Pure i campi di Porto Ceresio si sono aperti per i ragazzi che, finalmente, dopo mesi di sosta, sono tornati a svolgere allenamenti individuali. La responsabile del settore giovanile, Paola Florio, ci ha raccontato le motivazioni per cui il Ceresium Bisustum ha deciso di ripartire con le sedute di allenamento: “Principalmente perché, lavorando a scuola e insegnando scienze motorie, abbiamo visto le difficoltà dei ragazzi. Abbiamo provato a tirare fino all’ultimo e poi ci siamo detti ‘ok mettiamoli sui campi così fanno del movimento’”.
Una decisione accolta dalle famiglie quasi all’unanimità: “Sono stati favorevoli e, rispetto ai tesserati, sono ben pochi quelli che ancora non hanno ripreso e che vogliono prima vedere l’evolversi della situazione. Sono ripartite tutte le annate dai più piccoli fino ai 2007. Molto probabilmente riprenderanno anche la Juniores e la prima squadra, giusto per fare qualche sgambata e, soprattutto, per ritrovarsi tra di loro e socializzare, che è ciò che è più mancato”.

La società rossoblù ha la fortuna di disporre di due campi ad 11 e poterli usare per organizzarsi al meglio: “I più piccoli si allenano il martedì in fasce orarie diverse, tra le 15 e le 17 in modo da poter sfruttare le ore calde, e al sabato mattina, mentre i grandi lavorano il giovedì. Teniamo buoni gli altri giorni in caso di mal tempo, se le temperature non sono alte, o se vediamo che numericamente sono oltre la regola che ci siamo prefissati, così da spostarli in altri giorni. Inoltre, se un bambino non può un giorno si aggrega successivamente”.
“Abbiamo stabilito le regole insieme ai genitori – commenta Paola sulla questione docce, incognita importante per molte società – e sanno che non si possono usare gli spogliatoi. Noi stiamo cercando di ripartire e stiamo facendo il possibile per i loro figli. Se ci dovesse essere la possibilità faremo il campus estivo, avendolo fatto già l’anno scorso con le varie restrizioni”.

Ma Ceresium Bisustum non è solo calcio maschile ma anche un ottimo esempio di realtà di calcio femminile e Paola sa bene cosa significhi essere una donna in un mondo prevalentemente maschile: “Sono abituata ad interagire con ragazzi e bambini, e a loro ho spiegato, come avevano fatto con me ai tempi, che lo sport è di tutti. Alle ragazze dico che bisogna farsi valere e dare quel 10% in più rispetto ai ragazzi, perché ci spetta e perché l’ho provato in prima persona. C’è un’integrazione al 100%, assolutamente”.
Ma questa integrazione è presente ovunque o ci sono ancora discriminazioni verso le ragazze che si vogliono approcciare al calcio? Su questo Paola non ha dubbi: “Personalmente, ti dico, con tutta sincerità, che sta cambiando il calcio femminile rispetto a qualche anno fa, si sta evolvendo. Lo vediamo banalmente grazie ai media che ci trasmettono le partite del campionato femminile. È un movimento in crescita, siamo indubbiamente sulla strada giusta ed è più facile inserire la ragazza. Magari la difficoltà più grande è quella che si può trovare nei genitori ma quando c’è passione non c’è scusa che possa reggere”.

Roberta Sgarriglia

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