Era il 2014 quando Giuseppe Miele indossò per la prima volta la maglia del Gavirate. Da allora sono passati sette anni e sulle sue spalle non si sono visti altri colori. Veterano, pilastro, punto di riferimento… Come descrivere il ruolo del classe ’83? E a proposito di ruolo, proprio in questi ultimi mesi mister Caon ha condotto con successo quello che potremmo definire un esperimento tattico, arretrando l’attaccante di qualche metro in campo.
Anche nella nuova posizione il suo contributo si sta dimostrando prezioso, con tanto di gol messo a segno nella partita contro il Milano City, una delle due vittorie di questo mini-campionato. Con 10 punti in 9 gare al suo ritorno in Eccellenza, il Gavirate si prepara all’ultimo appuntamento della stagione. Ma qual è il bilancio di questi due mesi intensi di calcio?

Partiamo dall’1-1 di domenica contro la Base 96. Prendere gol negli ultimi minuti lascia sempre l’amaro in bocca. Che partita è stata e chi meritava di più?
“Sicuramente nel primo tempo abbiamo cercato di giocare a calcio, cosa che nel secondo tempo abbiamo fatto di meno, un po’ per il caldo, un po’ per il campo, un po’ perché sono stati provati altri giocatori che finora hanno avuto meno spazio. Tutto sommato un X ci poteva anche stare, però le nostre occasioni le abbiamo avute e alla fine abbiamo anche preso un palo con Mondoni. Comunque c’è poco da chiedere a questo campionato, anche se è la classifica che parla sempre e guardandola non è una delle migliori considerato quello che abbiamo fatto fino adesso. Diciamo che queste dieci partite le prendiamo come una lezione”.

Facendo un salto indietro, mercoledì con la Brianza Olginatese era arrivato un altro pareggio, in quel caso una grande impresa. Oltre alla sconfitta contro la Base 96 alla prima giornata, nessun altro è riuscito a fare punti contro i bianconeri. Una bella soddisfazione, no?
“L’Olginatese è una roccaforte e quando giochi contro queste squadre c’è poco da preparare mentalmente perché la voglia viene da sola. Se viene a me a 38 anni, figurati a un ragazzino (ride, ndr). Con loro è andata bene e abbiamo fatto una buona partita, potevamo anche vincerla così come potevamo perderla. Se abbiamo tenuto in vita la Varesina? Noi in realtà abbiamo fatto solamente il nostro dovere in campo e probabilmente l’Olginatese sapeva che non saremmo stati una squadra semplice da affrontare”.

In questo inizio di stagione sei passato da esterno di attacco a regista davanti alla difesa. Il mister si è dichiarato soddisfatto di questo cambio di ruolo. Tu cosa ne pensi?
“È una cosa che si stava già provando prima che si concludesse la prima parte del campionato scorso, anche se ufficialmente non avevamo mai fatto una partita così. Io e il mister ci conosciamo da tantissimo tempo e mi ha dato questa possibilità, poi ovviamente in campo devo dimostrare di saper fare questo ruolo. È un’idea che tanti magari non si aspettavano che potesse funzionare, ma in realtà è andata bene. Sono anche riuscito a fare gol contro il Milano City e quella è stata una grande partita. Loro sono una squadra molto forte fisicamente, ma noi ci siamo portati a casa quello che non siamo riusciti a ottenere in altre occasioni, in particolare con i due pareggi in casa contro Sestese e Luciano Manara, in cui abbiamo buttato via due punti ogni volta. Comunque nel calcio c’è sempre qualcosa da migliorare, quindi vuol dire che in quelle due partite non eravamo messi bene in campo”.

Questo è il tuo settimo anno a Gavirate. Dire che ti trovi bene è forse un eufemismo? Qual è il tuo ricordo più bello con questa maglia?
“Il Gavirate è come se fosse casa mia; come io ho dato tanto a loro, loro hanno dato tanto a me, quindi è una cosa reciproca. Poi se stai bene in una squadra, perché dovresti andare via? Personalmente ho sempre avuto un ottimo rapporto con la società, sia con il presidente Papa quando sono arrivato qui, sia con Foghinazzi con cui è il mio sesto anno. Riguardo ai ricordi più belli, diciamo che l’anno scorso poteva essere l’anno migliore con la vittoria del campionato, ma non ce lo siamo potuti godere come meritavamo. Io guardando indietro ho poco da recriminare perché in sette anni sono stato votato per due volte miglior giocatore del campionato e ho anche vinto la classifica dei marcatori, quindi i momenti belli sono stati tanti e non ce n’è uno in particolare. Poi se ti trovi in un ambiente in cui hai la massima fiducia e puoi lavorare in tranquillità, stai bene non solo come giocatore ma anche mentalmente e così ti viene tutto in modo molto più facile”.

Visto che sei un veterano ti chiedo: qual è il tuo rapporto con la squadra?
“Diciamo che sono uno che porta molto rispetto e sono molto tranquillo nello spogliatoio. Faccio parte di un gruppo di brave persone e di conseguenza anche gli altri ragazzi la pensano come me. In tutti questi anni non ho mai avuto problemi con nessuno, anzi, penso di essere visto bene, ma non vorrei esagerare nel dire queste cose (ride, ndr)”.

Proiettamoci all’ultima gara con la Castanese. Considerando il loro campionato e il vostro, che aspettative hai?
“Di loro conosco poco o niente e non saprei neanche cosa dire. Noi di sicuro vorremo giocare nel migliore dei modi e cercare di fare il massimo dei punti. Trovarci in questa posizione in classifica dopo tutto quello che abbiamo fatto vedere non è il massimo, quindi bisogna chiudere bene il campionato con una vittoria, anche perché giocheremo l’ultima partita nel nostro stadio e in casa non abbiamo mai perso”.

Per concludere, mi appello ancora una volta ai tuoi anni di esperienza per chiederti un commento sul gruppo in vista dell’anno prossimo. Questa mini-stagione è stata un bel banco di prova?
“Conoscendo la società e lo staff tecnico, non credo proprio che faranno una squadra così giusto per partecipare. Anche adesso secondo me avremmo potuto dire la nostra, e non parlo delle dieci giornate ma di un campionato intero, perché le dieci giornate dobbiamo prenderle un po’ come vengono, tra il caldo pazzesco delle ultime partite e tanti altri fattori. Penso però che il Gavirate vorrà fare sicuramente qualcosa di buono per completare e mettere a posto la rosa dove manca qualcosa. Riguardo al campionato fatto, onestamente a livello di prestazione forse abbiamo sbagliato qualche parte di partita, come il secondo tempo con la Vergiatese e il secondo tempo con la Base 96, però l’atteggiamento della squadra è sempre stato propositivo. Sul piano del gioco c’è poco da recriminare, forse qualcosa in più su quello dell’attenzione, ed è per quello che la classifica non rispecchia ciò che è stato realmente fatto. Diciamo che abbiamo pagato un po’ di inesperienza, visto che tanti ragazzi non avevano mai provato questa categoria. Io ci sono ritornato dopo una decina di anni e penso che sia proprio la categoria a fare la differenza, perché in Eccellenza se lasci un metro a un giocatore ti fa gol, cosa che magari in Promozione non succede”.

Tra un numero imprecisato di anni ti piacerebbe ricoprire qualche altro ruolo nel mondo del calcio?
“Dico sempre che fino a quando posso dare una mano lo farò in campo e non ho neanche mai pensato di fare qualcos’altro al di fuori del giocatore. Quando arriverà il momento vedremo, ma valuteremo anno per anno perché finché c’è voglia di far fatica si va avanti”.

Silvia Alabardi

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