Continua il nostro percorso per scoprire se e come nelle società della nostra provincia ci siano bambine che giocano a calcio e vedere se il calcio femminile sia ancora un tabù da sfatare. Dopo Caravate, ci spostiamo a Somma dove nel gruppo dei 2013 c’è anche una piccola quota rosa, allenata da mister Roberto Franzin.
Inizialmente, come racconta il tecnico, gli altri bambini hanno avuto qualche problema a vederla come una compagna di squadra: “Seguo il gruppo da tre anni e quelli che c’erano già l’hanno presa come “la femminuccia che vuole giocare ma non è tanto brava”. In realtà, ha buonissime qualità e non è passato tanto tempo prima che se ne accorgessero”. Nonostante questo, Franzin spiega come si sia integrata bene nel gruppo: “Ha qualche difficoltà ma è davvero tenace, si lascia scivolare tutto e da questo punto di vista è davvero ammirevole”.

Essendo ancora piccoli la diversa fisicità tra maschi e femmine non si nota e per questo usa la stessa metodologia di allenamento con tutta la squadra: “Sono bambini di 7/8 anni e quindi fanno un gioco e un’attività motoria di base. Se, come ho detto prima, da un punto di vista tecnico ha delle problematicità essendo arrivata in un gruppo che già funzionava, da quello motorio e della fisicità non ne ha, anzi”.

Purtroppo, non c’è ancora una forte richiesta di bambine che vogliono giocare e mister Franzin spiega, secondo il suo punto di vista, il motivo: “Lavoro con i bambini da più di 20 anni e sicuramente il calcio non è la prima, ma neanche la seconda, scelta per la famiglia o la bambina che vuole praticare sport. Secondo me ci arrivano “per caso”, non perché il contesto lo favorisce”.

Per lo sport è stato un anno particolare e complesso e l’assenza di allenamenti ha influito pure sui più piccoli. “Hanno preso male questo nuovo stop – commenta Franzin –. Nonostante siano bambini che hanno continuato a frequentare la scuola, per loro il calcio rimane un momento di sfogo. Lo vedo pure io con i miei figli, che sono più nervosi. È un’attività motoria extra scolastica che li occupa per due pomeriggi a settimana per gli allenamenti più la partitella e resta un momento fondamentale, indipendentemente che sia calcio o qualsiasi altro sport”.
Come molte altre società, pure la Sommese ha tentato di fare gli allenamenti online: “Ci abbiamo provato ma con scarso risultato, sono bambini e hanno bisogno, se non del contatto, almeno della vicinanza. Già è difficile che stiano fermi sul posto con una palla a fare gli esercizi, quindi non ha avuto molto successo, se non per il fatto che si sono visti tra di loro”.

Roberta Sgarriglia

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