Il viaggio della rubrica “Varesini all’estero” passa per Budapest dove una ragazza gallaratese, Elena Ferrazzi, sta svolgendo l’Erasmus in Filologia moderna presso l’Università cattolica Pazmany. Un Erasmus particolare e proprio nel bel bello della pandemia di Covid-19 che in Ungheria ha portato a misure stringenti da una settimana a questa parte.
Elena racconta la sua esperienza, dal viaggio di partenza alla nuova vita di restrizioni che l’attende nel prossimo mese e mezzo, con la speranza che per le vacanze di Natale possa tornare a casa.

Com’è la situazione a Budapest e, in generale, in Ungheria?
“Diciamo che qui fino al lunedì della scorsa settimana si viveva una vita più o meno normale, ovviamene si rispettavano le basilari norme di sicurezza, come tenere la mascherina nei posti chiusi o il distanziamento sociale. Nel giro di 10 giorni è cambiato tutto perché il Governo ha iniziato ad applicare misure sempre più stringenti e da mercoledì c’è il coprifuoco dalle 20 alle 5, è obbligatorio indossare la mascherina all’aperto, eccetto quando si fa attività fisica, le lezioni universitarie sono online, e i ristoranti sono chiusi con la sola possibilità di fare asporto”.

A livello di numeri di contagi, invece, la situazione come si sta sviluppando?
“Ci sono migliaia di casi e più di 100 morti in media al giorno che, parametrati sulla popolazione ungherese, non sono pochi. Un campanello d’allarme che ha fatto mobilitare le istituzioni”.

Queste restrizioni in vigore andranno a modificare molto la tua quotidianità?
“Fino ad adesso ho vissuto una quotidianità normale. Ho avuto la possibilità con i miei amici di visitare qualche città o comunque muovermi liberamente nel rispetto delle regole e potremmo continuare a farlo perché non c’erano limitazioni agli spostamenti interni. Da oggi però la vita sta cambiando in fretta e mi dovrò abituare alle nuove restrizioni, com’è giusto che sia. Sicuramente ciò che finora qui mi ha dato molto ed è stato grandioso secondo me, è stata la possibilità di fare lezioni in presenza mentre in altri Paesi, come da noi in Italia, gli studenti universitari sono stati costretti a fare lezione solo a distanza. Da adesso ovviamente cercherò di evitare sempre più i luoghi al chiuso, farò magari più passeggiate, cercando sempre di stare in posti dove non ci sia assembramento”.

A livello di spostamenti tra l’Ungheria e l’Italia ci sono limitazioni?
“Le frontiere ungheresi sono chiuse dal primo settembre. Si può entrare nel Paese solo per comprovate necessità, come ad esempio l’essere studenti, com’è capitato a me che sono patita dall’Italia l’8 settembre. Partenza bizzarra, se penso che in aeroporto a Malpensa, non essendo ancora ben definita la situazione ungherese, sono rimasta mezz’ora in attesa prima di dover partire perché le hostess di terra non avevano la certezza che il mio permesso, fornitomi dall’Università, fosse valido e avevano paura mi rimandassero in Italia una volta atterrata in Ungheria. Una volta arrivata ho potuto scegliere se fare la quarantena o i due tamponi, opzione questa che ho scelto, anche se non è stato facile capire bene come muovermi visto che ogni tipo di indicazione in merito era in ungherese”.

Tutte queste difficoltà ti portano ad essere un po’ preoccupata per un eventuale ritorno in Italia per le festività natalizie?
“In realtà fino adesso penso non ci siano grandi limitazioni per tornare. Ovviamente però sto tenendo sotto controllo la situazione perché non vorrei trovarmi a non poter più tornare per la chiusura totale delle frontiere. In quel caso penso che mi muoverei subito per tornare”.

Alessandro Burin

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