Ancora incerti su quando e come finirà questa complicatissima stagione 2020-2021, i massimi vertici istituzionali del mondo della pallacanestro italiana sono già proiettati verso la prossima annata.
L’ultimo ed importante passo in termini di impostazione e soprattutto di ricerca di un nuovo format a livello di regole che cerchi di ridare slancio ad un movimento sempre più in crisi, tanto più dopo il covid-19, è stato fatto dalla Lega Basket negli scorsi giorni presentando l’ormai celebre “Manuale delle Licenze”, ora nelle mani della FIP e in attesa di approvazione o di visionarne le modifiche che la Federazione riterrà opportune fare.
Il documento è nato per cercare di portare nuova linfa e più stabilità ad un settore che vive di troppa incertezza ad ogni stagione, in particolare dal punto di vista di sostenibilità economica.

Non è così un mistero che la prospettiva già intrapresa in Eurolega e che si sta realizzando anche in Eurocup, quella della licenze, sia la strada maestra che tutto il movimento basket vorrebbe seguire per cercare di continuare a portare avanti questa realtà sportiva. Ed è ciò che si vorrebbe anche creare in LBA.
Il tassello però che non sembra trovare ancora una definizione chiara sta proprio nel nome licenza con cui è stato identificato il documento, che richiama quindi ad un “pass pluriennale” con cui, inevitabilmente, si finirebbe a definire un format dove la lotta retrocessione non sarebbe più determinata dalle logiche che fino ad oggi hanno regolato questo sport e non solop, quindi meramente di campo, ma anche ad un lato economico importante. Si andrebbe ad eliminare il concetto stesso di retrocessione sul campo per assicurare programmazione e stabilità maggiori che permettano investimenti e solidità alle società capaci di rispettare i parametri che verranno definiti.
Che poi, a ben vedere, alla fine il risultato sportivo è spesso e volentieri influenzato dalla variabile economica che regola il tasso tecnico con il quale vengono costruite le varie squadre protagoniste e ne determina anche i risultati.

Sta di fatto che la posizione FIP in merito a ciò è chiara e precisa quanto meno per quest’annata: non c’è nessuna possibilità di blocco delle retrocessioni e quindi Cantù è retrocessa, come testimoniano le parole di stamane al Corriere dello Sport del Presidente Gianni Petrucci: ”Sul piano umano mi dispiace molto per Cantù che è una società storica. Ma le regole sono queste e dobbiamo rispettarle. In campionato si lotta per lo scudetto e per non retrocedere”.

Il passaggio però più importante di queste parole rilasciate al quotidiano dal presidente della FIP riguarda lo studio economico/finanziario affidato ad una società di consulenza in materia per valutare la posizione dei club impegnati nel campionato di A1 ed A2: ”La Fip ha sempre detto che alla fine della stagione, quando conosceremo la situazione economica dei club, potremo organizzare i prossimi campionati. Nel frattempo, però, abbiamo affidato ad una azienda di consulenza uno studio economico/finanziario sulla sostenibilità delle squadre nei diversi campionati. Questo studio ci dirà quanti club potranno sostenere un campionato professionistico o semiprofessionistico in A2. Nel caso ci fossero casi di posizioni non sostenibili posso dire che le rivoluzioni si fanno in base alle situazioni economiche esistenti…”
Una chiosa sibillina che lascia presagire al fatto che il movimento possa non essere pronto ad un cambiamento così radicale ma necessario, con la possibilità concreta di perdere l’ennesima occasione per ridare nuova vita a questo sport, in un quadro che attende impaziente di essere definito per dare vita e sviluppo alla programmazione delle squadre.

Alessandro Burin

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