javorcic presentazione pro patria 2017

17 aprile 2017. Lunedì dell’Angelo. Festa comandata mandata a gambe all’aria dalla presentazione del neo insediato allenatore biancoblu. Tale Ivan Javorcic, (allora) 38enne spalatino chiamato a rimettere in bolla una squadra appena scherzata in casa da un Levico Terme qualsiasi. Le sue prime parole più che un manifesto ideologico rappresentano un quotidiano piano di lavoro: “Sino ad ora, a Brescia e Mantova, ho agito come Pronto Soccorso. Spero in futuro di poter lavorare anche in condizioni diverse. La mia idea di calcio? Non conterà il modulo ma l’atteggiamento. Voglio intensità, aggressività, gioco collettivo, altruismo, solidarietà e pensiero unico. Ed uscire dal campo sempre da vincenti”.
A Sandro Turotti spetta invece il compito di cancellare subito l’etichetta di precario: “Non mi piace la definizione di traghettatore. C’è un accordo fino a fine stagione. Queste settimane serviranno per conoscerci meglio. Poi si vedrà. Ci ha colpito e conquistato il suo entusiasmo. E l’idea di calcio che è vicina alla nostra. Certamente abbiamo cercato caratteristiche diverse da quelle di Bonazzi. Almeno sul piano caratteriale. C’era poco tempo e dopo giovedì ho ricevuto molte telefonate. Ma non mi piacciono i raccomandati”. 

17 aprile 2021. A 4 anni esatti di distanza, l’oggi 42enne Ivan Drago ha ripagato le condizioni di lavoro auspicate con risultati copiosi e il ritorno della Pro Patria sulla mappa del calcio italiano. Nei 1.461 giorni di permanenza allo “Speroni”, sono state fatturate 152 panchine, una promozione, uno Scudetto Dilettanti, 3 playoff in Serie C e una percentuale di vittorie (nel solo campionato) di poco inferiore al 50%. Da tecnico a gettone al podio degli allenatori tigrotti (Magni è a quota 166, Bekey oltre ma con numeri in assestamento). Da 4 partite potenziali (Scanzorosciate, Olginatese, Darfo Boario e Ciliverghe), a 4 anni reali. Con il tassametro che ovviamente continua a correre. Per un legame che ormai da tempo ha varcato la cronaca per trovare legittimo spazio nella storia del club. A riprova che il biellese faceva bene a non fidarsi dei raccomandati.           

Giovanni Castiglioni

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