Nel mercato invernale la Castellanzese ha messo a segno acquisti importanti per provare la scalata verso la Serie C: tra gli innesti di valore assoluto rientra sicuramente Devis Talarico, terzino destro classe ’97 ex Varese, che condensa in sé qualità, esperienza e dinamismo. Un vanto per la Serie D. Caratteristiche che l’esterno di difesa ha messo subito al servizio della squadra inaugurando una scalata vertiginosa ai piani alti.

Tuttavia, da alcune giornate a questa parte, l’ascesa neroverde sta incontrando qualche difficoltà e la caduta di mercoledì pomeriggio contro il Borgosesia rischia di fare davvero male, anche perché arriva dopo il ko di Bra. All’orizzonte la Castellanzese vede l’ostacolo Città di Varese e Talarico sfiderà dunque il suo passato per raddrizzare il presente e costruire il suo futuro. Ripercorriamo la sua esperienza a Castellanza e vediamo come si approccia al match di domenica.

Devis, lo scorso ottobre scalpitavi in attesa di ricevere una chiamata. La chiamata è arrivata, da una società importante: come è nato il trasferimento alla Castellanzese e come ti stai trovando?
“Ho conosciuto mister Mazzoleni cinque anni fa quando eravamo entrambi all’Inveruno e da lì siamo sempre rimasti in ottimi rapporti: malgrado fossi andato in altre squadre decisamente lontane, come Arezzo e Sicula Leonzio, ci sentivamo spesso e lui non ha mai smesso di darmi consigli. L’estate scorsa non mi ha mai chiesto esplicitamente di venire qui, anche perché sapeva che io volevo andare a giocare in Serie C, ma a dicembre gli ho detto che mi sarei messo in gioco volentieri in Serie D e lui si è subito messo in moto per farmi arrivare alla Castellanzese. Qui ho trovato un gruppo speciale e non potevo chiedere di meglio sia a livello di società sia per quanto riguarda i compagni; è l’ambiente giusto”.

Prima di accettare la Castellanzese eri fermo da tanto tempo e c’erano parecchie incognite relative alla tua condizione atletica: quanto ci hai messo a recuperare il ritmo partita? Come stai ora?
“Per un giocatore il problema non è riprendere a giocare, ma il fatto che il rischio d’infortunarsi si alzi di parecchio; non ha caso ho avuto qualche guaio muscolare proprio per questo motivo. Inoltre stiamo vivendo una stagione strana: riprendi e giochi ogni tre giorni, poi ti fermi un paio di settimane e poi riprendi a ritmi infernali. Non è facile e se hai qualche minimo problemino rischi di pagarlo a caro prezzo. Fortunatamente ora sto bene e mi sento al top della condizione”.

Quinto di centrocampo, terzo di difesa… ti abbiamo visto spaziare molto: quanto è importante mettersi a disposizione della squadra e dell’allenatore?
“Io ho sempre dato la mia piena disponibilità al mister e contro il Borgosesia sono stato schierato addirittura come terzo di sinistra. Di mio sono molto duttile e so adattarmi praticamente ovunque, ma è ovvio che essendo un giocatore di corsa, con un buon passo e una buona resistenza, preferisco stare sulla fascia. Detto questo, comunque, prima viene la squadra e poi ci sono io, per cui farò sempre tutto quello che mi chiederà il mister”.

Il tuo esordio contro il Pont Donnaz è coinciso con una grande vittoria, ma a livello personale non è andata così bene dato che sei stato espulso e squalificato per tre giornate; cosa è successo?
“Vincevamo 3-0 ed eravamo in totale controllo del match quando c’è stato un episodio di gioco. Io mi sono un po’ preso con un loro attaccante, ci siamo spintonati e sono stato espulso. Probabilmente sarebbe stato più giusto buttare fuori entrambi e invece solo io ho preso il cartellino rosso: le tre giornate di squalifica sono poi state ridotte a due (dopo il ricorso presentato dalla Castellanzese, ndr) e siccome c’era il turno infrasettimanale di mezzo ho saltato solo una settimana. Resta comunque la grande vittoria”.

Quella partita ha dato il via ad un invidiabile filotto di 15 risultati utili consecutivi; cosa è scattato nel gruppo quel giorno?
“Innanzitutto avevamo ottenuto un risultato importante su un campo difficile e credo che quel 3-0 sia stata la molla che è scattata per farci prendere consapevolezza dei nostri mezzi. Abbiamo capito che giocando l’uno per l’altro, dando sempre il 200%, saremmo stati in grado di poter fare qualsiasi cosa”.

Nell’ultimo periodo avete faticato a trovare continuità di risultati; come si reagisce ora?
“Nel calcio quando si prende gol è colpa di tutti, dall’attaccante al portiere; l’unico modo per non commettere gli stessi errori è giocare da squadra, sacrificandosi l’uno per l’altro, perché solo così si vince. Gli ultimi risultati ci serviranno per non prendere sottogamba le sette finali che mancano per concludere il campionato”.

L’infortunio di Zazzi può avervi tolto quell’equilibrio che avevate trovato?
“Con Fede ci ho giocato insieme ai tempi del Varese e non tocca certo a me presentarlo: è un calciatore di grande qualità e sicuramente perdere uno come lui ci ha tolto tanto. Ma questo non vuol dire che senza Fede non si possa vincere: è la squadra che conta e la Castellanzese ha nel suo DNA la vittoria. Siamo pronti per un gran finale di stagione”.

A proposito di Varese, domenica sfiderai proprio il Città di Varese: che partita sarà per te?
“Non sarà una partita come le altre perché tra me e Varese c’è stato qualcosa di speciale. Grazie al biancorosso sono approdato tra i professionisti e, da parte mia, penso di aver lasciato un buon ricordo; ancora oggi tanti tifosi mi scrivono e questo non può che inorgoglirmi. Detto questo ora sono alla Castellanzese, devo pensare alla mia squadra e voglio fare il meglio possibile”.

Che partita ti aspetti? Cosa, o chi, temi di più del Varese?
“Mi aspetto grande intensità, credo che sarà una battaglia perché noi dobbiamo risollevarci e loro hanno bisogno di punti. Su chi temo di più ti dico Ebagua: per la carriera che ha avuto e per le sue indiscutibili qualità la Serie D gli sta stretta. Probabilmente non sarà al top della condizione, ma resta sempre un giocatore temibile perché non si ha per caso la carriera che ha avuto lui”.

Anche se non ci sarà il pubblico, che effetto ti farà tornare all’Ossola?
“Il Franco Ossola è uno degli stadi più belli di questa categoria dato che ha più clamore, più storia e più visibilità degli altri. Mi dispiace davvero tanto per l’assenza del pubblico perché mi sarebbe piaciuto rivivere quell’atmosfera speciale, ma tornare a giocare su quel terreno sarà comunque una grande emozione”.

L’obiettivo della Castellanzese per domenica è ovviamente quello di vincere. Il tuo qual è? Se dovessi segnare…?
“Se dovessi segnare di sicuro non esulterei perché sono cresciuto con certi valori e non mancherò di rispetto alla mia ex squadra. Io sarò per sempre grato a Varese e auguro il meglio ai biancorossi, ma è chiaro che domenica voglio vincere”.

Mancano sette partite alla fine: quanto credete alla vittoria del campionato?
“Ti rigiro la domanda: perché non dovremmo crederci? Siamo arrivati lì in alto ed è giusto provarci fino alla fine. Se dovesse arrivare la vittoria ben venga, altrimenti sarà comunque stato un campionato di livello assoluto da parte di una squadra che si è fatta conoscere e rispettare a suon di prestazioni fantastiche. Per di più quest’anno cade il centenario dalla fondazione della Castellanzese ed è un ulteriore motivo che ci spinge a dare il massimo: ai tifosi prometto che lotteremo fino all’ultimo secondo dell’ultima partita”.

Matteo Carraro
(foto Castellanzese)

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