La Sestese è stata nominata Scuola Calcio Élite, un meritato riconoscimento per un club che ha sempre posto la massima attenzione alla crescita del proprio vivaio. Questo prestigioso titolo, conferito dalla FIGC nell’ambito del Settore Giovanile e Scolastico, è attualmente detenuto da sei società della provincia di Varese. Per conseguirlo, occorre soddisfare una serie di parametri che riguardano, ad esempio, l’idoneità dell’impianto sportivo e delle attrezzature, l’attività calcistica nelle varie categorie, il tesseramento di istruttori qualificati, la nomina di responsabili ad hoc e i servizi offerti dalla società. Un iter complesso, come si può ben immaginare, il cui esito ha portato tanta soddisfazione in casa biancoazzurra.
A commentare questo importante traguardo è il presidente Alberto Brovelli, che rivolge un ringraziamento speciale ai suoi collaboratori. 

Sono molto contento di questo titolo perché è qualcosa di importante che dà un valore aggiunto a quello che facciamo. È stata una pratica molto lunga che prevedeva diversi requisiti, per gli allenatori patentati e per le attività che svolgiamo presso le scuole, tra le altre cose. Non è un discorso che nasce dall’oggi al domani ma che avevamo avviato da tempo. Già l’anno passato volevo occuparmene, ma per i tanti impegni non ero riuscito a metterlo a punto, quindi diciamo che ho approfittato di questo periodo di sosta per portarlo avanti. Per me è un giusto riconoscimento perché la Sestese sta lavorando al meglio con i giovani grazie a tutte le persone che mi danno una mano”. 

E in effetti, anche il raggiungimento di questo traguardo è stato un vero e proprio gioco di squadra. “Avevo chiesto ai miei collaboratori del settore giovanile di occuparsi di questa iniziativa e di assolvere le varie incombenze richieste della Federazione -continua Brovelli-. Lunedì ho avuto un incontro con loro e li ho ringraziati per la disponibilità che hanno dato e per essere riusciti a fare tutto in un momento così difficile”.

Parlando di giovani, da metà febbraio la società ha ripreso gli allenamenti individuali per le varie categorie dai 18 anni in giù. L’ebbrezza del campo mancava troppo e la risposta è stata molto positiva da parte di tutti.
“Grazie alla collaborazione degli allenatori e dei genitori siamo riusciti a ripartire e stiamo lavorando bene, nel rispetto dei protocolli richiesti, senza usare docce e spogliatoi e mantenendo il distanziamento. Io vado al campo tutti i giorni e vedo che nei bambini c’è tanta gioia, entusiasmo e voglia di giocare, pur senza le partite, che chiaramente mancano, ma l’idea di riprendere per loro era molto importante. C’è da dire che prima avevamo sempre fatto attività online, quindi si erano potuti allenare a casa. Certo, non erano veri allenamenti, ma almeno si teneva unito il gruppo e ogni mister poteva restare in contatto con i suoi giocatori. Ora i ragazzi sono tornati a vedere i loro compagni e a sentire il profumo dell’erba. Sta andando tutto al meglio e sono soddisfatto anche dei genitori, che ci danno una mano rispettando gli orari, le disposizioni e gli obblighi relativi alla documentazione. Firmerei per poter continuare ad allenarci, ma in questa situazione non si sa mai cosa potrebbe succedere tra una settimana o quindici giorni. Per adesso siamo felici così, ma per quanto potremo andare avanti è una domanda a cui non si può rispondere, visto che in Lombardia purtroppo non tira una buona aria. Sperando di non doverci fermare, continuiamo con due allenamenti a settimana. Sfruttiamo gli orari pomeridiani e i tre campi e ci troviamo anche il sabato e la domenica per avere tutta la giornata a disposizione, visto che allenarsi dopo le 18:00 diventerebbe problematico per via delle temperature. L’adesione è quasi totale sia tra i piccolini che tra i più grandi e i genitori sono contenti perché sanno che seguiamo tutte le disposizioni. Questo ritorno al campo fa stare bene i bambini e se stanno bene loro stiamo bene tutti”.

Sempre nell’ambito del settore giovanile, proprio pochi giorni fa è stata approvata la riforma che determina l’abolizione del vincolo sportivo.
“Se effettivamente entrerà in vigore tra cinque anni -dice Brovelli-, allora ci sarà tempo per fare qualche aggiustamento in corso d’opera. Quello che mi aspetto e spero è che poi la Federazione riconosca per lo meno un compenso economico alle società che fanno seriamente il settore giovanile e che perderebbero la disponibilità dei propri giocatori. Sarebbe stato un dramma se si fosse deciso che già dall’anno prossimo tutti i ragazzi saranno liberi di muoversi. Da un lato è anche giusto che possano scegliere, però il problema che nascerebbe è che le società che non fanno il settore giovanile avrebbero i giocatori a loro disposizione”.

Non poteva poi mancare, nella settimana che potrebbe finalmente decidere le sorti del campionato di Eccellenza, un’analisi su questo momento estremamente delicato per il mondo del calcio. Ecco le parole del presidente biancoazzurro. 
“A sensazione, se ragiono in modo realistico, dico che ad oggi la Lombardia è messa male. Non ci sono prospettive di un rapido miglioramento, al contrario va sempre peggio. Al momento sono pessimista perché ripartire in queste condizioni diventa davvero complesso non solo sotto l’aspetto economico, per i tamponi da fare ogni settimana a 30 persone, ma anche dal punto di vista mentale, visto che si dovrebbero usare per forza ambienti al chiuso per le docce. Sono complicazioni in più, oltre al fatto che sarebbe un campionato a metà per i tempi a disposizione, sempre che poi non si debbano rimandare altre partite. Questo è il mio pensiero, poi rispetteremo quello che ci imporrà la Federazione. Considerando che siamo già a marzo e che alcune società devono recuperare qualche gara, andremmo di sicuro ad aprile, che era l’ipotesi di Tavecchio. Io comunque non posso credere che escludano le retrocessioni e se si facesse solo l’andata diventerebbe ancora più complicato giocarsi tutto in dieci partite. L’importante, secondo me, è che una volta che decidano ci diano notizie certe e specifichino subito le condizioni, perché se dicessero che si riparte ma ci fossero ancora indecisioni e dovessimo aspettare per sapere come fare per i tamponi o altre questioni, saremmo punto e a capo. Anche i ragazzi hanno bisogno di sapere: sono fermi dal 15 di ottobre e non è che in una settimana possano tornare a giocare”. 

Silvia Alabardi

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