Davide Giubilini, 29 anni e già un buon bagaglio di esperienze, nella brevissima stagione 2020/2021 è stato l’allenatore in seconda della prima squadra della Solbiatese. La scelta di intraprendere fin da giovanissimo un percorso all’esterno del campo da gioco sta portando ottimi risultati e il suo curriculum parla chiaro.

Quali sono i suoi obiettivi personali in ambito sportivo?
“Domanda molto semplice ma molto difficile, sicuramente. Nel breve periodo l’obiettivo è quello di riprendere una certa normalità perché lo sport deve far parte dell’interesse di ognuno indipendentemente dal livello a cui lo si pratichi. A breve quindi spero che il mondo sportivo riparta; nel medio-lungo periodo vorrei riportare la Solbiatese dove le compete e nel lunghissimo periodo abbiamo altri sogni ma per quelli si vedrà, soprattutto perché ora, come nella vita, non si può e non si deve pensare solo al breve periodo perché ciò ti porta a non avere ben chiaro dove si sta andando”.

Partendo dall’esperienza nell’Insubria calcio, arrivando a lavorare nel Milan ed ora facendo l’allenatore in seconda con Gennari della prima squadra della Solbiatese, pensa di averne già realizzato qualcuno?
“Sicuramente quando cinque anni fa ho fatto il punto di quello che volevo realizzare nel lungo periodo, uno dei miei traguardi era di vedere ciò che era il professionismo di alto livello e ho avuto modo di provarlo prima come tirocinante e poi come allenatore in seconda degli allievi nazionali del Milan. Lì ho capito come era quell’ambito e ho avuto modo di vedere che differenze ci fossero con il calcio dei dilettanti. Quando al Milan le strade si sono divise, ho voluto affrontare un ambito di prima squadra e con Gennari sono andato in Eccellenza a Sesto Calende, dove ho toccato con mano un’altra realtà importante. Qualche piccolo step è stato raggiunto, ma sono giovane, la strada è lunga”.

Qual è il suo parere sulla gestione dei campionati giovanili durante questa emergenza sanitaria? Secondo lei c’erano soluzioni migliori rispetto alla sospensione dei campionati?
“Fondamentalmente non ritengo la sospensione dei campionati un grossissimo problema. La cosa importante è che ci sia il blocco delle annate dei settori giovanili perché altrimenti rischiamo che, ad esempio, i ragazzi che hanno fatto il primo anno allievi, il secondo anno allievi ne hanno fatto metà e poi sono stati interrotti e hanno saltato completamente un anno juniores, si trovino ad essere giovani in Promozione ed Eccellenza, pur non essendo pronti. Più che la sospensione dei campionati, quindi, spero nel blocco delle annate per la tutela dei ragazzi stessi, dato che già a volte li mandiamo in prima squadra un po’ precocemente non essendoci, ad esempio i campionati Under 21. In più se dovessero arrivare in prima squadra con due anni di inattività per loro potrebbe essere complicato”.

Ha lavorato principalmente all’interno dei settori giovanili, c’è una motivazione alla base di questa scelta?
“Quando ho iniziato avevo 17 anni, quindi era inevitabile essere all’interno di un settore giovanile. Sono partito dai pulcini, ma quello è stato un punto di partenza perchè poi ho capito che mi trovavo meglio con dei ragazzi un po’ più grandi. Il Milan è stato un punto di arrivo per quanto riguarda il settore giovanile perché ho visto il punto massimo. Da lì ho scelto una prima squadra perché penso che possa essere il completamento di un bagaglio”.

I settori giovanili sono una parte importante nella formazione di nuovi talenti, pensa che venga data sufficiente importanza a questi settori o che vengano sottovalutati per concentrarsi sulle prime squadre?
“La mentalità sta cambiando. E’ inutile negare che 15 anni fa una persona faceva magari due allenamenti e poi passava interi pomeriggi in oratorio a fare pratica, senza l’input di un allenatore ma comunque a fare pratica. Adesso purtroppo queste cose non si fanno più e quindi magari la qualità è anche aumentata a livello giovanile, perché ora si fanno anche tre allenamenti a settimana per i Pulcini e, fino a dieci anni fa, era impensabile, però i ragazzi all’esterno fanno poco. Ora vedo che si comincia a dare più importanza ai Giovanissimi e agli Allievi e penso che ci siano molti margini sia a livello di investimenti delle società, sia a livello di chiarezza di percorso per i ragazzi che deve essere ben definito”.

Quando si approccia ad un nuovo progetto qual è il suo intento principale?
“Per me in qualsiasi ambito, il valore è dato dalle persone. Se un progetto viene presentato da una persona competente, che ha le idee chiare e che ha in mente l’obiettivo finale è molto diverso da come risulterebbe esposto da una persona che non ha le idee chiare sul lungo periodo. Sono una persona competitiva e ambiziosa e quindi se il piano è ambizioso mi piace e il progetto risulterà più stimolante”.

Andrea Vincenzi

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui