In questo 2021 biancorosso non c’è nemmeno il tempo di potersi godere la vittoria contro Cremona che subito bisogna concentrarsi su una nuova sfida e sarà così anche per questa settimana in casa Openjobmetis, alla vigilia del match delicatissimo in casa della Germani Brescia di mercoledì sera. Una partita alla quale i ragazzi di Bulleri arrivano sulle ali dell’entusiasmo dopo una settimana che ha regalato 4 punti in due partite, riaggiustando quel discorso salvezza che, dopo la sfida persa contro Cantù, sembrava davvero arduo riaprire.

Con intensità, cuore, tanta tecnica e tenacia Varese ha riaggiustato le cose e ora inizia un nuovo mini campionato da non fallire, cercando di dare continuità agli ottimi progressi visti tra Brindisi e Cremona. Questa situazione è figlia del tanto lavoro in palestra, della grandezza d’animo dei giocatori che compongono questa squadra e di tutti gli sforzi che finora non erano stati premiati, molto per demeriti propri e tanto anche per una sorte avversa.
Tutti i motivi che hanno fatto svoltare la Openjobmetis e, come racconta il Team Manager biancorosso Massimo Ferraiuolo, ora la squadra è più convinta dei propri mezzi e può tirare fuori il meglio delle proprie potenzialità.

Cosa lasciano queste due vittorie consecutive?
“Lasciano qualche certezza in più all’inizio di un girone di ritorno che per noi sarà difficile, complicato e pieno di insidie. Siamo consapevoli che queste due partite erano importanti da vincere e ora abbiamo acquisito qualche convinzione in più. Abbiamo giocato due sfide in cui, nonostante le difficoltà, la nostra grande voglia di portare a casa i due punti ha prevalso. Adesso ci sono da limare tanti particolari dal punto di vista tecnico e tattico in primis, però intanto abbiamo conquistato 4 punti. Averlo fatto con questa intensità e voglia, dissipando i dubbi che c’erano rispetto all’aspetto remissivo della squadra nei momenti cruciali della partita è stato fondamentale”.

Di solito i derby cambiano le stagioni, all’andata è stato così ma per assurdo è stato così anche al ritorno. Nonostante la sconfitta, cos’è scattato nella testa della squadra dopo la notte del PalaDesio?
“L’impegno della squadra di fare le cose in un certo modo non è mai mancato, anzi è addirittura aumentato nel momento in cui siamo tornati in palestra post covid. E’ chiaro che ricominciare ha comportato delle difficoltà, soprattutto da un punto di vista fisico e della gestione di energie e risorse. Probabilmente abbiamo pagato questo aspetto in maniera un po’ più pesante nelle prime due gare. Con Brindisi siamo stati un po’ agevolati dalle assenze di due giocatori fondamentali per il loro gioco, come Harrison e Willis, ma siamo stati bravi da un punto di vista mentale a non farci mai prendere dallo sconforto e continuare a crederci. Quello che abbiamo passato è stato un periodo durissimo e credo che averlo superato ci abbia dato ancora maggior forza di fare. In riferimento a questo, vorrei spendere una parola che mi pare doverosa, per il nostro preparatore, Barnabà, che ha fatto un lavoro straordinario durante tutto questo periodo e ha gestito perfettamente tutte le situazioni non solo sul campo per chi poteva, ma anche per chi era a casa, fornendo tutti gli strumenti per mantenersi in forma anche tra le mura delle proprie abitazioni. Un ringraziamento va anche a tutto lo staff medico e mi riferisco a tutti i nostri dottori e fisioterapisti che sono stati bravissimi, soprattutto quando si sono ripresi gli allenamenti, nel tenere i muscoli sotto controllo grazie a trattamenti e a un lavoro specifico. Ci tengo davvero a sottolineare questo aspetto che magari non sempre viene tenuto in considerazione ma è stato fondamentale”.

Lo specchio di tutto ciò è la tenuta fisica della squadra che sta aumentando sempre più. I miglioramenti, soprattutto in termini di fase difensiva, vedi la lotta a rimbalzo che finora era stato uno dei talloni d’Achille della squadra non solo per  i lunghi ma per tutti i giocatori, sono arrivati grazie al mero lavoro quotidiano in palestra o sono dovuti anche ad una risposta psicologica al momento di difficoltà?
“Quando capitano i periodi in cui non te ne va bene una, e parlo anche per esperienza personale, capisci che devi lavorare per non sbagliare le piccole cose, come il passaggio, non perdere il pallone, l’attenzione a non lasciare il rimbalzo all’avversario o la capacità di dare il pallone al compagno più libero per un tiro migliore. Tutti hanno capito questo e stanno cercando di metterlo in pratica. L’esempio di Ruzzier mi sembra evidente: è stato in grande difficoltà, ma oggi ha un’altra dimensione grazie a giocate magari più semplici, meno forzate, ma sicuramente più efficaci. Ma come lui potremmo citare anche De Vico e Ferrero per il grande lavoro sporco che fanno. E’ chiaro che se capisci che devi sempre lavorare in questa direzione, mettere sempre massima attenzione nel fare cose semplici ma efficaci, tutto diventa più facile. E’ ciò che stiamo provando a fare in questo momento, consapevoli che comunque affronteremo un girone di ritorno difficilissimo e quello che abbiamo fatto è solo un primissimo piccolo passo verso la salvezza.”

Quanto pesano le due gare che arrivano con Brescia e soprattutto quella in casa con la Fortitudo? Come verrà gestita questa nuova dinamica delle rotazioni all’interno della squadra?
“E’ innegabile che queste due partite sono due tappe che per noi vogliono dire tantissimo, in particolare quella in casa con la Fortitudo che è una nostra diretta concorrente e con la quale abbiamo già vinto a Bologna. Rivincere, nel caso, significherebbe portarsi a casa un bel 2-0 negli scontri diretti che può essere decisivo. L’importante in questi giorni sarà la gestione delle risorse e, a maggior ragione, la possibilità di usufruire delle rotazioni, avendo così più giocatori da mettere in campo e avere una sorta di turnover può essere un’arma preziosa in più. Su questo tema sarà più specificatamente l’area tecnica e Bulleri ad intervenire, però è chiaro che nel momento in cui torneremo ad avere una partita a settimana il fatto di fare rotazioni può essere un’arma determinante in più”.

Alessandro Burin

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