Tra i volti nuovi, nuovissimi, della prossima Serie D spicca senz’altro quello dell’RG Ticino. La società, fondata nel 2017, si appresta a vivere la sua prima stagione all’apice del dilettantismo e, per farlo, ha scelto la via della continuità affidandosi all’esperienza di chi è invece abituato a calcare questi palcoscenici.

Costanzo Celestini sa cosa significa giocare ad alti livelli (per chi non se lo ricordasse è stato campione d’Italia nella stagione ‘86/’87 con il Napoli di Maradona, vincendo anche la Coppa Italia) e il connubio gioventù-esperienza creatosi sull’asse società e mister rappresenta il giusto mix per vedere l’RG Ticino disputare una stagione non da semplice comparsa. In vista dell’inizio del ritiro previsto per lunedì 2 agosto, l’ex allenatore del Verbano si sta godendo gli ultimi giorni di vacanza in Liguria e non ha certo disdegnato una chiacchierata a 360° spaziando dall’ultima adrenalinica stagione d’Eccellenza all’imminente debutto in Serie D.

Mister, direi che è doveroso cominciare dal finale della scorsa stagione: un epilogo più pazzo di quello che avete vissuto era difficile da immaginare…
“Puoi dirlo forte (sorride, ndr)! Ne abbiamo passate di tutti i colori: dopo cinque mesi di attesa per ricominciare siamo stati costretti a posticipare l’esordio a causa di un guaio con i tamponi e, praticamente subito, dieci casi di positività ci hanno obbligato a due settimane di stop. Senza allenamenti, poi, abbiamo disputato cinque partite in quindici giorni vincendole tutte ma con un grande dispendio di energie; forcing che abbiamo pagato nella trasferta contro l’Aygreville (3-3, ndr) e in casa con il BorgoVercelli (1-2, ndr). Restava solo l’ultima giornata da giocare, che noi abbiamo vissuto da spettatori in virtù del turno di riposo, e i pronostici non erano dalla nostra parte; ma le partite vanno giocate, questa è la meraviglia del calcio, e l’epilogo è stato bellissimo”.

Alla vigilia dell’ultima giornata quanto credevate nella Serie D?
“Io ho vissuto l’ultima giornata da primo in classifica. Quando abbiamo perso contro il BorgoVercelli tutti i nostri avversari avevano festeggiato perché sulla carta avevano un turno morbido: invece, il BorgoVercelli ha perso e La Biellese ha pareggiato arrivando così a giocarsi lo scontro diretto con noi che siamo riusciti a vincere”.

I risultati dell’ultima giornata vi hanno dato una bella iniezione di fiducia; siete arrivati più carichi dei vostri avversari alla scontro playoff?
“Sicuramente siamo arrivati ai playoff con una carica d’adrenalina incredibile. Noi il passo falso l’avevamo già fatto e avevamo avuto il tempo di metabolizzarlo, mente per loro quel pareggio è stata una brutta botta a livello mentale. Questo aspetto ha inciso parecchio nell’economia del match”.

Partita che è stata decisa allo scadere da un ex Verbano come Malvestio. Dato che anche tu hai scritto importanti pagine della tua carriera da allenatore proprio in rossonero, che ricordi hai delle tue annate a Besozzo?
“Sono state annate stupende perché, anche se non eravamo costruiti per vincere il campionato, per tanti anni siamo sempre stati in alto arrivando anche ad occupare la prima posizione nel girone d’andata. Qui, oltre a Malvestio, ho ritrovato anche tanti altri ex Verbano come Dal Santo, Napoli, Roveda e Sorrentino che conoscevano già il mio modo di allenare; questo, unito alla bravura della società nel costruire una squadra forte, ci ha permesso di raggiungere la Serie D. Al Verbano, invece, cui sarò sempre grato per quegli anni davvero belli, c’era la consapevolezza di non poter andare oltre l’Eccellenza”.

A proposito di Eccellenza, nel dibattito tra chi era favorevole alla ripartenza e chi non lo era tu da che parte ti sei schierato?
“Io credo che c’era bisogno di dare una scossa al mondo dei dilettanti per non darla vinta al Covid. Rimanere passivi rinunciando a ripartire avrebbe portato ad una situazione di grande disagio perché aspettare che i problemi si risolvano da soli non è mai la soluzione migliore. Tornare a giocare è stato un sollievo e bisogna dire grazie a tutte quelle società che hanno scelto di aderire”.

Per voi si è poi aggiunta la soddisfazione del passaggio in Serie D. Cosa significa questo traguardo per una società così giovane?
“Io ho vissuto un momento di immensa gioia nel vedere la felicità negli occhi del presidente e di tutta la società: mi sono commosso nel veder realizzato il sogno di chi è partito dalla Seconda Categoria per arrivare all’apice del dilettantismo. Ora però comincia la sfida più complicata, ovvero rimanere in categoria, ma con l’entusiasmo e le competenze della società sono certo che disputeremo un bel campionato”.

Il fatto che tu sia ancora il mister rappresenta la naturale continuazione del percorso di crescita di questa squadra?
“Dopo l’annata vissuta credo che non sia facile per nessuno dare un giudizio su un tecnico. Dopo otto partite giocate siamo stati fermi per mesi prima di ripartire tra mille difficoltà, per cui era tutto difficile e tutto giustificabile. Ogni partita era una finale e bisognava sbagliare il meno possibile: l’abbiamo fatto e sono felicissimo di poter continuare con questo gruppo che ho imparato a conoscere giorno dopo giorno”.

Dato che conosci il campionato, cosa cambia tra Eccellenza e Serie D?
“In Serie D c’è una maggiore attenzione a livello tattico, oltre al fatto che si iniziano a trovare squadre di città importanti. È un campionato molto più interessante e difficile perché ci sono giovani davvero bravi e tanti giocatori professionisti che scendono di categoria; è una competizione che ti porta a dare il meglio per non sfigurare e allenarsi cinque volte a settimana significa rasentare il professionismo”.

Che RG Ticino vedremo? A che punto è la costruzione della squadra?
“Siamo a buon punto, quasi al completo; manca giusto qualche tassello ma la squadra base è già pronta e siamo entusiasti di cominciare la stagione con voglia, passione, sudore, ambizione e, soprattutto, tanto coraggio”.

Il girone non è ancora stato definito ma, in teoria, non dovrebbe essere troppo diverso dal Girone A dello scorso anno; che campionato ti aspetti?
“Sarà un campionato equilibrato perché faccio fatica a trovare una squadra debole e di sicuro non ci saranno squadre materasso. In molti punteranno al successo finale e, se devo fare qualche nome, ti dico Varese, Legnano e Sanremese”.

Quali sono invece gli obiettivi della tua squadra? Cosa chiederai ai tuoi giocatori?
“Chiederò la stessa determinazione che hanno avuto nello spareggio: noi eravamo consapevoli di essere una buona squadra per l’Eccellenza e abbiamo dimostrato di voler salire di categoria. Chiederò loro di portare in campo quel momento di felicità per ricordarsi di non avere mai paura dell’avversario, indipendentemente dal nome che porta con sé; voglio una squadra coraggiosa. L’obiettivo è quello di confermarci in categoria per poi, negli anni, consolidarci sempre più”.

Hai un sogno da realizzare con questi ragazzi?
“Sognare non costa nulla: mi piacerebbe costruire in due stagioni qualcosa di molto importante per puntare al balzo tra i professionisti. In questo momento, e ne sono consapevole, è un sogno ai limiti dell’impensabile, ma restando con i piedi saldamente ancorati a terra si potrà crescere davvero tanto”.

Matteo Carraro
(foto Sprint e Sport)

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