Un anno perso. È questa la frase maggiormente usata dagli addetti ai lavori nel mondo dello sport per definire il 2020. La pandemia è stata e risulta essere ancora una sentenza su più fronti e, all’interno della filiera sportiva, nessuna società potrà uscirne completamente indenne. “È stata un’annata complicata per tanti motivi, ma fortunatamente non siamo rimasti soli. La FIBIS, attraverso un protocollo approvato dal CONI, ha permesso agli atleti di proseguire con gli allenamenti”. A spiegarlo è Paolo Marcolin, pluricampione italiano ed europeo della stecca nelle specialità a 5 e 9 birilli, gestore inoltre del Centro Biliardo Sportivo Massè a Sesto Calende

Una stagione compromessa dal Covid.
“Di fatto è così, i tornei nazionali sono andati avanti col freno a mano tirato. Per quanto riguarda il Campionato Italiano, si è svolta solo la prova di Arco di Trento, a cavallo tra ottobre e novembre. Eventi molto importanti e rinomati, come il Gran Premio di Saint-Vincent, sono stati inevitabilmente annullati”.

I suoi tesserati hanno avuto modo di gareggiare?
“Hanno potuto partecipare a quelle selezioni regionali o provinciali valide per le qualificazioni ai campionati nazionali di categoria. I protocolli istituiti dalla Federazione hanno consentito loro di allenarsi, pertanto hanno preso parte a tutte le gare in programma, sebbene il calendario fosse più ristretto”.

Quali problemi ha riscontrato nella gestione della sua sala?
“A livello economico è stato problematico, poiché non potevamo somministrare né cibi né bevande. Nonostante questo, abbiamo ricevuto una risposta importante sia dagli agonisti che dagli appassionati: non ci hanno fatto mancare la loro presenza. Credo che le misure di sicurezza imposte dal governo siano importanti, ma era necessario creare delle differenze tra i vari sport. Le sale sono probabilmente i posti più sicuri. Da parte nostra, abbiamo adottato tutte le misure di sicurezza possibili: mascherine obbligatorie, termo scanner all’ingresso, distanze minime, utilizzo di igienizzanti e sanificazione dei locali”.

Dario Primerano

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