in un periodo così complicato a livello globale? E perché proprio in Germania?
“Ho scelto la Germania perché mi piace, sia come Paese in sé sia per la sua cultura, e mi piace anche la lingua. Vivere e studiare all’estero è un’esperienza che ho sempre sognato di fare: quando mi si è presentata questa opportunità, all’inizio del terzo anno di studi, l’ho colta subito. Dovevo partire a marzo, ma inevitabilmente con il lockdown ho dovuto rinunciare; dopo l’estate non volevo restare nuovamente bloccata a causa dell’emergenza sanitaria in Italia, motivo per cui sono partita subito”.

Come ti trovi in un’Università tedesca?
“Davvero bene, perché l’Universität Osnabrück è molto più organizzata rispetto all’Italia per quanto riguarda la didattica a distanza. C’è un’offerta migliore, più ampia, e c’è un’assistenza pazzesca anche per quanto riguarda la situazione Covid: qualsiasi cosa succeda noi studenti sappiamo come muoverci e a chi rivolgerci. Inoltre l’Università promuove parecchie attività per favorire la conoscenza reciproca con altre persone: hanno organizzato una caccia al tesoro per la città, ci sono corsi di lingua specifici e, per chi vuole, esiste anche un programma basato sugli interessi personali, una sorta di “Tinder universitario”. Io sono arrivata qui completamente da sola, ma ben presto ho conosciuto altri italiani e tante belle persone con cui mi trovo davvero bene”.

Oltre allo studio quali sono i tuoi interessi e le tue passioni?
“I Diritti Umani e le lingue: prima dell’Università ho fatto il liceo linguistico, conosco l’inglese, il tedesco e il francese e cerco sempre di applicare quello che studio alla vita di tutti i giorni. Tra le altre passioni non posso non citare il calcio, dato che sono tifosissima del Bayern Monaco; inoltre praticavo squash, ma ormai è già da un annetto che ho smesso”.

Capitolo Covid. Qual è la situazione in Germania?
“C’è un lockdown light: bar, gastronomie e ristoranti sono chiusi, ma tutto il resto è aperto; sono ovviamente aumentate le distanze di sicurezza ed è sconsigliato, non vietato, incontrarsi privatamente. All’aperto la mascherina è obbligatoria solo nel centro storico, e infatti le persone appena escono dai negozi se la tolgono subito. In ogni caso, però, le restrizioni sono sempre state rispettate anche prima del 2 novembre, data in cui è iniziato a tutti gli effetti il lockdown light. Chiaramente si tratta di una situazione molto diversa rispetto a quella di marzo e aprile in Italia: quel lockdown l’ho vissuto davvero malissimo sia per le notizie che davano in televisione sia perché non vedevo l’ora di partire, e invece ero rimasta bloccata”.

Secondo te la gestione dell’emergenza sanitaria è migliore o peggiore rispetto a quella italiana?
“Direi cinquanta e cinquanta. Qui c’è da dire che sono molto più organizzati, anche se forse non hanno bene in mente cosa sia il Covid perché non l’hanno vissuto come noi in Italia. Andando oltre questa città, mi è capitato di vedere persone che al posto delle mascherine si limitavano a coprirsi la bocca e il naso con delle sciarpe. Ripeto, comunque, che l’organizzazione qui è massima: praticamente tutti hanno l’App. che funziona alla perfezione e indica costantemente la percentuale del rischio contagio cui si è esposti”.

Quanti casi ci sono in Germania?
“Siamo su una media di 15mila contagi al giorno, con oltre un centinaio di morti. Da queste parti i numeri non sono alti e, anzi, sembra che negli ultimi giorni stiano diminuendo”.

Che futuro ti aspetti? E che futuro ti aspetta?
“Fino a qualche mese fa ero la persona più ottimista del mondo sul futuro; ora l’unica cosa che posso augurarmi è che vada sempre meglio. Per quanto riguarda me stessa mi auguro di concludere al meglio il mio percorso universitario con i sette esami che mi mancano e la tesi, in modo da poter ampliare le mie possibilità future. Lavoro? Mi piacerebbe entrare in diplomazia o lavorare nell’ambito della sicurezza internazionale. Spero comunque di poter tornare in Germania per un Master o, perché no, per viverci”.

Matteo Carraro

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