A vederlo giocare al centro della difesa sembra un veterano, uno che calca i campi di Serie D da parecchie primavere, un difensore vecchia scuola che di esperienza ne ha da vendere. Poi si guarda la carta d’identità, 27 marzo 2001, e ci si rende conto Gianluca Parpinel dalla Primavera (quella dell’Udinese) ci è appena uscito. Dopo il passaggio  a vuoto nelle giovanili del Torino, non per colpa sua ma a causa dell’infortunio al crociato, arriva la chiamata del Città di Varese e Parpinel sotto l’ombra del Sacro Monte si sta ritagliando un ruolo da leader nella squadra di mister Rossi.

Arrivato tra mille punti interrogativi a inizio stagione non è riuscito a ritagliarsi molto spazio con Sassarini e con l’attuale tecnico sembravano esserci i presupposti per ripetere il copione. E invece nel 2021, dal 6 gennaio contro l’Arconatese all’8 febbraio contro il Derthona, Parpinel ha giocato nove partite su nove, per un totale di 810 minuti senza mai tirare il fiato segno che la condizione dopo l’infortunio sta tornando e che le qualità, fisiche, tecniche e tattiche, il ragazzo le ha eccome. “Mi sento molto meglio rispetto all’inizio della stagione – conferma Parpinel –. Con tutti gli allenamenti che abbiamo fatto sono riuscito a rimettermi in forma anche se, conoscendomi, mi manca ancora un po’ per raggiungere il top della condizione”.

Forse non sarai ancora al 100%, ma sembri uno dei pochi a non aver sofferto il fatto di giocare nove partite in un mese…
“Diciamo che sono contento di aver trovato il ritmo partita giocando spesso perché, dopo oltre un anno fermo a causa dell’infortunio, era quello che mi mancava più di ogni altra cosa. Posso dire che le nove partite in un mese mi hanno fatto bene perché mi hanno permesso di mettere minuti nelle gambe”.

La tua intesa con Mapelli migliora partita dopo partita; come ti trovi con lui?
“L’intesa con Francesco non cresce solo dopo ogni partita ma anche dopo ogni allenamento. Lui ha molta più esperienza di me e ogni giorno in settimana mi aiuta a crescere con i suoi preziosi consigli; se sto migliorando è anche grazie a lui”.

Una cosa che impressiona di te, a parte la capacità di verticalizzare, è il posizionamento: sei sempre nella posizione giusta e in questo modo hai spesso la meglio su avversari magari più veloci di te. Era già una tua qualità o in questo ti ha aiutato mister Rossi?
“Beh il fatto che il mister sia stato un grande difensore e che abbia giocato in palcoscenici importanti rappresenta per me, così come per tutti gli altri difensori, un grande vantaggio. Personalmente so benissimo di non essere un fulmine alla Bolt, ma provo sempre ad aiutarmi con il posizionamento del corpo, con il fisico e con il movimento delle braccia, un aspetto su cui mister Rossi insiste molto”.

(Immagine Città di Varese)

A proposito del mister, cosa ha portato a questa squadra? Di te ha detto che è raro trovare in Serie D un centrale classe ’01 che giochi con la tua personalità; qual è il tuo rapporto con lui?
“Il mister ci ha reso un vero gruppo dal punto di vista umano. Tra i giovani e i giocatori più esperti si è ora trovata l’armonia giusta, cosa che ci porta a fare delle prestazioni importanti in campo. Io sono giovane è vero, ma condivido la filosofia (di mister Rossi, ndr) che se uno è giovane e merita di giocare allora deve giocare. Rossi in questo è prezioso perché non ha paura a mandarci in campo, arrivando a schierare anche sei Under come avvenuto nelle ultime partite”.

Detto di Mapelli, so che sei molto amico di Snidarcig e Beak con i quali sei cresciuto nell’Udinese; quali sono i rapporti con loro e con gli altri compagni?
“Siamo un grande gruppo, uniti sia dentro sia fuori dallo spogliatoio. Conosco Snidarcig e Beak dai tempi dei Giovanissimi e ritrovarci tutti qui è stato davvero bellissimo: siamo sempre stati assieme in questi anni, viviamo tuttora insieme e, inevitabilmente, siamo amici veri fuori dal campo. Credo che, vedendo l’intesa che abbiamo, saremmo stati comunque amici anche se non avessimo giocato a calcio”.

Oltre al calcio, hai altre passioni?
“Sì, seguo anche altri sport e in particolare la Formula Uno: sono ovviamente un tifoso sfegatato della Ferrari!”.

C’è qualche grande giocatore a cui t’ispiri?
“Mi piace molto Sergio Ramos perché oltre alle indiscutibili doti tecniche ha un carattere forte, da vero leader qual è. Ecco, mi piacerebbe arrivare un girono ad avere quello stesso carattere perché ora come ora riconosco che in campo mi faccio sentire ancora troppo poco”.

Come mai hai scelto il numero 5?
“È un numero che rappresenta la tradizione della mia famiglia: lo indossava papà Paolo quando giocava e lo indossa tuttora mio fratello maggiore Alberto al Cjarlins Muzane (squadra di Udine inserita nel Girone C di Serie D, ndr)”.

Siamo alla fine del girone d’andata, ed è il momento di fare qualche bilancio: come giudichi questa prima metà di stagione e qual è l’attaccante più forte che hai affrontato?
“Il bilancio, se guardiamo la classifica, non è positivo perché viste le nostre prestazioni avremmo potuto tranquillamente avere almeno una decina di punti in più. La vittoria di domenica sul Derthona, comune, rappresenta un buon punto di partenza per il girone di ritorno. Riguardo l’attaccante non ho dubbi: Sylla del Gozzano è un giocatore di categoria superiore. Quel giorno con lui è stata davvero dura e, infatti, alla fine ha vinto lui…”.

Sappiamo tutti che il Città di Varese non ha certo passato un periodo facile; per un difensore quanto è frustrante giocare bene e subire gol nell’unica occasione concessa?
Non direi che è frustrante; al contrario, ritengo che sia uno stimolo per far meglio la partita successiva in modo da non subire gol. Non penso che sia un fatto così destabilizzante ma solo, come ho detto, uno stimolo a migliorarsi sempre di più”.

C’è stato per te un momento particolarmente difficile?
“Senza dubbio le settimane in cui siamo stati tutti chiusi in casa causa Covid-19. Quella vicenda non ci ha permesso di trovare il giusto ritmo e ha pesato nella preparazione: gli altri giocavano ed erano in forma e noi erano chiusi in casa. Purtroppo quel mese senza allenamenti e partite l’abbiamo pagato caro dopo”.

A Bra c’è stato un cambio di modulo; come ti sei trovato a giocare nella difesa a tre? Cosa cambia rispetto a giocare a due?
“Se guardiamo il risultato si direbbe che non è andata bene, ma in realtà non penso che abbiamo fatto poi così male o che abbiamo sofferto chissà quanto. Siamo abituati alla difesa a quattro e, forse, i meccanismi per giocare a tre necessitano di più tempo per essere appresi. Io a tre avevo giocato ai tempi delle giovanili e devo dire che non mi trovo male come terzo di sinistra”.

In cosa questa squadra deve migliorare? La sensazione è che ci si debba sbloccare mentalmente e ottenere una grande vittoria al Franco Ossola; sei d’accordo?
“Vincere in casa sarebbe una cosa bellissima ed è quello che, purtroppo, ci sta mancando. Sbloccarci al “Franco Ossola” deve essere il nostro obiettivo primario, mentre in trasferta direi che stiamo facendo abbastanza bene”.

Qual è l’obiettivo per il girone di ritorno?
“L’obiettivo prioritario deve essere quello di vincere la prossima partita, la prossima ancora, e uscire dalla zona playout il prima possibile. Non dobbiamo guardare la classifica adesso ma tra qualche settimana; migliorando la classifica sarà tutto più semplice anche a livello mentale e questo ci porterà a giocare meglio e con meno pressione”.

A quando il primo gol?
“Beh, da difensore preferirei prima di tutto non prendere gol! Per quanto riguarda noi sono ben contento se segnano gli attaccanti. Poi è ovvio che segnare è sempre bello: io in area sui calci piazzati vado sempre con l’obiettivo di segnare, ma ripeto che l’importante non è chi segni ma che segni la squadra”.

Matteo Carraro

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