Sara Bertolasi si ritira. La bustocca trapiantata a Varese che a fine mese compirà 33 anni è giunta a questa sofferta decisione dopo oltre un anno di lotta contro un brutto infortunio al tendine del quadricipite femorale che le ha impedito di allenarsi come avrebbe voluto. Impossibile, dunque, tornare ad allenarsi con profitto e costanza per rincorrere il sogno della sua terza Olimpiade (ha partecipato ai Giochi di Londra 2012 finendo quarta nella Finale B del due senza e a quelli di Rio de Janeiro nel 2016 chiudendo undicesima nel due senza).
Così, a cinque anni dall’annuncio del suo primo ritiro (poi ci ha ripensato e nel 2018 ha conquistato l’argento in Coppa del Mondo, il bronzo agli Europei e il quarto posto ai Mondiali Assoluti), ora Sara dice stop ancora, questa volta in modo definitivo.

La sua scelta arriva arriva pochi giorni dopo il termine degli Europei Assoluti di Varese, lago in cui lei si è allenata e ha vinto tanto e che ora la vedranno solo come spettatrice dei prossimi eventi internazionali in programma (nel 2022 i Mondiali Under 19 e Under 23 e nel 2023 una prova di Coppa del Mondo) in veste di Consigliere nazionale della Federazione Italiana Canottaggio.

Di seguito la sua lettera:

Nella vita ci sono giornate che ricordi per sempre. Oggi, 15 aprile, per me sarà una di queste. Ho deciso di scrivere qualche riga per condividere in prima persona una decisione profonda, maturata durante questi ultimi mesi. Mesi di blocco forzato, attraversati da una pandemia mondiale che ha portato al rinvio dei Giochi Olimpici di Tokyo. 

Io, nella mia Varese, ho avuto la possibilità di recuperare da un brutto infortunio e soprattutto di pensare. Pensare alla vita, al mio futuro. L’Olimpiade, la mia terza, dopo avermi accarezzato si è nuovamente allontanata e un anno nello sport spesso è un abisso. Per un canottiere sono almeno 600 sessioni di allenamento, che purtroppo a causa di un grave infortunio non ho potuto affrontare nel modo migliore per onorare l’Italia. Nel canottaggio non sono stata un talento, quello che ho fatto l’ho costruito con allenamenti intensi e costanti che oggi il mio corpo fatica a sopportare e, di conseguenza, ad assimilare.

Quando ho lasciato il ciclismo l’ho fatto perché sognavo i Giochi Olimpici. Nel 2011 a Bled in Slovenia, quando ancora non c’era la parità di sesso e quindi solo otto imbarcazioni accedevano ai Giochi, ho realizzato il mio sogno: la qualificazione per Londra 2012, la prima volta nella storia del canottaggio femminile italiano in due senza. Dalla prima alla seconda altri quattro anni, con un cambio di equipaggio, poi Rio 2016 sempre con la Canottieri Lario. Dopo l’esperienza brasiliana decisi di appendere i remi al chiodo, il fuoco però si riaccese grazie alla Canottieri Milano e da lì il ritorno nel 2018 con l’argento in Coppa del Mondo, il bronzo agli Europei e il quarto posto ai Mondiali Assoluti. Una stagione incredibile. Tra i ricordi più belli però restano le vittorie internazionali sul mio Lago di Varese, dove tutto è iniziato tra le fila della Canottieri Varese e, soprattutto, le tante persone che ho avuto la fortuna di incontrare e conoscere grazie al mio percorso sportivo. 

Oggi, dopo una profonda rielaborazione e con la certezza di avere fatto il possibile per superare l’infortunio, ho deciso che la mia terza Olimpiade non potrà far parte della mia carriera. La vita da atleta richiede su tutto un costante impegno fisico e mentale, se uno di questi due fattori vacilla non riesci più ad esprimerti. Dell’atleta però mi porto la tenacia, la caparbietà e la lealtà, che ormai fanno parte del mio essere. Valori che cercherò di trasmettere soprattutto ai più giovani, nel mio nuovo viaggio da Consigliere nazionale della Federazione Italiana Canottaggio e non solo

Chiudo, allegando una delle foto alle quali sono più affezionata e ringraziando di cuore tutti coloro che mi sono stati vicini, condividendo con me non solo i momenti euforici di questi tredici meravigliosi anni olimpici.

L.P.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui