Con un nuovo dpcm alle porte e le giornate senza calcio che continuano a sommarsi, sono tante le domande che si fanno le società calcistiche su questa stagione interrotta precocemente. Interrogativi su un finale che sembra già scritto ma che, fino all’ultimo, si spera possa cambiare. Mister Tomasini del Lonate Ceppino dice la sua.

Iniziamo parlando della recente elezione di Tavecchio.
“Ci vuole più forza da parte della nostra provincia e di Milano e un uomo con la sua esperienza credo possa fare bene. Cosa servirebbe per il nostro calcio? Essendo un uomo di campo non saprei sinceramente, sicuramente si dovrebbe andare incontro alle società. Adesso si trovano in difficoltà e ci vuole una persona che le aiuti. Il calcio dilettanti è un mondo che va aiutato, anche sotto l’aspetto economico per mantenere alto il livello”.

Non è certo ma si dice che, con il nuovo dpcm, se saremo in zona arancione forse consentiranno gli allenamenti. Cosa ne pensa? E se invece non si potrà o addirittura saremo in zona rossa con conseguente slittamento di una possibile ripartenza, allora avrebbe senso sperare in una ripresa?
“Ne ho parlato un paio di volte con il direttore nell’ultimo periodo e non penso che noi riprenderemo gli allenamenti. Se dobbiamo cominciare bisogna farlo bene, no n a metà. È vero che allenarsi farebbe bene ma se si deve ripartire lo si deve fare con gli allenamenti, coinvolgendo il pubblico nel vedere le partite, con i giusti contatti e le dovute distanze con le mascherine perché se iniziamo solo noi giusto per giocare, senza tutto il resto si fa prima a cominciare direttamente a settembre. Chi decide non sa che le società hanno speso soldi per mettersi a norma e, come si dice, hanno subito ‘oltre al danno la beffa’. È un meccanismo strano e non possiamo farci nulla. Non è necessario arrivare a settembre, anche nel periodo caldo, come fine maggio, giugno si può iniziare. A me va bene tutto, anche la soluzione che girava di giocare solo girone di andata. Giocherei pure ogni tre giorni avendo una rosa di 23 giocatori allo stesso livello e che, con una partita a settimana, non riuscirebbero a giocare tutti. A mio avviso siamo una delle poche squadre ben strutturare, dove non ci sono fenomeni ma c’è un gruppo completo”.

Qual è l’umore dei ragazzi?
“Sono demoralizzati e arrabbiati perché non si vede la luce alla fine del tunnel. C’è amarezza da parte mia e della squadra. In Coppa era andata così così e questo ci aveva aiutato a trovare il binario giusto, a stare con i piedi per terra. Sono convinto che avremmo fatto un super campionato, avevamo fatto i giusti ritocchi ed era un gruppo molto eclettico a livello tecnico. C’era un filotto di big match che avevamo preparato ed eravamo pronti a goderci il campionato. La società era contenta e aveva fatto un campo a 7 in sintetico e dispiace vedere dove si è arrivati”.

Poche partite giocate, ma ti eri fatto un’idea generale su questo campionato?
“Era un punto di domanda, sarebbe stato un campionato strano, senza dubbio, ma per quello che ho visto anche avvincente. C’erano diverse squadre, tra cui noi, strutturate per giocarsela e per dire la loro”.

Per concludere, qual è un suo pensiero generale su questa situazione?
“Dobbiamo imparare a convivere con questo virus e dare una possibilità di vivere perché il modo c’è e se non lo impariamo si tira avanti la questione oltre al dovuto. Per esempio, fare come quest’estate quando ci facevamo le nostre passeggiate con le mascherine, andavamo nei ristoranti distanziati, anche nei campi eravamo ben organizzati, entravamo ed uscivamo ad orari scaglionati o ai bambini bastava allenarsi e fare le loro partitelle nella propria società: questo è quello che auspico si possa tornare fare”.

Roberta Sgarriglia

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