Seconda ondata di Covid-19 e seconda chiusura per tutto il mondo dello sport, palestre, piscine, fitness e wellness. Una chiusura di un mese dura, durissima per tutte le aziende dell’industria che si ritrovano faccia a faccia con un nemico conosciuto, battuto una volta e da battere una seconda a tutti i costi.
Paolo Galante, amministratore delegato di Onda Gei, società concessionaria dei due impianti comunali del gruppo Mio Club, con sedi a Cassano Magnano e Tradate, racconta le difficoltà del momento e la speranza che questi sforzi portino ad una riapertura futura definitiva ed in salute per tutti.

Quanto ha temuto questa seconda ondata e questo lockdown?
“Purtroppo era abbastanza annunciato più che temuto. Si è andati avanti nel periodo estivo il più possibile, ma con il rientro delle scuole già si vedeva il numero dei contagi salire e i frequentatori dei nostri centri scendere, quindi vedevo già all’orizzonte la chiusura. Molti pensavano che non sarebbe arrivata ed invece noi eravamo molto convinti e direi quasi favorevoli. Secondo me questa pausa in questo momento doveva avvenire per forza. Io non sono tra quelli che dice che dobbiamo riaprire subito, no, usciamo da questo momento con la pazienza e per riaprire definitivamente in sicurezza, senza l’ombra o la paura di una terza chiusura”.

Come sono stati i mesi tra la prima chiusura e questa?
“A Cassano Magnago abbiamo una piscina che abbiamo sfruttato molto con questo plus in estate. Consci dei numeri ristretti permessi, la scuola nuoto dei bambini ha ripreso a settembre con una riduzione importante rispetto alla capienza del nostro impianto e per via delle rinunce causate dalla paura del virus. Abbiamo avuto quindi una ripresa un po’ lenta sia delle piscine che della palestra. E’ una situazione condivisa dai colleghi di settore, si parla di un calo, a livello nazionale, tra il 40% ed il 60% e noi ci troviamo proprio in mezzo a questa percentuale”.

Siete riusciti a rientrare ad oggi delle spese fatte in questi mesi per mettervi in regola con le indicazioni del Governo?
“Le spese, con il giro che abbiamo, possono sembrare un importo alto, perché siamo sui 15.000€, ma non è questo che fa soffrire, quanto il fatturato perso durante il primo lockdown, quello non raggiunto a pieno durante la riapertura e quello nullo di adesso. Queste sono le vere cause della paura, non tanto le spese per potersi mettere in regola con le indicazioni del Governo, quanto appunto il mancato raggiungimento del fatturato solito che veniva ottenuto in tempi normali in questi periodi”.

Quanto pensa sia sostenibile nel tempo una situazione del genere?
“Parlo del nostro caso personale, noi ci siamo già messi il cuore in pace e proiettiamo una riapertura non come da decreto prima di Natale, ma finito l’inverno, sperando ovviamente di sbagliarci e poter riaprire prima. Per noi questa seconda chiusura si può superare, usufruiremo di questo tempo per effettuare lavori di manutenzione che saranno pronti alla riapertura. Poi, chiaramente, ci sono altre realtà che purtroppo potrebbero venire colpite in maniera definitiva da questa seconda chiusura”.

Avete ricevuto gli aiuti destinati dal Governo per il settore?
“Sì, ma fino adesso quello che è arrivato non copre nemmeno l’acquisto dei termo scanner che, per dare un’idea, si paga 1200€ più IVA a pezzo. Vedremo con il nuovo Decreto Ristoro”.

Alessandro Burin

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