Se da una parte il Covid ha messo in ginocchio parecchi settori e tante attività, dall’altra ha offerto importanti opportunità a chi ha saputo coglierle. È il caso del marchio Lanzarotti che, dallo scorso novembre ad oggi, ha dato continuità ad un trend di crescita assolutamente positivo.
A confermarlo è Diego Taiano, uno dei tre soci, che spiega: “I mesi di fermo produttivo hanno portato ad un’organizzazione ancor più meticolosa. Alle certificazioni UNI EN ISO 9001:2015 e ISO 22000 abbiamo aggiunto la 14001 sui sistemi di gestione ambientale in modo da aumentare i controlli sotto tutti i punti di vista. Inoltre abbiamo aperto un nuovo locale a Gallarate, il Loggetta, che ci ha portato ad aumentare la forza lavoro della nostra squadra, l’impegno profuso in ciò che facciamo e, ovviamente, il fatturato. A tutto questo si aggiunge anche il nuovo showroom di Enrico Derflingher che sarà presto inaugurato”.

Di cosa si tratta nello specifico?
“È uno spazio di circa 200mq nella nostra sede di Casorate Sempione che diventerà il suo punto d’appoggio commerciale. Enrico è infatti il presidente dell’associazione Euro-Toques e il nuovo showroom verrà usato per incontrare nuovi partner e colleghi stellati: ci saranno show cooking dal vivo e inviteremo numerosi chef di Euro-Toques. Manca pochissimo all’apertura e ci aspettiamo di essere operativi entro fine maggio. Alla luce di tutto ciò, dalla collaborazione con Enrico Derflingher alle altre nostre attività, devo dire che siamo messi davvero bene: stiamo concretizzando quel che abbiamo avviato negli anni passati”.

Al netto della vostra situazione, il campo della ristorazione è però in difficoltà; come avete fatto a non risentire degli effetti della pandemia?
“Io credo che la differenza la faccia l’organizzazione degli imprenditori e delle aziende. A marzo 2020 ci siamo trovati tutti in difficoltà perché fronteggiavamo una situazione nuova, anomala e imprevista che ci ha colti impreparati. Ma prima della nuova chiusura di novembre ci sono stati cinque mesi di lavoro che noi abbiamo sfruttato al meglio per sistemarci e organizzarci. Chi, come noi, ha lavorato sul personale, sulla gestione ottimale delle proprie risorse e sulla crescita del brand subisce senz’altro il riflesso del marcato, ma non ne risente. Il nostro Johnny Fox’s Irish Pub ha lavorato solo sette mesi nel 2020, ma ha comunque chiuso con un utile importante perché abbiamo agito e reagito alla pandemia con tempestività e organizzazione; anche l’operazione Loggetta lo dimostra”.

In che modo?
“Abbiamo aperto il locale lo scorso 31 ottobre, a pochi giorni dalla nuova chiusura collettiva, ma se non l’avessimo fatto allora probabilmente non ne avremmo ancora avuto occasione; l’inaugurazione è avvenuta nonostante tutte le incognite che sapevamo esserci. Sta di fatto che siamo stati in grado di rodare la macchina in poco tempo, aprendo le vetrine e facendo conoscere ogni cosa alla clientela, e questo ci ha permesso di ingranare fin da subito. È oggettivo che la pandemia rappresenti una problematica, ma lavorando nel modo giusto con le persone adatte e desiderose di far bene si può sopperire a qualsiasi problema.

È quindi corretto dire che il Covid ha “favorito” il vostro percorso di crescita?
“Sì, perché la gestione dei momenti di difficoltà ha fatto emergere il nostro reale valore e ha portato ad una crescita mostruosa. È un miglioramento che percepisco e vedo ogni giorno perché riusciamo a far capire meglio le nostre qualità; dall’altra parte, invece, i clienti sanno già a chi si rivolgono, cosa vogliono e, soprattutto, sono certi di volere noi. Inoltre abbiamo mantenuto la struttura accesa il più possibile facendo lavorare tutti i nostri ragazzi; solo alcuni di loro sono rimasti in cassa integrazione, e questo investimento importante sulle risorse umane ne gratifica l’impegno perché sono loro la nostra vera forza. Oggettivamente il Covid a noi ha fatto bene: siamo cresciuti di più nell’ultimo anno che nel quinquennio precedente”.

Si sapeva già dallo scorso anno: per la seconda stagione consecutiva Lanzarotti segue il Giro d’Italia. Prima di aprire la parentesi ciclistica, come sta andando il brand Sport Catering?
“Sta prendendo piede anche al di fuori del Giro d’Italia dato che siamo stati operativi fin da marzo in tutte le Classiche ciclistiche italiane e domani, domenica 16 maggio, saremo alla Milano Marathon al Castello Sforzesco. Ci stiamo legando sempre più alla parte sport di RCS e, ovviamente, punteremo con decisione alle Olimpiadi Invernali 2026”.

Anche quest’anno, per l’appunto, siete al Giro d’Italia; come vi siete preparati?
“Ogni anno ha una storia a sé perché le piazze, le strade e le organizzazioni di tappa in tappa sono diverse. Sicuramente abbiamo un anno di esperienza in più e questo ci ha avvantaggiato portandoci ad una gestione più semplice del tutto, sempre complessa ma non complicata. Quest’anno siamo attivi anche sul fronte del progetto E.R.I.C.A. (Educazione Ricerca Informazione Comunicazione Ambientale, ndr) relativo alla gestione dei rifiuti, e di conseguenza sta aumentando la mole di servizi offerta. Fortunatamente, e qui mi ricollego ai vantaggi che ci ha portato il Covid, abbiamo avuto alcuni mesi a disposizione da gennaio per programmare ogni dettaglio. Rinnoveremo il biennale con RCS? I presupposti per farlo ci sono tutti e, questa volta, sarà un triennale: ne discuteremo dopo giungo e da ottobre cominceremo a programmare i tre anni successivi”.

Il Giro d’Italia è iniziato da una settimana: come sta andando?
“Abbiamo trovato abbastanza freddo finora, ma a parte questo è andato fin qui molto bene proprio perché l’avevamo preparato nei minimi dettagli. Ci sono 27 persone sul campo divise in tre squadre e già dopo i primi giorni abbiamo registrato un aumento dell’affluenza rispetto allo scorso anno; restiamo comunque al 40% dell’affluenza abituale, ma la nostra efficienza è aumentata”.

Ci sono protocolli da seguire?
“Siamo in una bolla: entro le 72 ore dalla partenza del Giro i ragazzi hanno eseguito un tampone per certificare la loro negatività e, non appena finiscono di lavorare, tornano subito in albergo. Al di fuori delle hospitality, dove per accedervi serve un tampone rapido, non incontrano nessuno. A questo ovviamente aggiungiamo tutte le procedure che rispettiamo già di nostro: il buffet è solo allestito e chi entra nelle hospitality, munito di mascherina, non può avvicinarsi a meno di un metro e mezzo”.

Per le prossime due settimane cosa vi aspettate?
“Di continuare quello che stiamo facendo e aumentare l’affluenza: non dimentichiamo che lo scorso anno siamo stati al Giro mentre ci si avvicinava alla chiusura, mentre questa volta ci si avvia alla riapertura. Man mano che s’incontrano tappe di montagna e arrivi in salita la gestione diventa più difficile perché, ad esempio, i camion non possono essere parcheggiati nei pressi del traguardo e per arrivarci bisogna spostarsi con navette più piccole; diciamo che non cambia l’affluenza ma la logistica”.

Per concludere, come procede l’internazionalizzazione del brand Lanzarotti?
“Procede bene grazie alla partnership con Enrico Derflingher: sul fronte asiatico siamo fermi, ma Enrico sta lavorando sotto tutti i punti di vista, dall’import all’export passando per l’organizzazione eventi. Inoltre continuano ad arrivarci richieste per gestire sempre più eventi anche se, vista la situazione, non è facile capire quando ci sarà la tanto agognata riapertura globale. In questo momento ci stiamo concentrando parecchio sul mercato italiano, ma al tempo stesso stiamo preparando il terreno per un processo di internazionalizzazione sempre più consistente: non appena si potrà, ci faremo sentire anche all’estero”.

Matteo Carraro
(foto Instagram Lanzarotti1967)

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