Secondo Andy Warhol, celebre esponente della Pop Art, “nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per 15 minuti”. Per il varesino Dario Cialona il momento di gloria è durato un’ora abbondante, quanto una puntata del preserale Reazione a catena, in onda tutti i giorni su Rai 1. Il ventunenne difensore della Ceresium Bisustum, fresco di laurea in Ingegneria per la sicurezza del lavoro e dell’ambiente presso l’Università dell’Insubria, è apparso sabato 17 luglio nel programma condotto da Marco Liorni in veste di giocatore assieme alle due sorelle Ilaria e Marianna, battendosi fino alla fine contro i campioni in carica. “Non siamo riusciti a trionfare nell’Intesa vincente – spiega Cialona – ma siamo contenti di aver dato del filo da torcere ai nostri avversari. Da casa sembra molto più facile di quel che sembra, l’emozione gioca un ruolo fondamentale”.

Raccontaci questa esperienza: com’è nata l’idea di partecipare al gioco?
“Il pensiero balenava tra me e le mie sorelle già due anni fa, prima della pandemia. Ci siamo iscritti per caso, prendendola alla leggera e credendo che non saremmo mai stati contattati. In primavera invece ho ricevuto una chiamata da Roma ed era proprio la produzione che ci chiedeva se fossimo ancora disponibili per partecipare ai casting. Le selezioni si sono svolte in streaming e, fortunatamente per noi, siamo stati scelti come concorrenti per la puntata che si sarebbe registrata l’8 giugno”.

Vi siete quindi presentati agli studi di registrazione di Napoli?
“Esattamente, il tutto a spese della Rai: dai viaggi in treno ai pernottamenti in albergo, pasti compresi. Il primo dei tre giorni di permanenza in città è servito come ambientamento. Abbiamo fatto la conoscenza con lo staff, abbiamo provato i vestiti con le costumiste e ci è stato spiegato come si sarebbe svolta la nostra puntata. La produzione divide le registrazioni in tre turni giornalieri, noi siamo capitati in quello pomeridiano del giorno successivo. È stata un’esperienza fantastica, non è assolutamente come sembra da casa: le pause sono più lunghe e la tensione del gioco si fa sentire”. 

Avete fatto un prova molto convincente, rimanendo testa a testa con i campioni fino all’Intesa vincente. Cosa è andato storto? E quali reazioni avete ricevuto da chi vi ha visti in TV?
“È vero, siamo andati molto bene nell’arco del gioco e di questo siamo soddisfatti. Purtroppo l’emozione ci ha giocato brutti scherzi proprio nel round finale, sbagliando parole tutto sommato facili. Io stesso ho mal formulato qualche frase che poteva essere gestita con più semplicità e questo me lo hanno fatto notare gli amici che mi hanno seguito da casa. Ci è dispiaciuto perché ci siamo esercitati parecchio, la mattina stessa eravamo arrivati ad accumulare 14 parole corrette durante le prove. Peccato, ma rimarrà comunque un bellissimo ricordo”. 

Passiamo allo sport. Da quasi un anno non scendi in campo con la maglia della Ceresium, la squadra per cui giochi: quanto ti manca l’emozione della partita?
“Tanto, troppo forse. La scorsa stagione abbiamo disputato solo una manciata di partite prima del nuovo stop generale, spero che da settembre tutto torni alla normalità. Quello che manca però è soprattutto il rapporto con i compagni. A Porto Ceresio ho trovato un gruppo unito, relazioni e amicizie vere: siamo una famiglia. In passato ho avuto la fortuna di trovare begli ambienti anche in altre società, ma qui è diverso. Essersi ritrovati a giugno per gli allenamenti è stata una boccata d’aria fresca”.

Quindi la stagione della Ceresium è già iniziata?
“Non proprio. Il mese scorso, grazie all’ingresso in zona bianca, ci siamo trovati molto spesso per allenarci assieme. Naturalmente abbiamo rispettato le norme vigenti, evitando di usare gli spogliatoi e facendo la doccia a casa, ma è stata un’occasione importante per ritrovarci. Nei giorni scorsi la società e la prima squadra si sono radunate per programmare la stagione e per delineare la rosa e l’organigramma. Al momento una data precisa per la ripresa non c’è, ma sarà dopo la metà di agosto”. 

Chiudiamo parlando della tua squadra del cuore, ovvero il Milan. Lo scorso inverno ti dichiaravi entusiasta per i risultati inanellati dai rossoneri: a distanza di mesi, come giudichi l’operato di Pioli e dei suoi ragazzi? E cosa ti aspetti dalla prossima stagione?
“È stata un’annata molto positiva, da 10 in pagella secondo me nonostante il secondo posto finale e lo scudetto in mano ai nostri diretti rivali nerazzurri. Non è stato facile sorbirsi due settimane di festa dai miei amici interisti. Cerco di non perdermi alcuna partita e, infatti, sto seguendo il precampionato del Milan con un certo ottimismo. Theo Hernandez e Tomori si sono fatti notare positivamente nelle ultime uscite e gli arrivi di Maignan in porta e Giroud in attacco lasciano ben sperare. Ancora più fondamentale, però, è stata la riconferma di Pioli sulla panchina”.

A far discutere non sono stati solo gli arrivi, bensì anche gli addii…
“Purtroppo è così. Per Donnarumma mi è dispiaciuto, ma mi ha fatto ancora più male vedere Calhanoglu con la maglia dell’Inter. È stato un fulmine a ciel sereno, un po’ per l’immediatezza dell’operazione e un po’ per la scelta di passare proprio alla corte dei nostri cugini. Penso che se un calciatore ci tiene davvero tanto alla maglia che indossa, può anche dire di no alle lusinghe delle dirette concorrenti”.

Dario Primerano

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui