L’estate scorsa era arrivato a Varese con grandi aspettative ma l’esperienza biancorossa di Andrea Addiego Mobilio è stata tutt’altro che memorabile. Nessun gol, un assist contro il Casale e, nella stessa partita, uno sfortunato autogol; l’intesa con mister Rossi non è mai sbocciata e nella sessione di mercato invernale Mobilio è tornato alla Lavagnese, nella sua Liguria.

Con i bianconeri, per cui aveva già giocato nel 2018, l’esterno classe ’96 scuola Sampdoria ha ripreso la confidenza con il campo ed è tornato a segnare e a regalare assist: nell’ultimo turno contro il Borgosesia, ad esempio, ha inaugurato le marcature ristabilendo la parità dopo l’iniziale vantaggio granata e con due assist è stato decisivo per il definitivo 6-2. Dopo la vittoria di mercoledì la Lavagnese ha ora importanti ambizioni e all’orizzonte c’è proprio il Città di Varese: Mobilio tornerà domenica pomeriggio all’ombra del Sacro Monte per sfidare il suo (breve) passato.

Per noi di VareseSport è stato inevitabile chiamarlo, e lui ci ha risposto con un gran sorriso concedendoci una chiacchierata a 360° spaziando dal Varese alla sua nuova avventura ligure. E abbiamo cominciato proprio dalla Lavagnese, dall’ultima impressionante vittoria per 6-2. “Mercoledì abbiamo disputato una grandissima partita – esordisce Mobilio – perché siamo andati subito sotto ma abbiamo reagito in maniera eccezionale. Siamo stati bravi a non disunirci e a mettere in pratica i principi di gioco chiesti dal mister: il risultato certifica il nostro impegno e il valore di questa squadra”.

La Lavagnese ha ora undici punti di vantaggio sulla zona playout e si trova a -5 dai playoff (anche se alcune squadre devono recuperare delle partite); qual è il vostro obiettivo?
“Come prima cosa volevamo superare quello che sapevamo essere un importante match point per noi: il Borgosesia ci aveva sconfitto nel recupero della 10^ Giornata lo scorso 13 marzo, e vincere mercoledì è stato fondamentale per staccare ulteriormente le zone basse della classifica. Poi davanti, Castellanzese a parte, sono inciampate tutte e ora siamo lì: abbiamo dimostrato di potercela giocare con chiunque e il nostro obiettivo, il nostro sogno, deve essere quello di provare a raggiungere i playoff”.

Apriamo subito la parentesi Città di Varese. Cosa non ha funzionato?
“Quando ho saputo che c’era la possibilità di andare al Varese ho abbandonato tutte le altre offerte che avevo perché ero ossessionato dal poter giocare per una società del genere, con una storia incredibile e una piazza importantissima; inoltre ho accettato per via di mister Sassarini che reputo essere un allenatore devastante. E invece le cose non sono andate come speravo. A dir la verità ancora adesso non capisco cosa sia successo perché la squadra era davvero forte, ma non riuscivamo a vincere”.

Con Sassarini avevi un gran rapporto dunque?
“Sì, anche perché come ho detto lo reputo un grandissimo allenatore. Sono stati mesi sfortunati sotto ogni punto di vista: io, come altri, ho preso il Covid, Disabato non c’è praticamente mai stato e gli infortuni non ci hanno mai permesso di trovare la giusta quadra. Nonostante questo in allenamento ci riusciva qualsiasi cosa provavamo mentre in partita sembrava quasi che calasse la nebbia su tutti noi. Forse è stata quella pressione incosciente che avevamo perché tutti ci davano come favoriti per la vittoria del campionato e non siamo riusciti a gestirla; alla fine ha pagato solo il mister, ma non è stata una decisione giusta a parer mio”.

Con mister Rossi invece l’intesa non è mai nata, dico bene?
“Decisamente sì. Avevamo idee e vedute completamente diverse per cui alla fine io e la società abbiamo deciso che separarci era la cosa migliore per entrambe le parti”.

Eppure il tuo esordio con lui a Casale, autogol sfortunato a parte, era stato positivo; c’era già allora il sentore della smobilitazione che poi ci sarebbe stata nel mercato invernale?
“Direi proprio di sì perché è da lì che è iniziato il mio voler andar via. Dopo la prestazione di Casale pensavo di giocare titolare contro la Sanremese e invece il mister ha preferito altre scelte; io ho accettato la decisione, ma a partita finita sono stato attaccato perché secondo lui ero entrato col piglio sbagliato. Dal mio punto di vista, invece, ero entrato come tutti gli altri, né più né meno; le partite storte possono capitare. Inoltre, considerando che al momento del mio ingresso in campo perdevamo già 1-0 e l’errore da cui è nato il secondo gol è stato commesso dalla difesa, non credo che la colpa di quella sconfitta sia stata mia. Poi a Lavagna non mi ha nemmeno fatto entrare e lì ho capito che non avrei avuto altro spazio a Varese”.

Diciamo che ti sei fermato a Lavagna; i bianconeri sono stati la tua prima scelta?
“C’erano altre offerte, ma dopo la delusione incredibile di Varese avevo proprio bisogno di tornare a casa dalla mia famiglia, dalla mia ragazza e dai miei amici. Vivo a due minuti dal campo e questo era il posto giusto per ricaricare le batterie a livello sia mentale sia fisico”.

Tre gol e tre assist da quando sei tornato; direi che l’ambientamento è andato bene
“È andato benissimo! In realtà all’inizio ho avuto qualche difficoltà perché mi mancava il ritmo partita e anche qui a Lavagna ci sono stati dei problemi con gli allenatori. Considera che da inizio stagione ho avuto cinque allenatori: Sassarini, Rossi, Nucera, Ranieri e Masitto. Ora tutti noi, io compreso, abbiamo trovato la giusta continuità e un’ottima condizione; stiamo bene e vogliamo continuare così”.

La Lavagnese è sicuramente una delle squadre più insidiose della Serie D ma è stata anche molto altalenante nei suoi risultati; come ti spieghi questo andamento?
“Diciamo che prima non eravamo completamente consapevoli dei nostri mezzi, nonostante un ottimo equilibrio tra esperienza e giovani di qualità. L’arrivo di Masitto, come detto, ci ha fatto prendere coscienza dei nostri mezzi: non è che scendiamo in campo con spavalderia, ma senz’altro siamo consapevoli della nostra forza. Anche mercoledì scorso, nonostante fossimo andati sotto, avevamo la certezza di vincere e così è stato”.

Le prime due della classe sono inciampate contro di voi dato che avete pareggiato contro la Castellanzese e battuto il Gozzano; chi ti ha impressionato di più?
“Contro il Gozzano ero acciaccato e non ho giocato, ma ti posso dire che abbiamo fatto una grandissima partita. Contro la Castellanzese abbiamo disputato un match pressoché perfetto anche se nell’arco di un minuto ci hanno rimontato. Devo dire che sono stati proprio loro ad impressionarmi di più e alla luce dei risultati che stanno ottenendo il 2-2 che abbiamo meritatamente strappato certifica la nostra forza”.

Prima hai detto che l’obiettivo è raggiungere i playoff; ritieni che la Lavagnese è già sulla giusta strada o serve qualcosa in più per fare il definitivo salto di qualità?
“La vittoria di mercoledì è stata fondamentale per dare un senso al nostro campionato. Ora la parte più difficile è stata fatta: da questo momento in poi dobbiamo scendere in campo liberi mentalmente con l’obiettivo di divertirci nell’inseguire il sogno playoff. La squadra c’è e ha intrapreso la rotta giusta per poter arrivare in alto”.

Dal punto di vista personale cosa ti aspetti da qui alla fine del campionato?
“Mi aspetto di continuare con questo trend positivo, di mantenere questa condizione, aiutare la squadra in ogni modo e fare quanti più gol possibili”.

A proposito di gol, domenica c’è il Varese: se dovessi segnare esulteresti?
“Sì, non sono il giocatore che non esulta dopo un gol; rispetto Varese e la sua tifoseria, ma il compito di un calciatore è segnare ed è giusto esultare dopo averlo fatto. Detto questo io spero di segnare domenica per la mia squadra, non certo per fare un torto ai biancorossi e ai suoi tifosi; anzi, mi spiace non aver potuto vivere il Franco Ossola con loro sugli spalti”.

Che effetto ti farà tornare all’Ossola e ritrovare i tuoi vecchi compagni?
“Sarà una bella emozione anche se purtroppo non ho potuto godermi appieno la sua magia. Per quanto riguarda i miei vecchi compagni sarà davvero bello ritrovarli e per me sarà un piacere scambiare quattro chiacchiere con loro. Non vedo l’ora di domenica”.

Matteo Carraro

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