Il Tennis Club Luino da circa tre settimane ha riniziato con i suoi corsi ma, come ci spiega Stefano Pivato, maestro nazionale FIT, è una ripartenza che sarebbe potuta avvenire mesi fa e ritardata dalla Sport Management, società che ha in gestione il centro sportivo Le Betulle dove il TC Luino ha i suoi campi.
“Volendo, potevamo riprendere già a gennaio, come ha fatto la maggior parte dei circoli di tennis della provincia, ma Sport Management, ha deciso, senza capire il perché, di non farci aprire e per questo abbiamo ripreso qualche settimana fa con l’aumento delle temperature, al campo all’aperto dell’Avav sul lungolago. Una vera motivazione non c’è – prosegue Stefano – . Tramite dei commenti su Facebook hanno solo detto che i centri sportivi non possono aprire. Se andiamo alle Betulle e teniamo aperto paghiamo l’affitto, quindi è un’entrata per loro e non capiamo perché non ci danno l’ok per aprire”.

Una situazione non facile che sta penalizzando il club e di conseguenza anche i luinesi: “La cosa brutta – continua amareggiato Stefano – è che ci stiamo andando di mezzo noi non per nostra volontà. Ricevo telefonate dai genitori in cui mi chiedono perché non si ritorna a giocare lì, capisco come si sentono e, oltre a questo, c’è la rabbia nei cittadini perché è l’unico punto di incontro sportivo della città. Il comune è dalla nostra parte e speriamo risolva la situazione entro settembre/ottobre quando ritornerà il freddo e quindi avremo bisogno dei campi al coperto per fare i nostri corsi”.

Nonostante tutto il Tennis Club Luino fa il possibile per i propri allievi: “Le lezioni sono al mattino, al pomeriggio e pure nel weekend. La nostra scuola ha più di 100 bambini e oltre 150 adulti, la gente viene a giocare perché ha voglia e non ne può più”.

Naturalmente in queste condizioni viene difficile anche pensare ad organizzare i mesi estivi: “Non possiamo programmare niente, non so neanche che cosa potrò fare settimana prossima, se ad esempio piove non posso fare lezione. In un campo solo non puoi organizzare i campionati a squadre o dei ragazzini oppure tornei, non si può fare molto. Già con due campi eravamo tirati e ora con uno solo all’aperto siamo limitati. Oltre a questo abbiamo perso molte entrate, i ristori ci sono arrivati ad aprile, maggio e poi ad ottobre, novembre ma è da dicembre non vedo più nulla. La situazione è pesante”.

A questo si aggiunge il fatto che i “vicini” svizzeri possono venire in Italia solo se effettuano un tampone entro 48 ore dal loro ingresso e come ci racconta Stefano alcuni loro tesserati sono svizzeri e quindi sono impossibilitati ad andare a Luino: “Ho un ragazzino, diciamo la ciliegina sulla torta della nostra scuola, molto promettente e osservato anche dalla Federazione che è svizzero e non può venire ed è da ottobre che non lo vedo. Ha perso un anno per questa situazione e a alla sua età perdere un anno significa tanto”.

Roberta Sgarriglia

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