Nel mondo del calcio dilettanti tiene banco la “questione Spadafora” o per meglio dire la svolta epocale che pare dietro l’angolo a seguito delle riforme annunciate dal Ministro per lo sport.
Tra queste spunta l’abolizione del vincolo sportivo. Come detto si tratta del rapporto che si crea tra un atleta dilettante e il rispettivo club tramite il tesseramento. Il calciatore, ad esempio, è legato alla società dal compimento dei 16 anni fino al compimento dei 25 anni e ad oggi può svincolarsi solo con il consenso del club o per situazioni eccezionali come possono essere l’inattività o il trasferimento. Dopo i 25 anni, invece, il giocatore può chiedere autonomamente alla Federazione di essere svincolato d’ufficio ogni anno. Con la riforma voluta da Spadafora, una riforma che vedrà entrare in vigore questa nuova clausola a partire dal campionato 2022/23, i giovani dilettanti saranno liberi artefici del proprio destino calcistico e potranno cambiare ogni anno maglia senza l’ok del club. Alla società andrà il premio di formazione.
A tal proposito le società di Prima Categoria del varesotto dicono la loro.

Il ds della San Marco Luca Michele afferma:Questa decisione potrebbe rivelarsi un vero disastro per tante, tante società che restano a galla proprio grazie alle quote che percepiscono dal vincolo sportivo; tanti club si nutrono del lavoro fatto nel settore giovanile e raccolgono successivamente quanto seminato; fortunatamente alla San Marco non funziona così, nel senso che abbiamo altre forme di sostentamento e, guardando anche il punto di vista umano, non abbiamo mai tenuto nessun giocatore controvoglia“. E prosegue:Io ho provato sulla mia pelle il vincolo sportivo, e mi ero sempre promesso e ripromesso che se mai avessi fatto il direttore sportivo non lo avrei mai utilizzato anche perché talvolta ci sono giocatori che a causa di questo vincolo perdono gli stimoli, smettono di giocare, onestamente non potrei mai perdonarmi una cosa del genere“. Certo è che c’è anche l’altro lato della medaglia:Esatto c’è un altro lato della medaglia ovvero tutte quelle società che sopravvivono con queste somme di denaro, e cosa posso dire? È complicato sbilanciarsi, come detto sul lato umano non avrei dubbi ma l’aspetto economico ha un suo peso specifico, penso inoltre che si finirebbe per coinvolgere maggiormente anche la famiglia dell’atleta che potrebbe propendere per l’una o per l’altra decisione“. Credi che i premi formazione possano andare a riequilibrare il discorso economico?Le valutazioni da fare sono tante, pare che questi premi facciano riferimento solo ad un periodo parziale, bisogna far luce su tutta la questione, abbiamo nella giornata odierna una riunione tra società per capire quale direzione prendere“.

Anche il presidente Fontana del Cantello Belfortese ha le idee molto chiare in merito: “In tutta onestà credo che questa decisione fosse inevitabile perché andando a memoria solo l’Italia e la Grecia non si erano adeguate al modello europeo, sono anni che se ne parla e non mi sorprende l’aver preso questa direzione, per me era nell’aria; credo che sia una questione che tocchi però società un po’ più in su rispetto alla nostra, in eccellenza e serie D le entrate che derivano dai cartellini dei giocatori sono entrate cospicue, somme importanti per la gestione del club, e c’è dietro un lavoro di settore giovanile profondamente diverso“. “Capisco che la volontà sia quella di compensare con i premi di formazione prosegue Fontanama potrebbe essere una compensazione parziale, solo un piccolo aiuto rispetto al totale“. E sul discorso di dover considerare i propri atleti dilettanti come lavoratori iscritti alla Gestione Separata INPS con aggravio di costi e incombenze di versamenti, registrazione, ecc? “In questo caso sono totalmente contrario, io ho un’azienda e so cosa significhi, se anche la nostra passione deve essere trasformata in un lavoro è la fine, siamo alla follia, mi auguro rivedano questa scelta“.

Parere contrastante anche quello dell’allenatore dell’Accademia Bmv Andrea Trubia:Ho fatto per diversi anni il ds ad Arconate, ho allenato juniores ed alleno in prima squadra, e sono anche un genitore, i punti di vista possono essere diversi e da padre, ovviamente, questa decisione la accolgo in maniera favorevole, è giusto che mio figlio giochi dove vuole senza costrizioni, ma da uomo di società mi rendo conto che è un problema, è un discorso molto più ampio ma così si finirà per uccidere diverse società, anche perché significherebbe azzerare i valori tra giocatori e se da un lato “tutti potrebbero prendere tutti” dall’altro chi ha fatto un certo tipo di lavoro sul giovane non avrà il giusto compenso…diciamo che come ogni cosa ci sono pro e contro, mi auguro però si trovi una via di mezzo che dia agevolazioni ad entrambe le parti“.
Prosegue ancora: Credo che negli ultimi anni qualche bastone tra le ruote fosse già stato messo, e credo che questa legge sia dettata anche dal fatto che tante società ne abbiano approfittato, purtroppo c’è sempre l’esagerazione, io sarei più per mettere dei paletti, magari sulle quote o sulla durata, anche perché si è parlato di premi di formazione ma bisogna far luce su questi premi e capire effettivamente come verranno quantificati“. “In generale chiosa infine il tecnicomi spiace che su questioni così non si coinvolgano direttamente persone all’interno del mondo del calcio dilettanti che potrebbero portare esperienza e conoscenze dirette“.

Mariella Lamonica

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui