Venticinque anni da compiere il prossimo 20 febbraio e ancora tanti sogni nel cassetto. Sogni legati alla vita, a una famiglia da formare, a un nuovo lavoro da iniziare e… a un mondo del calcio ancora da vivere. In maniera diversa, ma ancora da vivere.
Come tutti i bambini, Matteo Simonetto, da grande voleva fare il calciatore, era il suo primo obiettivo che giorno dopo giorno diventava sempre più realtà.
“Piano, i calciatori, quelli veri, sono un’altra cosa, raggiungono altri obiettivi e categorie. Io calciatore? Ma mi hai visto? (sorride, ndr). Diciamo che mi ritengo fortunato perchè comunque mi sono tolto le mie soddisfazioni. Ho avuto la fortuna e la possibilità di giocare con la maglia della squadra che mi ha cresciuto e che amo: il Varese. La scorsa stagione, a Ponte San Pietro, mi sono sentito un vero e proprio professionista ed ero entusiasta di poter tornare a giocare con i miei biancorossi”.

Poi, cosa è successo?
“Nulla, è successo che ho un’età in cui bisogna iniziare a pensare con i piedi per terra al domani. Ho avuto un’offerta di lavoro, che esula dal mondo del calcio, molto allettante e su cui poter costruire il mio futuro. Affiancata a questa opportunità sono riuscito a legare l’esperienza che andrò a vivere col Malcantone (Seconda Lega Regionale Svizzera, ndr), una società molto seria e ben strutturata a cui mi sono avvicinato conoscendo bene mister, compagni e dirigenza, che mi ha spalancato le porte: sommate le due cose non potevo dire di no. Una scelta di vita perchè al calcio affiancherò il lavoro e questo mi permetterà di iniziare a vivere anche quello che sarà il mio domani senza il pallone”.
Senza il pallone?
“Abbiamo parlato di scelta di vita, per questo dico così. Dentro di me ho una voglia matta di iniziare, di tornare a giocare e di dimostrare quanto valgo con un signor mister quale è Stefano Bettinelli che, come me, è biancorosso dentro. Per questo voglio ringraziare davvero il presidente e tutto lo staff del Malcantone per la grande opportunità che mi stanno offrendo”.

Ci togliamo qualche sassolino? Quanto ha influito il tuo poco utilizzo da parte di mister Sassarini?
“Nessun sassolino. E’ stato un inizio di stagione travagliato per tutti: il covid che ci ha fermato, l’infortunio che mi ha lasciato parecchio ai box e i risultati che non sono arrivati. Certo, se tutto fosse andato liscio, se l’offerta di lavoro mi fosse arrivata dopo dieci gare giocate da titolare forse avrei ragionato diversament. E’ andata così, va bene così”.
Cosa ci dici del Città di Varese?
“Quello che ti ho detto prima, che l’inizio è stato troppo travagliato per una squadra costruita dal nulla in poco tempo. Sono certo che i miei ex compagni sapranno rialzare la testa e lottare fino alla fine per raggiungere quello che è l’obiettivo stagionale: salvare la categoria”.

Michele Marocco

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