“I limiti come le paure spesso sono solo un’illusione” così diceva Michael Jordan al ritiro dal basket. Conosciamo quindi Gianpaolo Ermolli, match analyst della Pro Vercelli, squadra che sta andando ben oltre le più rosee aspettative di inizio stagione. 

Quando comincia un nuovo progetto a cosa aspira?
“Innanzitutto a fare il massimo, mi metto sempre a disposizione dello staff e dell’allenatore e cerchiamo insieme di lavorare al meglio in tutte le fasi della preparazione alle partite. Cerchiamo il meglio delle situazioni tramite studi, approfondimenti e analisi. Diciamo che una persona vuole spingersi sempre al massimo delle sue possibilità. Per me aspirare al massimo vuol dire lavorare 24 ore, studiare, andare alla ricerca di ogni aspetto che possa risultare utile per lavorare al meglio insieme allo staff”.

Ha lavorato per il Gozzano in Serie D ed ora è match analist della Pro Vercelli in Serie C, quali differenze ha notato tra le due categorie?
“In serie D ero collaboratore del preparatore atletico inizialmente, poiché in serie D non è prevista la figura del match analist avendo anche dei budget ridotti. Inoltre sui siti che vengono usati nel mio lavoro tante volte non si hanno le registrazioni delle partite per cui in serie D è una figura poco utilizzata, ha più una funzione di collaboratore sul campo. In serie C, invece, si ha uno studio un po’ più dettagliato tramite Wyscout, che è la piattaforma che viene utilizzata dalla gran parte dei match analist e grazie alla quale si hanno dati e registrazioni degli incontri. Grazie a questo, la preparazione della partita è completamente diversa. Possiamo anche dire che il livello dei giocatori e degli staff sia più elevato rispetto alla Serie D, senza nulla togliere alla categoria. In Serie D si lavora sulle situazioni da palla inattiva, cosa che in categorie inferiori non è possibile fare a causa della mancanza di un filmato degli incontri precedenti. In lega pro si prendono tre o quattro gare come esempio e si vanno a ricercare le costanti tecniche e tattiche. La differenza sostanziale è la maggior disponibilità di dati e video su cui poter lavorare”.

Possiamo definire fondamentale la figura del match analist all’interno di una squadra?
“Sì, può essere definita fondamentale. Dipende anche dall’utilizzo che ne fa l’allenatore, ma negli ultimi tempi questa figura ha sempre avuto più importanza rispetto agli anni precedenti. È una figura che nasce in Inghilterra dove sono molto più tecnologici e sono molto più attrezzati di noi. Il match analyst è un allenatore qualificato, ad esempio io ho il patentino Uefa B, e può essere d’aiuto all’allenatore in fase di scelte, di supporto in fase di preparazione alle partite. Di solito si ricercano esempi video e dati, successivamente ci si confronta con l’allenatore in seconda per riportare le situazioni tecnico-tattiche all’allenatore. Molte società negli ultimi anni si stanno attrezzando per mettere a disposizione dello staff questa figura professionale, in Serie B il match analist può avere anche un aiuto da un seconda persona e in Serie A ce ne sono magari cinque o sei per squadra, mentre in Serie C la figura è ancora all’inizio del percorso e ne è presente solo uno per squadra”.

Rispetto alla normalità a cui eravamo abituati, che sensazioni ha lavorando in ambito calcistico durante questa emergenza?
“A causa della sospensione dovuta al Covid, l’anno scorso mi sono visto retrocedere col Gozzano quando mancavano undici partite. Diciamo che durante l’emergenza la cosa che manca di più è stata vedere gli stadi pieni, le famiglie, i bambini e questo secondo me ha influito molto sia quando si gioca in casa che quando si gioca in trasferta. Abbiamo dovuto ovviamente adattarci alle normative anti-virus, quindi abbiamo dovuto fare tamponi, test sierologici, prelievi, ed è stato un continuo adeguarsi alla situazione. Alla Pro Vercelli i ragazzi sono stati molto bravi a seguire le regole, di conseguenza abbiamo avuto una percentuale bassissima di contagi, parliamo di uno o due contagiati da inizio campionato. Bisogna fare anche i complimenti alla squadra per il comportamento fuori dal campo che, secondo me, è fondamentale nello svolgimento di questo campionato. Abbiamo iniziato con allenamenti individuali in ritiro ed è stato un problema, però ci siamo adattati molto bene e velocemente alle normative”.

Il campionato sta procedendo egregiamente per la Pro Vercelli, pensa che si possa fare anche meglio di così?
“Ci eravamo posti l’obiettivo di fare un bel campionato, di centrare l’ultimo posto disponibile per i playoff, ovvero il decimo, e di raggiungere una salvezza tranquilla. Come staff e società pensiamo a partita dopo partita, quindi aver fatto ad oggi 58 punti è stato qualcosa di abbastanza inaspettato. Nulla però è dovuto al caso, siamo stati bravi tutti a lavorare bene. Mister Modesto ha portato il suo modo di giocare che è stato una novità e che sta portando ottimi risultati. Non credo sia possibile fare meglio di così perché abbiamo fatto davvero un ottimo lavoro tra allenatore, staff e giocatori”.

Fin dove pensa che possa arrivare questa squadra? Pensa che riuscirete a raggiungere la promozione?
“Sarà una bella lotta, siamo lì, perché non provarci? Tra noi, il Como e l’Alessandria giocheremo le ultime cinque partite al massimo. Chiunque vorrebbe provare ad arrivare a questo grande traguardo. Parlando di squadra, posso dirti che la nostra è composta da moltissimi giovani, per cui noi schieriamo sei o sette under a partita, cosa che molte altre squadre non fanno. Secondo me questi ragazzi a livello personale avranno un futuro roseo. Pensando alla Serie B diciamo che una volta che si è così vicini sarebbe un peccato non crederci”.

Quali sono le motivazioni che la spingono a migliorare sempre di più?
“Lo studio, l’approfondimento e la tecnologia che è sempre più presente in questo lavoro. Ad esempio mi piacerebbe acquistare un drone per dare una nuova prospettiva sugli allenamenti al mister. Migliorare sempre di più vuol dire dedicare tempo, stare al passo con la tecnologia che avanza e studiare perché ogni giorno si scopre qualcosa di nuovo. Bisogna essere sempre pronti, bisogna sempre ambire al massimo possibile per migliorare e l’acquisto di un drone per me vorrebbe dire fare uno step in avanti a livello lavorativo e personale perché mi consentirebbe di aiutare molto la società, la squadra e l’allenatore. Per concludere, possiamo dire che tutto lo sviluppo che c’è intorno al mio lavoro mi spinge a migliorare giorno per giorno”.

Andrea Vincenzi

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