Domenica si giocherà la penultima giornata di questo campionato di LBA e sono in ballo ancora tanti verdetti sia per quanto riguarda il discorso playoff che per quanto concerne la bagarre salvezza. Due discorsi apertissimi che passeranno inevitabilmente da Varese e dal parquet delle Enerxenia Arena, dove i ragazzi di coach Bulleri sfideranno l’Allianz Trieste alle 20:30.
Una partita che porta con sé, oltre che il grande valore del presente, anche ricordi del passato, in particolare per il grande ex Daniele Cavaliero, scudiero biancorosso nel biennio complicato 2015-2017 che torna ai Piedi del Sacro Monte con l’intento di conquistare il traguardo playoff con la sua Trieste, battendo il suo grande amico Giancarlo Ferrero. L’ex biancorosso è conscio di come però la Openjobmetis che si troverà di fronte sarà completamente diversa rispetto a quella squadra debilitata e a mezzo servizio per covid-19 della gara di andata.

Che Trieste ci si deve aspettare domenica?
“Una Trieste che ha tanta voglia di meritarsi i playoff con una vittoria senza guardare ai risultati delle nostre dirette concorrenti. Veniamo da una partita, quella contro Pesaro, di qualità, di un basket corale, fatto di aggressione fisica e di voglia, caratteristiche che per noi sono sempre state la chiave delle nostre vittorie”.

All’andata avete incontrato una Varese appena rientrata dopo un lungo stop dovuto al focolaio di covid-19 che aveva colpito la squadra e senza tanti giocatori. Ora il vento a Varese è cambiato, come le 7 vittorie nelle ultime dieci gare testimoniano. Che Openjobmetis e che gara si aspetta?
“Ovviamente non si può fare nessuno tipo di paragone rispetto alla sfida di andata dove incontrammo una squadra appena rientrata dal covid, con molte assenze e quindi quella gara non fa testo per noi. D’altro canto sappiamo il valore della Varese di oggi che è una squadra quadrata, che ha trovato secondo me nuova linfa spostando Scola da quattro e lasciando Egbunu da 5, con Douglas che sta giocando come lui sa e con Ruzzier in grande forma. Soprattutto però secondo me c’è da pensare che, come noi vogliamo raggiungere i playoff, Varese vorrà chiudere il discorso salvezza in casa con una vittoria. Questa secondo me sarà la grande motivazione dei nostri prossimi avversari, dobbiamo esserne consapevoli e, per rispetto al nostro obiettivo e al campionato, dovremo essere bravi a controbattere la loro voglia di vincere con la nostra”.

Lei ha citato tra i giocatori varesini che meglio stanno facendo nell’ultimo periodo Michele Ruzzier. La stimola la sfida che vi vedrà di fronte e diretti avversari in campo?
“Ruz è un ragazzo che ho conosciuto negli anni, che ammiro moltissimo e per fortuna glielo lascio un po’ più a Fernandez e Laquintana piuttosto che marcarlo io. Sono felicissimo che sia riuscito ad assestarsi, a trovare il giusto modo di essere efficace com’è in questo momento perché lui è questo giocatore, lo ha dimostrato negli anni, tante volte in carriera sia a Venezia prima che a Cremona poi. Sono convinto che sia un ragazzo, un uomo ormai, di alta caratura morale e questo in una squadra è sempre importante. I fatti, poi, dimostrano che è un giocatore di grande talento, carattere e ritmo per essere playmaker titolare in una squadra di Serie A”.

Lei ha vissuto due anni a Varese intensi, che ricordo ha di quell’esperienza?
“Ho tantissimi ricordi. Secondo me sono state annate un po’ complicate e lo sono state entrambe per motivi diversi. Soprattutto nella prima parte di stagione, ci si attacca un pochettino di più alle persone che si hanno accanto e si cerca motivazione e forza in loro per fare meglio. Tra queste voglio citare Giancarlo Ferrero, che è anche diventato dottore pochi giorni fa e di cui ci terrei anche a parlare meglio dopo. Mi porto nel cuore, oltre a lui, tante persone che hanno reso i piccoli risultati che abbiamo portato a Varese tra il 2015 e il 2017, delle grandi cose”.

Prima di parlare dell’attuale capitano della OJM, le chiedo che effetto le farà vedere vuoto il palazzetto di Masnago, dopo aver assaporato la spinta che questo pubblico sa dare?
“Sarà stranissimo perché Varese, come Trieste e come altre piazze, è sempre stato un campo ostico in cui andare a vincere anche senza guardare alla squadra. Questo perché il pubblico è sempre stato molto affezionato, caldo, ruggente e le statistiche mostrano poi che in questo campionato dove non c’è il pubblico il fattore campo è calato in maniera vertiginosa e il motivo è la passione che la gente porta al palazzetto la domenica e in questo Varese non è seconda a nessuno. Sarà veramente un peccato non poter ritrovare la gente di Varese, però purtroppo dobbiamo fare di necessità virtù e andare avanti cercando di fare noi, il meglio per la nostra città ed i giocatori della Openjobmetis il meglio per la loro”.

Tornando sul suo grande amico Ferrero, ci racconta che rapporto ha instaurato con lui e come lo vede nelle vesti di capitano?
“Giancarlo è nato per essere capitano perché la forza di un leader non è solamente quella di avere un carattere forte per far sì che gli altri facciano esclusivamente quello che tu desideri, ma anzi mettersi tu al servizio della squadra. E’ quello che ha fatto Giancarlo dal primo giorno che è arrivato a Varese con coach Moretti, un po’ per ruolo in quel momento, un po’ perché lui è così. La sua parabola varesina ci mostra che nel momento in cui c’erano minuti e giocava era una persona e se non c’erano minuti e non giocava era sempre la stessa. Questo fa di lui un uomo dal grande spessore morale, che stimo profondamente. Il nostro rapporto è diventato ogni giorno più stretto, con le trasferte in Coppa, vivendo vicini lui e Alessia per quelli che sono, due veri amici che mi rendono felice di aver giocato a pallacanestro perché ciò mi ha permesso di conoscerli. Chiudo con una battuta dicendo: meno male che si è laureato ed è diventato dottore perché così la smette di giocare che ci ha anche un po’ rotto le scatole a tutti e come lui anche io”.

Alessandro Burin
(foto in alto Allianz Pallacanestro Trieste)

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