La Serie D non si ferma, la Castellanzese quasi. Con la decisione di LND di dare spazio ai recuperi delle gare rinviate fin qui tra l’8 e il 22 novembre, interrompendo il calendario regolare, si prospetta un mese ricco di allenamenti ma povero di gare per i neroverdi. Solo un rinvio fin qui per l’undici di Mister Mazzoleni, con il Casale, gara valida per la 4^ giornata di andata, che verrà recuperata il 15 novembre al Provasi. Per il resto tanto tempo per recuperare la condizione migliore in vista della ripresa del calendario regolare fissata per il 29 novembre.
“E’ una barzelletta. Ci stanno prendendo in giro, di nuovo – commenta il presidente della Castellanzese Affetti -. È solo un modo per digerire la pillola, un film già visto. Il metodo giusto sarebbe andare avanti con il protocollo adottato dalla Serie A, ma chi paga? Allora per salvare il calcio di Serie D bisogna chiudere tutto e riprendere con la prossima stagione a settembre 2021″.
Parole forti e decise quelle del numero uno neroverde che ha spiegato come “chiudendo i botteghini e gli incassi potenziali dalle giovanili si sono prodotti solo costi e non ricavi”. Tra le spese in agenda anche e soprattutto “i rimborsi di chi fa parte della società che va a creare un disavanzo ingestibile. Abbiamo assistito alla morte del calcio di Serie D – rincara la dose Affetti – perché squadre come la nostra vivono secondo gli incassi delle giovanili e dei loro tornei. Non c’è solo la prima squadra”.
Situazione tragica per le formazioni nostrane senza via d’uscita. “Un suicidio continuare. Il campionato va fermato e tutti a casa. L’alternativa è quella di mettere a disposizione dei fondi per i tamponi e per i mancati introiti delle società, altrimenti è meglio chiudere”.
Un pensiero, quello di Alberto Affetti che trova riscontri anche tra le altre dirigenze della categoria. “Ho sentito altri colleghi presidenti e devo dire che abbiamo tutti lo stesso pensiero, ossia lo stop definitivo“.
Eppure, il campionato è ripartito con molti, forse troppi rinvii nelle prime otto giornate di campionato. Dal punto di vista sportivo “fermarsi per un po’ e ripartire significherebbe dover rifare la preparazione per riportare ancora la squadra in condizione di scendere in campo e giocare”. Tempi più lunghi, ma nessuna soluzione. “Ci stanno portando verso un muro, facendo così – conclude Affetti -. Dipende da come si muoveranno le istituzioni, ma temo che molte società potrebbero scomparire da un momento all’altro”.
Alessio Colombo